Fogliazza Disegnatore
Il fascismo lo abbiamo inventato noi, difendiamo il Made in Italy.
E’ passato un secolo ed è successo tutto e forse continua a succedere. Cambiano i colori, le terminologie, sebbene con certe retoriche non casuali: frasi, saluti, slogan, posture, balconate, tutto diluito in qualcosa che oggi è anestetico a confronto. Allora, ventennio, c’era una sola radio e un solo giornale, tutto in mano a Mussolini. Se avesse potuto twittare o cambiarsi la felpa ad ogni occasione l’avrebbe fatto… fortunati noi a non goderci dal vivo l’evoluzione di un mago della comunicazione (c’è un filo conduttore che trama con la storia: spesso il carisma compensa l’intelligenza, finché il carisma non langue come uno che comincia a perdere colpi raccontando barzellette già dette).Oggi non serve la camicia nera, basta molto meno e funziona.
C’è qualcosa di surreale, tuttavia, anche in una fiera del libro: come il fatto che sia presente una casa editrice che pubblica Salvini e questo è surreale più del parlare di fascismo oggi (o forse no): Salvini, un libro, leggere. Messi così in fila fa impressione. Non lui, per carità, e nemmeno i suoi. E nemmeno noi, per dirla tutta, complici e collusi.
A preoccupare più del fascismo o post-fascismo o aperifascio o afterfascism è ciò che lo precede e lo fomenta: l’ignoranza. In Italia sì, continua, a leggere poco e male, ma troppi scrivono e pubblicano (magari con tipografi che poi chiamano editori). Greta non ha nulla da dire contro lo sperpero inutile di alberi per farci carta che nessuno legge?
Nel 2017, dati Istat, il 40% ha letto almeno un libro per motivi non professionali (in aumento quelli scolastici, quelli per dire che ti cambiano la virgola e l’anno dopo tocca comprare la “nuova” edizione).
Un po’ poco per un paese serio, dove le fiere del libro sono salotti in cui incontrare dal vivo la televisione e dove il leaderino sbotta che è “Surreale parlare di fascismo nel 2019”. Però ha ragione, specie se non si legge e l’apprendimento è più sull’ignoranza che la consapevolezza.
Ha ragione Salvini: abbiamo voltato pagina senza leggere cosa c’era scritto.
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