mercoledì 17 aprile 2019

Stop al consumismo una volta per tutte!

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Consumismodon_chisciotte don_chisciotte 08 gennaio 2014 — Con questa Buona Pratica non dico nulla di nuovo ma ogni tanto e' giusto ricordarlo... Stop al consumismo! E' ora di dire basta! Anzi e' ora di smetterla anche di dirlo, facciamolo! Stop all'acquisto sfrenato di prodotti fini a se stessi, costruiti solo per essere distrutti o sostituiti in breve tempo perche' se si rompono non si possono piu' aggiustare (obsolescenza programmata) o perche' non sono piu' di moda in quanto e' uscito "l'ultimo modello" (obsolescenza percepita). Riprendiamoci la nostra dignita' di persone che sono valutate per quelle che sono e non per quello che hanno (o per quello che appaiono...) e cioe' degli esseri umani prima di tutto e non dei semplici "consumatori".
Riscopriamo i veri valori della vita e le nostre tradizioni, abbiamo bisogno di incontrarci di piu', di parlarci, di aiutarci a vicenda. Ci stanno togliendo anche le piazze perche' vogliono che andiamo solo al centro commerciale...l'unico punto di incontro secondo "loro". E' fondamentale che le madri possano stare con i loro piccoli e non "parcheggiarli" all'asilo nido perche' devono andare a lavorare per guadagnare i soldi con cui poi comperare beni non durevoli e comodita' superflue. Ci siamo fregati! Ce ne stiamo accorgendo? Costretti a lavorare, sempre di piu', per garantirci una vita piena di benessere che e' solo apparente quando per vivere bene non serve l'ultimo modello di cellulare o il mega televisore con schermo al plasma pagato a rate o il vestitino firmato per nostro figlio...Siate orgogliosi quando vi additano come retrogadi, non aggiornati, tecnologicamente incapaci, fuori moda perche' non siete "in" ma "out" etc etc siate orgogliosi perche' voi sapete amare, sorridere, meravigliarvi di fronte ad un tramonto...e aiutare il prossimo. Ed e' molto piu' difficile saper amare il prossimo che imparare ad usare l'ultimo modello dell'Iphone!
Vi riporto uno scritto di Simone Perotti relativo al suo libro "Stop all’egemonia del consumismo, ritorniamo a essere belli" che non ho letto ma mi è bastata questa presentazione per capire tutto perfettamente. Fatelo girare tra amici e conoscenti perchè più velocemente ne prendiamo atto più velocemente saremo veramente liberi!
Dagli anni ’70, dopo aver risolto le questioni di primaria necessità del dopoguerra, non abbiamo fatto altro che generare e inseguire bisogni immaginari. Ben assistiti dalla macchina del consumo e da quella mediatica, la nostra società, la nostra cultura, hanno spostato giorno per giorno sempre più in là l’asticella del benessere, sostenendo che sempre più condizioni, sempre più oggetti, sempre più servizi fossero necessari per acquisirlo e mantenerlo. Pubblicità e informazione hanno reso questi concetti immaginario collettivo, e tutti, più o meno, abbiamo iniziato a inseguire quelle icone. Per farlo, anche in periodo di crescita economica, è stato necessario mettere in secondo piano ogni cosa. Se l’acquisizione di beni era il fine, lo strumento era il denaro e l’unico modo per produrlo: il lavoro. Con un lavoro da 40, 50 ore a settimana sulle circa 60 diurne disponibili e con il denaro che ne fruttava, abbiamo iniziato a sentirci felici, inseriti, moderni. Non ci sfiorava neppure il sospetto che il costo di questo benessere fosse eccessivo. Non ci siamo neppure posti il problema che si trattasse davvero di benessere. Il mondo nordoccidentale non è in decadenza solo perché la politica è fallita. Decade per l’egemonia della cultura mercantile, che è stata fin qui incapace di perseguire altro che la produzione di beni, la loro promozione, distribuzione, vendita, senza che vi fosse un’armonizzazione tra questo e il resto: il tempo che corre e non torna, le relazioni con se stessi e gli altri, l’equilibrio psicologico e spirituale, l’armonia con l’ecosistema circostante. La cosa più grave a cui assistiamo oggi è che l’immagine di milioni di persone che passano il loro tempo libero nei non-luoghi dei centri commerciali non pare penosa a tutti, non genera riprovazione, commiserazione, disgusto. Per cambiare il nostro Paese, non serve cambiare le leggi. Non servirà, almeno, fino a che non sarà mutata la cultura che le ha espresse. Occorre fare un passo avanti per superare il vero ostacolo alla crescita e alla salvaguardia del Pianeta, e cioè il consumismo e l’egemonia della cultura mercantile economica e finanziaria che, da tempo, si è sostituita alla politica e fa da metronomo di ogni attività umana. Per farlo, ottenendo subito il risultato di vivere diversamente, in modo più efficiente e soddisfacente, occorre togliere la propria spalla dalla portantina su cui noi, ogni giorno, portiamo in trionfo il Sistema. Occorre togliere tutto il possibile dallo spazio dei bisogni, lasciando che la presenza o meno di simboli e ruoli nella nostra vita sia accessorio, secondario, trascurabile. Occorre impiegare solo parzialmente il tempo per la produzione di reddito, il minor tempo possibile, e sfruttare le risorse solo parzialmente per la produzione di beni accessori. La terra, come il tempo, devono essere sfruttati quanto basta per produrre e quanto è necessario per rigenerarsi e vivere in dimensioni lontane dalla convenienza e dallo sfruttamento. Individualmente, il prima possibile, possiamo cambiare le proporzioni della nostra vita, e facendolo cambiare quelle del sistema sociale ed economico. Vivere per consumare, per sprecare, per impressionare, con denaro che ci costa troppa vita guadagnare, che spesso non abbiamo, e che depaupera troppe risorse, non ha senso. Soprattutto non è bello. Ecco: tutti rivolti alla produzione, al lavoro, al consumo, abbiamo smesso di essere belli. Forse, con un po’ di amor proprio, è necessario tornare a occuparci della nostra bellezza”.

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