venerdì 3 maggio 2019

Elezioni europee 2019: la sfida di Varoufakis, l'outsider ingombrante

La sinistra eretica - Da Lombardi a Varoufakis, per il futuro dell'Europa: la recensione del libro di Giorgio Galli e Carlo Patrignani

sinistra ereticaNel palcoscenico delle imminenti, delicatissime, epocali elezioni europee, caratterizzato dalla crisi d'identità dei partiti tradizionali: dai socialisti e socialdemocratici, ai popolari e moderati - e dalla diffusione dei populismi sovranisti di destra e anche di sinistra, c'è un outsider ingombrante, fastidioso ma di spessore culturale e politico: Yanis Varoufakis, fondatore del movimento trasnazionale Diem25 e capolista di Demokratie in Germania.
Ed è all'economista greco, uscito di scena - "non sono più ministro" - dal governo di Alex Tsipras, leader di Syriza, per aver accettato nel luglio 2015 le misure di austerità imposte dalla troika a fronte dell'enorme debito pubblico, che oggi tocca, "proprio al lui, lo sconfitto di allora, realizzare un soggetto politico, una Internazionale Progressista sulle rive dell'Atlantico, in grado di porre fine al secolare 'lato oscuro' della sinistra, con un progetto realistico che trasformi l'Europa dell'Euro nell'Europa dei popoli, per usare un'espressione che non è dei sovranisti, ma di un grande italiano europeo come Giuseppe Mazzini".
E' quanto sostiene lo storico e lucidissimo politologo, Giorgio Galli, classe 1928, nella prefazione all'agevole e scorrevole instant book 'La sinistra eretica - Da Lombardi a Varoufakis, per il futuro dell'Europa', scritto insieme al giornalista e scrittore Carlo Patrignani per Biblion edizioni.

"L'augurio che questo tentativo di Varoufakis possa riuscire non è disgiunto - precisa Galli - dalla preoccupazione che le difficoltà da affrontare, retaggio del lato oscuro, siano tali da compromettere la riuscita di quello che è, forse, l'ultimo tentativo di salvare l'Europa a rischio di annullamento". Di pulsione di annullamento, "la perla delle perle" non trovata da Carlo Marx ma scoperta dallo psichiatra Massimo Fagioli, l'autore della 'teoria della nascita' che ha il suo dovuto spazio nell'opera. 
Le delicatissime, epocali elezioni europee sono in tal modo per Varoufakis "la rivincita più impegnativa: costruire un soggetto politico di sinistra - prosegue il decano dei politologi italiani - sia a livello continentale (contando sul leader laburista Jeremy Corbyn) e anche internazionale con Bernie Sanders, il socialista democratico che sta conquistando gli Usa".
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L'Internazionale Progressista è, dunque, la risposta più adeguata per poter contrastare ed opporsi "al nuovo asse autoritario" globale, come sostiene Sanders, che ha in Donald Trump il regista per nulla occulto, il Commander-in-Chef che persegue il disegno di un Nuovo Ordine Mondiale autoritario.
La sfida, culturale e politica, di Varoufakis, la cui aspirazione è "vivere nel comunismo, e il comunismo ideale è Star Trek", oltre che impegnativa, è assai audace, quasi una mission impossible: a grandi linee, la "radicalità riformatrice" con cui l'irregolare economista marxista vuole cambiare l'Europa per salvarla dalla disintegrazione incombente, è accostabile, secondo l'illustre storico per molti anni docente di Storia delle Dottrine Politiche alla Statale di Milano - al "riformismo rivoluzionario" di Riccardo Lombardi, che portò il Psi ad astenersi sul progetto di creazione del Mec (Mercato Comune Europeo) che sarebbe diventato Cee (Comunità Economica Europea) e quindi Ue (Unione europea). 
Storie di vita e di esperienze politiche, quelle di Varoufakis e Lombardi, diverse e soprattutto distanti nel tempo, ma che hanno tratti ben definiti e lineari in comune: pure Lombardi rifiutò nel 1963 di entrare nel primo centro-sinistra organico - "non amo le poltrone" - ossia il governo Moro Nenni, perchè non aveva più la spinta riformatrice del primo presieduto da Fanfani, quello che in un anno fece la nazionalizzazione dell'energia elettrica, la scuola media dell'obbligo, la riforma della mezzadria, mise mano alla tutela sindacale e politica sui luoghi di lavoro, aprendo la strada allo Statuto dei diritti dei lavoratori. Non riuscì però a portare a compimento due altre riforme strutturali: la riforma urbanistica per scongiurare la rendita fondiaria e l'abolizione del segreto bancario.
Varoufakis e Lombardi, marxisti eretici e riformatori rigorosi, si distaccano, ciascuno a modo suo, del tutto originale, dall'ortodossia di sinistra che aspetta la 'catastrofe', la 'distruzione' del capitalismo propedeutica alla conquista del potere: per entrambi il capitalismo può e deve esser riformato strutturalmente, dall'interno, per realizzare una società a misura dell'essere umano, dei suoi bisogni materiali da soddisfare (il lavoro, il salario, la casa etc) e delle aspirazioni, esigenze da realizzare (l'istruzione, la ricerca, la conoscenza, la qualità della vita, la tutela dell'ambiente, il tempo libero).
Ne discende per entrambi, proiettati e protesi nel cambiamento strutturale del sistema capitalistico e del suo apparato produttivo, alienante per il lavoratore, la ricerca continua di provare e riprovare nel progettare, aggiornare, cambiare i pezzi del motore senza però bloccare il motore! E al tempo stesso a mettere a nudo il virus micidiale dell'ideologia neoliberista, dell'intreccio tra capitale, finanza, consumi sfrenati.
La sfida culturale e politica di entrambi, con tutte le dovute differenze, è ed è stata con il capitalismo e la finanza, con il neoliberismo e i suoi inflessibili interpreti e paladini: Wolfgang Schaeuble e Jean-Claude Juncker oggi, Guido Carli e Emilio Colombo ieri. Ma anche con la socialdemocrazia che mostra e mostrava i segni di cedimento di fronte all’offensiva neoliberista.
Ci vuole oggi e ci voleva anche allora un’inversione di rotta, un forte cambiamento nei rapporti tra le forze progressiste. "Oggi siamo all’apertura di una situazione in cui o si trova una soluzione socialista oppure siamo alle barbarie, questa è la realtà delle cose”, così ebbe a dire nei primi anni '80 l'inascoltato Lombardi, in primis nel suo stesso Psi e poi nella sinistra. E quel monito vale tuttora: o si trova una soluzione socialista o siamo alle barbarie.

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