controlacrisi Autore:
gianni fabbris
Quattordici
pastori sardi sono stati messi agli obblighi di dimora per gli episodi
legati alla protesta di qualche settimana fa che ha avuto fra le sue
forme più efficaci e che più hanno incontrato la solidarietà della gran
parte dei cittadini italiani ed europei, lo sversamento del latte.
La
maggior parte, certo non di tutti. Per esempio non di quegli
industriali che fanno della speculazione finanziaria sulla pelle degli
allevatori ed in danno dei consumatori la propria "capacità di fare
business".
La repressione esemplare la avevano chiesta a gran voce
nei giorni in cui la rivolta popolare in Sardegna aveva interrotto il
loro sporco lavoro che gli permetteva di pagare 60 centesimi (e anche
meno) per un litro di latte che costava ai pastori produrre per almeno
1,03 euro.
Li ho sentiti io direttamente ai tavoli con il ministero,
cui ho partecipato in nome della organizzazione sindacale di cui sono
dirigente, chiedere a gran voce l'intervento repressivo per garantire la
"libertà di impresa".
Certo che agli speculatori la rivolta dei
pastori in Sardegna ha messo molta paura; quando poi quei pastori che
alzano la testa e non si tolgono il cappello arrivano a sedere al tavolo
delle istituzioni (nazionali e regionali) per trattare con la politica,
allora il rischio è grande!
Ora la Magistratura (altro potere dello
Stato), interviene con gli obblighi di dimora a 14 pastori come
riferisce l'ANSA e, sempre secondo quelle fonti, a seguito di indagini
che mettono insieme fatti ed episodi fra di loro assolutamente diversi
come quello di un'azione condotta all'interno di una manifestazione di
protesta "a viso aperto" quando "una sessantina di manifestanti aveva
bloccato il traffico sulla SS 131 all'altezza di Thiesi per costringere
un'autocisterna a fermarsi, aprendo i rubinetti riversando per strada
31.000 litri di latte" ed altri episodi come quello che sarebbe accaduto
quando "4 soggetti con il volto coperto avevano bloccato
un'autocisterna e, dopo aver minacciato l'autista, avevano sversato il
latte".
I pastori sardi, sicuramente, non avranno alcun problema a
confrontarsi nelle aule di giustizia su come hanno condotto fieramente e
trasparentemente la propria iniziativa di protesta che, fra l'altro, li
ha visti sversare milioni di litri del proprio latte a spese proprie.
Lo hanno fatto a viso aperto in maniera determinata e trasparente. Tutto
il movimento, peraltro, ha rigettato e rifiutato la logica delle azioni
incappucciate che rimangono responsabilità di chi le ha condotte.
Perché mettere insieme episodi e circostanze cosi diverse? Attenzione a
colpire il diritto a manifestare e, soprattutto, a ribellarsi contro i
veri atti di illegalità e ingiustizia: quelli di chi, speculando sulla
vita di chi lavora, si nasconde dietro il "mercato" per giustificare le
proprie azioni.
Se il diritto a protestare è fondamento della nostra
convivenza democratica, non si può chiedere a chi subisce lo schiaffo
del furto del proprio lavoro di farlo con le carezze. Il modo come lo
hanno fatto i pastori in Sardegna sversando il latte (prima di tutto il
proprio) è stato l'atto che ha permesso loro di mettere al centro
dell'attenzione dell'opinione pubblica la condizione della barbarie
della filiera dominata dagli interessi della speculazione e dai ritardi
delle istituzioni ed ai cittadini di capire e coinvolgendosi, di
schierarsi al loro fianco.
Quanto poi alla misura degli obblighi di
dimora ai pastori mi viene da chiedere a che serve? Quale reato, ove ci
fosse, potrebbe essere reiterato? Come si potrebbero nascondere o
inquinare prove? In realtà la misura, nella sua assoluta inutilità,
sembrerebbe più un atto intimidatorio se non avesse del farsesco: i
pastori sono già obbligati a stare tutti i giorni dell'anno (Natale e
Pasqua compresi) nell'ovile con le proprie pecore e sono costretti a
farlo dentro un sistema che li costringe a una vita dura e di sacrifici
che li sta sempre più impoverendo economicamente e socialmente.
A
loro va la mia totale solidarietà anche in ragione della mia vicenda
personale: io stesso, insieme a 14 contadini del mio movimento, sono
stato messo agli obblighi di dimora per le battaglie e le lotte in
difesa della terra. Noi fummo tutti assolti perché difendere i diritti e
fare sindacato non è reato.
Con questo non voglio inventare
complotti o accusare la magistratura, voglio solo dire che mischiare
piani diversi non fa mai bene alla giustizia e che trasformare la
ribellione dei pastori in azioni di criminali è un grave errore che la
nostra società non può permettersi. Per questo oggi credo con forza e
invito a gridare: Giù le mani dai pastori sardi e dal loro diritto a
ribellarsi.
Oggi, comunque, come Presidente di Altragricoltura, ho
dato indicazione alla nostra rete in Sardegna di attivare tutte le
nostre strutture per garantire e tutelare il diritto dei pastori ed, in
particolare ho chiesto ad Elias Vacca, avvocato di riferimento del
Soccorso Contadino in Sardegna, di predisporre ogni iniziativa utile.
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venerdì 10 maggio 2019
"Quattordici pastori sardi messi agli obblighi di dimora per la loro protesta sul prezzo del latte. Le lotte contro l'ingiustizia non si processano". Intervento di Gianni Fabbris
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