domenica 1 dicembre 2013

Pasticcio Imu al quadrato: non torna nessun conto

Pasticcio Imu al quadrato. Non solo non tornano i conti sulla seconda rata della tassa sulla prima casa (tanto che sta andando in scena un braccio di ferro tra governo e sindaci), ma persino lo stop della prima rata è di nuovo in alto mare perché la copertura non è garantita, benché sia stato deciso dal governo un bel po' di mesi fa. E a questo punto, a pochi giorni dalla scadenza del 16 dicembre (prorogata al 16 gennaio per evidenti motivi), pure i Caf sono ora sul piede di guerra, visto che con le continue modifiche calcolare la seconda tranche dell'imposta richiede più tempo e fare tutto entro il 16 gennaio li espone al rischio di errori. 

Il caos è tale che la Cgil propone addirittura che l'imposta sulla prima casa sia reintrodotta. Dilettanti allo sbaraglio è dire poco, perché hanno promesso un provvedimento (l'abolizione dell'Imu) senza prima aver verificato se c'erano i soldi ono. E il paradosso è che lo hanno fatto per fare un favore a Berlusconi, che lo aveva promesso ai suoi elettori e che ora, oltretutto, non è più nemmeno al governo. Tanto a pagare sono sempre i soliti noti.

Emblematico il caso della seconda rata. Come noto, il governo l'ha abolita ma i cittadini dei comuni che nel frattempo hanno alzato le aliquote (avendo ricevuto l'assicurazione che lo stato avrebbe coperto il mancato gettito) dovranno pagare la differenza(o meglio: i comuni si troveranno scoperti e chiederanno ai cittadini di pagare la differenza) perché lo stato garantisce solo il 50%. Il braccio di ferro in corso ha portato ad una prima mediazione, però ancora insufficiente dal punto di vista dei comuni: lo Stato arriverebbe al 60%. «Il primo passo indietro il Governo l'ha fatto, ora ci penserà il Parlamento - sentenzia il sindaco di Milano Pisapia - La presa di posizione dei sindaci ha già avuto effetto».

Ovviamente tutto questo genrea incertezza, non solo tra i contribuenti che ancora non sanno se e quanto dovranno pagare, ma pure tra coloro che questi calcoli saranno chiamati a fare, ovvero i centri di assistenza fiscale dei sindacati. Il limite del 16 gennaio, infatti, rischia di provocare un ingorgo fiscale (tra saldi Imu e Tares e gli acconti Iuc e Tari) e mette dunque in allarme i Caf. Secondo i quali «l'approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata troppo a ridosso delle scadenze. Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai Comuni di far pagare la quota di imposta relativa all'eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all'aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l'elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali». Per non dire che anche sulla prima rata il quadro è confuso, se è vero quello che afferma la Cgia di Mestre: se entro oggi l'Erario non avrà incassato 925 milioni di euro di maggiori entrate Iva versate dalle imprese a seguito dell'impegno della Pubblica amministrazione di pagare 7,2 miliardi di euro di debiti scaduti e 600 milioni di euro dalla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi, salterà la copertura prevista per l'abolizione, perché in base a quanto previsto dal decreto scatterà la "clausola di salvaguardia", ovvero l'aumento (ancora!) degli acconti Ires e Irap in capo alle imprese e delle accise sul gas, l'energia elettrica e le bevande alcoliche. Altra beffa, per altro molto concreta, visto che per saldare i debiti della Pubblica amministrazione, il ministero dell'Economia ha appena certificato che sono stati pagati poco più di 2 miliardi (pari al 28% circa del totale, i famosi 7,2 miliardi). di conseguenza, sarà molto difficile che lo stato possa davvero incassare 925 milioni di euro di Iva entro la fine di novembre. Idem per quanto riguarda la sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi: l'Erario ha riscosso poco più della metà del gettito previsto. Per cui, l'obbiettivo di incassare 1,525 miliardi di euro (la somma tra i 925 milioni di Iva e i 600 milioni di sanatoria) pare difficilmente raggiungibile; i cittadini si preparino a mettere mano al portafogli per pagare l'ulteriore aumento delle tasse.

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