Intervista a M. Bompard (France Insoumise).
...Le
rivendicazioni sociali ed ecologiche sono una sola stessa battaglia.
Perché si trovano di fronte allo stesso sistema che opprime i cittadini e
distrugge l’ambiente: questo capitalismo folle e deregolamentato che
pone la legge del profitto al di sopra di ogni altra considerazione...
Ciao Manuel, sei candidato alle elezioni europee, potresti riassumerci il tuo background?
Ho
32 anni, sono un ingegnere di ricerca in matematica applicata in una
giovane azienda innovativa della regione di Tolosa specializzata nella
ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale. Il mio impegno politico
è iniziato nella campagna contro il Trattato Costituzionale Europeo
(TCE) nel 2005 e poi in occasione della mobilitazione contro il
contratto di primo impiego (Contrat première embauche, CPE). Mi
sono unito al Parti de Gauche quando è stato creato nel 2008 e questo è
stato il mio primo coinvolgimento in un partito politico. Direttore
della campagna di Jean-Luc Mélenchon nel 2017, ho partecipato alla
creazione della France Insoumise di cui ho guidato il coordinamento
operativo dal 2017.
Cosa ti ha spinto a impegnarti?
Il
mio impegno deriva dal rifiuto di vedere milioni di persone in un paese
ricco come il nostro in situazioni di povertà ed esclusione.
In materia di ambiente, quali misure del vostro programma sono particolarmente importanti per te?
L’ecologia
non può più essere a margine dei programmi politici; ne deve essere il
cuore. Ecco perché l’idea di introdurre, in Francia e in Europa, una
regola verde nei testi fondamentali mi sembra essenziale. Consentirebbe
di esaminare qualsiasi progetto di investimento alla luce della nostra
capacità di non sottrarre al pianeta più di quanto sia in grado di
rigenerare ogni anno.
Più in generale, consentirebbe di avviare una
pianificazione ecologica per organizzare la transizione dal nostro
modello di produzione e consumo verso un modello ecologicamente
sostenibile: abbandonare le energie nucleari e dei combustibili fossili,
passare al 100% di energia rinnovabile entro il 2050, passare a
un’agricoltura ecologica rispettosa dell’ambiente, assicurare migliori
condizioni di vita agli agricoltori, garantire la salute dei cittadini e
respingere le sofferenze degli animali.
Qual è la tua opinione sulle marce sul clima che si stanno organizzando in Francia e un po’ dappertutto nel mondo?
Sono
ottime notizie. Esse dimostrano che l’imperativo ecologico è ormai
condiviso da milioni di cittadini, soprattutto da quei giovani che sono
stati coinvolti negli scioperi per il clima e che sono consapevoli che
l’ecologia non può essere ridotta a un’ecologia a piccoli passi.
Cambiare il sistema, non il clima!
A tuo parere, come è possibile collegare la giustizia sociale e l’urgenza climatica?
Le
rivendicazioni sociali ed ecologiche sono una sola stessa battaglia.
Perché si trovano di fronte allo stesso sistema che opprime i cittadini e
distrugge l’ambiente: questo capitalismo folle e deregolamentato che
pone la legge del profitto al di sopra di ogni altra considerazione.
Ecco perché la lotta ecologica non può essere combattuta attraverso una
forma di ecologia punitiva che fa ricadere il cambiamento climatico su
coloro che non hanno alternative (come la tassa sulle emissioni di
cabonio proposta da Macron) ed esonera dalle loro responsabilità le
grandi multinazionali e i ricchi che sono i principali colpevoli dei
danni causati al pianeta. Ecco perché anche la lotta sociale non può
limitarsi ad un semplice trasferimento di ricchezza senza mettere in
discussione l’impatto del nostro stile di vita sull’ambiente.
Come ti posizioni rispetto alla lista di PCF, EELV e Generation-s, perché così tante divisioni a sinistra?
Da
parte nostra, riteniamo che non sia possibile condurre la politica di
cui il nostro paese ha bisogno nel quadro dei trattati europei. Ad
esempio, non possiamo compiere la transizione ecologica senza infrangere
l’assurda regola del 3% o accettare che il libero scambio sia la norma
in Europa. Pertanto, riteniamo che non ci possa essere un programma
coerente senza una strategia di rottura con questi trattati e questo è
quello che abbiamo chiamato la strategia Piano A/Piano B. Non basta dire
che vogliamo modificare i Trattati senza dire come intendiamo farlo,
con il rischio di creare nuovamente illusioni, che poi porteranno a
delusioni. Su questo punto non siamo d’accordo con i nostri concorrenti
della sinistra che pensano che possiamo perseguire una politica
alternativa nel quadro dei Trattati o che non presentano una strategia
seria per uscirne.
Su
questa chiara base programmatica, la France Insoumise ha operato una
aggregazione che oggi è la più grande. La sua lista è guidata da Manon
Aubry, militante associativa, non membro della France Insoumise e
riconosciuta da tutti per il lavoro svolto all’interno dell’ONG OXFAM.
Ci sono ex socialisti come Emmanuel Maurel, un ex deputato dell’EELV
come Sergio Coronado, un membro del Mouvement Républicain et Citoyen
come Catherine Coutard, una militante comunista come Farida Amrani, una
figura uscita dall’NPA come Laurence Lyonnais; insomma personalità che
vengono da tutte le tradizioni della sinistra. Ma il nostro incontro non
si limita al campo politico: la nostra lista contiene whistleblower
(Mauricio Garcia Pereira, Céline Boussié), sindacalisti o attivisti
sociali (Anne-Sophie Pelletier, Marina Mesure, Bernard Borgialli,
Evelyne Becker), attivisti di associazioni (Frédéric Viale, Gabriel
Amard, Carole Mare), ecc…
*
Traduzione a cura di Andrea Mencarelli (Potere al Popolo)
dell’intervista a Manuel Bompard, candidato nella lista della France
Insoumise alle elezioni europee, realizzata da LesAlternatifs.info
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