mercoledì 9 ottobre 2019

Migranti. L'infinita conta dei morti a Lampedusa. "Finché Italia ed Europa continuano a parlare a vuoto, l'orrore non finirà".

La strage di donne e bambini nell'ultimo naufragio. Ad HuffPost il dolore e la rabbia del sindaco Totò Martello, del comitato "3 ottobre" e di Pietro Bartolo.

Risultati immagini per naufragio di lampedusa“Le parole si fermano in bocca”.
I cadaveri delle tredici donne strappati al mare, i bambini dispersi, i soccorsi ostacolati dal maltempo e il timore, sempre più concreto a ogni ora che passa e a ogni onda più alta, di dover aggiungere altri morti al bilancio.
Da ieri Lampedusa vive così, stretta in un orrore “che non si può raccontare. Non esistono parole per descrivere quello che sta accadendo”, dice il sindaco Totò Martello.
Parla del naufragio avvenuto nella notte tra sabato e domenica scorsi a sei miglia dall’isola.
Non è la prima volta - gli echi per la commemorazione della strage del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 368 migranti, non si erano ancora spenti - “e purtroppo non sarà l’ultima”, aggiunge Martello.
Ancora non si conosce con precisione il numero totale delle vittime - 22 i migranti salvati, ora ricoverati nell’hotspot dell’isola, all’appello mancano venti persone, tra cui quattro bambini - ancora non si sa quello che è successo - la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta e il Procuratore aggiunto, Salvatore Vella, da ieri è a Lampedusa per coordinare le indagini.
Ma una certezza c’è: se la situazione non cambia sul fronte dell’accoglienza e della gestione delle migrazioni, la storia si ripeterà. 
Altri morti, altro orrore.

“È inutile che si continua a parlare a vuoto”, scandisce Martello, chiamando in causa il Governo italiano e l’Europa.
“È mai possibile che queste due istituzioni non riescano a sedersi attorno a un tavolo per decidere come affrontare questa questione, che non è un problema, ma un fenomeno e anche ridotto nei numeri? - aggiunge - e che andrebbe affrontato al di fuori delle logiche politiche e soprattutto, non, come avviene nel nostro Paese, come materia per spot, propaganda e campagna elettorale. 
Tutti parlano di numeri e si scordano che quei numeri sono esseri umani”.
Uomini e, come in quest’ultima strage, tante donne e bambini.
“Persone che non fermi neanche con il carro armato - puntualizza Tareke Brhane - perché non hanno paura della morte, avendola vista in faccia nei loro Paesi e in Libia. Sono persone che sognano una vita migliore e attraversano il mare nella speranza di riuscire ad ottenere una possibilità di realizzare quel sogno”.
Eritreo, arrivato in Italia su un barcone alla fine del 2005, Brhane presiede il comitato “3 ottobre”, nato dopo la strage di Lampedusa del 2013.
“Da allora ad oggi abbiamo contato circa diciannovemila morti nel Mediterraneo, segno che i naufragi non si sono mai fermati. Senza una politica seria e a lungo termine, che apra canali legali per far arrivare queste persone in Italia, non si fermeranno”.
E scene come quelle che si stanno ripetendo a Lampedusa si vedranno ancora e ancora.
Brhane ieri era sull’isola quando sono arrivate le bare per le donne morte, ha visto le facce stravolte, respirato lo strazio dei sopravvissuti.
“Sono immagini difficili da cancellare - sospira - eppure non si fa niente di concreto per impedire che quanto è accaduto accada di nuovo. Senza un piano comune all’Italia e all’Europa per gestire il fenomeno, le morti in mare continueranno. In Italia sono stati fatti studi e ricerche che potrebbero essere un buon punto di partenza per affrontare la questione e avviarla a risoluzione. Altrimenti ci sarà sempre il politico di turno che dirà e farà delle cose per poi lasciare il posto al suo successore che ne dirà e farà delle altre, ma senza una strategia, senza un piano, in maniera estemporanea. E intanto le stragi continueranno”.
Ne è convinto anche Pietro Bartolo. Raggiunto a Bruxelles, dove si trovava per partecipare ai lavori della Commissione LIBE, il medico di Lampedusa, da sempre in prima linea nel soccorso ai migranti sull’isola, e oggi eurodeputato del Pd, racconta ad HuffPost di aver “pianto quando ho saputo quello che stava accadendo nella mia terra.
Ero lontano, sul treno, non potevo stare là, come avrei voluto. Chissà quante di queste stragi vedremo ancora se nessuno comincia a riflettere su questa situazione vergognosa e disumana”. Per lui paragonabile alla Shoah, all’Olocausto, “anzi ancora più grave - va avanti Bartolo - perché oggi sappiamo quello che accade. In mare, in Libia e nel deserto. Non abbiamo alibi né giustificazioni, solo la nostra coscienza sporca. E si continua a parlare di Europa della solidarietà, dell’accoglienza. Quel mare sta diventando un cimitero sempre più grande”.
E qui l’eurodeputato dem punta l’indice contro i decreti sicurezza voluti dall’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Perché non si riesce a cancellare quei due provvedimenti che vanno contro le leggi internazionale e la legge del mare e fanno disonore all’umanità? - è l’interrogativo - salvare le persone in mare è un obbligo e invece nel nostro Paese, caso unico al mondo, è diventato un reato. 
Mi sembra istigazione all’odio, all’indifferenza”.
Per Bartolo “è inaccettabile che un’istituzione come l’Europa, la più grande mai concepita dall’uomo, non riesca ad dare soluzione a un fenomeno di dimensioni tutt’altro che esagerate, come vorrebbe una certa narrazione. È assurdo che l’Europa, che ha capacità impressionanti rispetto al resto del mondo, si fa condizionare da bugie e distorsioni. Cosa c’entra, mi chiedo, l’immigrazione con il terrorismo, al quale pure tante volte viene associata?”.
Da eurodeputato, spiega ad HuffPost, “mi sto battendo con le unghie e con i denti perché sia attivato un servizio di soccorso e salvataggio in mare e poi per far arrivare i migranti attraverso corridoi umanitari. Dico “grazie” alle Ong e a tutti quelli che salvano in mare le persone, ma bisogna cambiare strategia. Non è la strada giusta. Sarebbe meglio che le persone non si imbarcassero, anche per sottrarle dalle mani dei trafficanti. E fermare stragi come questa di Lampedusa, che - conclude Bartolo - se non si interviene con una strategia più ampia, a breve e a lungo termine, purtroppo si ripeteranno”.

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