di Franco Berardi Bifo*
Di quale colpa accusano Julian Assange? Perché i potenti della terra sono così arrabbiati con lui da perseguirlo in modo implacabile, o perfino auspicare (la democratica Clinton) che un drone lo possa ammazzare? La colpa di Julian Assange consiste nel fatto che ha preso sul serio le parole e i concetti che stanno a fondamento della democrazia liberale e della cultura politica occidentale: verità trasparenza e democrazia. Oltre a violare le regole fondamentali dell’etica dell’informazione, la prolungata aggressione contro Assange è un ripugnante atto di ipocrisia.
La filosofia di Wikileaks e l’avventura personale di Julian Assange sono fondate sulla incrollabile fiducia nella trasparenza e sull’efficacia dell’informazione. Qui sta la forza di Wikileaks, qui sta la sua debolezza.
Dico che la fiducia nella trasparenza è il punto debole di Wikileaks perché non credo nell’onnipotenza della verità. Il rapporto tra i segni e la realtà è diventato molto confuso, e la mente collettiva è sopraffatta da un flusso di stimoli info-nervosi, al punto che la trasparenza annega nella trappola del rumore bianco. Il mondo sta ripiombando nel buio per eccesso di luce. La vecchia età buia, che gli europei chiamano Medio Evo, era un effetto dell’estrema rarefazione delle interazioni sociali: regno del silenzio. L’oscurità del nostro tempo è invecel’effetto della proliferazione illimitata delle fonti di informazione e dei flussi info-stimolanti, dello scintillare accecante di innumerevoli schermi. La facoltà di discriminazione critica e decisione cosciente è paralizzata, e prevale la tempesta di merda. La censura, che un tempo fu il carattere essenziale dei regimi autoritari, è sostituita da un’esplosione semiotica che satura lo spazio di attenzione. Dark Enlightenment è la formula che meglio cattura la percezione diffusa di un’imminente estinzione del progetto umanista.
Potere e segreto
L’azione di Wikileaks – irreprensibile dal punto di vista giornalistico – si fonda sulla premessa che il potere media-politico sia fondato sul segreto, e che perciò la verità sia sovversiva, liberatrice. L’azione di Wikileaks si è ispirata al principio di trasparenza, e Julian Assange è perseguitato perché ha preteso di rivelare la verità (su certi bombardamenti statunitensi in Afghanistan e su moltissime altre cose). Rivelare il segreto, rendere trasparente l’azione del potere politico e militare è il fondamento della democrazia liberale. Ma la democrazia liberale morta, quel fondamento è sgretolato, per cui la premessa da cui parte Wikileaks è filosoficamente discutibile, anzi a mio parere francamente sbagliata.
Cos’è il segreto? È il contenuto nascosto da un atto di occultamento. Da qualche parte sta la verità, nascosta in un cassetto. Se possediamo la chiave e possiamo aprire il cassetto dissolveremo il segreto e riveleremo la verità. Ma il potere contemporaneo non si fonda più sul segreto. Non c’è alcuna verità, alcun segreto nascosto in qualche cassetto. Nella passata modernità il segreto giocava un ruolo preminente nell’elaborazione delle strategie dei poteri sovrani, il potere contemporaneo si fonda invece sull’esplosione della verità, sull’illimitata inflazione semiotica. Il segreto è stato rimpiazzato dall’enigma infinito della tempesta di merda. Se il segreto è l’effetto di un occultamento della verità l’enigma si fonda invece sull’infinita complicazione della verità che sfugge a ogni presa critica.
Nel regno del falso
Nella sua carriera di media-attivista e whistleblower Julian Assange ha svolto con efficacia eccezionale la sua missione di assertore della verità: ha denunciato i crimini militari, la corruzione economica, le menzogne dei potenti. Ma al tempo stesso, e forse contro le sue stesse intenzioni, è diventato strumento del Caos, che è il vero imperatore del mondo contemporaneo.
Il retroterra culturale di Wikileaks è l’illusione puritana: il linguaggio è uno strumento della verità o uno strumento della menzogna, e le enunciazioni possono essere identificate in modo non ambiguo come vere o false, corrette o scorrete, buone o cattive. Ma questa premessa non serve per capire il panorama psichico e sociale contemporaneo.
La mera identificazione di quel che è vero e quel che è falso può produrre effetti politici nefasti. Per esempio rivelare le frodi avvenute nel partito democratico durante la campagna elettorale del 2016 fu legittima dal punto di vista strettamente morale. Ma il contesto politico in cui avvenne quella rivelazione trasformò la verità fattuale in un servizio all’Imperatore del Falso, Donald Trump.
L’astratta adorazione della verità può condurre a effetti paradossali: in nome della purezza, Wikileaks è stata usata da coloro che mirano a distruggere le strutture e le condizioni culturali della civiltà umana. Il panorama culturale della società semio-capitalista, invaso da flussi innumerevoli di info-stimolazione si può descrivere come un labirinto iper-barocco. Nella relazione tra il puritanesimo e il barocco il barocco è inevitabilmente vincitore, perché il Caos sempre prevale sull’ordine, e il rumore artificiale vince contro le distinte voci umane.
La persecuzione di Assange deve finire, perché la sola cosa di cui Assange è colpevole è la sua ingenuità filosofica: ha creduto nella forza dell’etica, della verità e della democrazia, proprio quando etica verità e democrazia hanno fatto naufragio.
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