Davanti alla sede della regione ER, questa mattina, si sono radunati i compagni di Potere al Popolo in un presidio di solidarietà alla manifestazione nazionale che si è tenuta a Roma, a piazza Montecitorio, in protesta contro l’autonomia differenziata che doveva essere discussa oggi in Parlamento (Link all’articolo di Contropiano). Al presidio sono arrivati anche i compagni da altre parti della regione come Potere al Popolo Cesena e Forlì, si sono aggiunti poi gli attivisti di Noi Restiamo e dell’Unione Sindacale di Base (promotrice della manifestazione nazionale).
Riportiamo di seguito il comunicato di Potere al Popolo Bologna e provincia:
“In concomitanza con il presidio sotto Montecitorio a Roma convocato da USB Unione Sindacale Di Base pag. nazionale contro l’autonomia differenziata, anche noi abbiamo manifestato sotto la Regione Emilia Romagna.
Oggi era il giorno della presentazione del patto al Consiglio dei Ministri, ma l’accordo è per adesso stato rimandato, e ci impegnamo con la mobilitazione a fare sì che venga ritrattato.
Tre regioni del Nord hanno chiesto di essere autonome, slegate dal resto del Paese. Non sono tre regioni scelte a caso, per nulla. Sono le regioni con il PIL maggiore, con il livello di export maggiore: sono le uniche che per la struttura UE valgono qualcosa. Il resto… che sia quel che sia, e non dia fastidio a chi “fattura”.
Tecnicamente, queste regioni chiedono di mantenere sul territorio più risorse attraverso una compartecipazione al gettito Irpef. Politicamente, chiedono di staccarsi dal “peso morto” del centro-sud Italia per essere libere di volare e agganciarsi al Centro del sistema UE. Non è cosa da poco.
Quando il Senatur, negli anni 90, conquistava le piazze al grido di “secessione!” non era tempo né modo. Ora è cambiato tutto. Gli spazi ci sono, e bisogna anche affrettarsi. La crisi ha rinforzato il processo di accentramento delle strutture continentali, agli Stati resta poco da battere i pugni sul tavolo. Il grande capitale, mentre cerca di costruire un blocco per la competizione globale, adesso ha tutto da guadagnarci. E così, l’autonomia differenziata è uno strumento di cui si dotano alcuni pezzi di borghesia italiana per non morire nella grande e desolata Periferia continentale. Un ulteriore passo verso lo smantellamento dello Stato, crivellato in questi decenni dai Trattati europei, le privatizzazioni forzate, delocalizzazioni di massa (di imprese e persone..) e distruzione di un mondo di diritti che -ci dicono- si candidano a far parte di una storia del paese che non esiste più. Flessibilità, sembrano dirci, per tutti: lavoratori, aziende, ora anche per le strutture di un Stato utile solo a reprimere il dissenso e gestire il massacro sociale.
Non crediamo sia una casualità che più di un ministero ha espresso in questi giorni riserve sul contenuto degli accordi, e che su diversi punti la sintesi “tecnica” non è stata trovata. Perché se politicamente la spinta dall’alto è di “salvare il salvabile e il resto con i piedi a mollo”, altra cosa potrebbe essere la gestione effettiva di questo processo da parte di una forza -come i 5S- che sono arrivati al governo promettendo tutt’altro. Dovevano salvare la sanità, e invece… Dovevano salvare l’istruzione, e invece… Dovevano salvare la Costituzione, e invece!
Contro quest’ennesimo passo in avanti è necessario mobilitarsi. A Roma, a Napoli, in tutte le città dove sia possibile come Potere al Popolo, noi ci saremo. Perché vediamo bene che la differenza tra il “noi” e i vari “loro” è una questione di coerenza: i “loro” a Bruxelles -i nostri veri nemici- sono coerenti, perché vogliono massacrarci e lo fanno; i “loro” in Parlamento -le marionette, i complici, gli strumenti del pilota automatico- sono incoerenti, perché dicono qualcosa e fanno tutt’altro. Noi siamo di tutt’altra pasta, perché proveniamo dalle fila di quelli che, nei loro progetti, dovrebbero scomparire. In una start-up lombarda a contratti di 1 mese, in un campo di pomodori a 2 euro l’ora, in un salotto depressi per mancanza di lavoro…poco importa, basta che scompariamo e non diamo fastidio.
Avete capito male! Non abbiamo nessuna intenzione di scomparire, né di abbassare la testa!”
Un tema importante per le battaglie che Potere al popolo sta portando avanti in città e nell’analisi che ha messo in campo e a discussione rivolgendosi a tutti i pezzi di Potere al Popolo del Nord Italia. All’inizio dell’esperienza di Potere al Popolo Bologna si leggeva infatti:
“A Bologna avremo modo di aprire il confronto su temi politici dirimenti, sul rapporto centro-periferia, in una Italia a due velocità che però vogliamo organizzare tutta, e lo vogliamo fare attorno all’idea di Potere al popolo.. Crediamo ci sia da sottolineare a questo punto un altro dato tutto interno al paese Italia, quello di come la crisi abbia operato in modo assai diverso a Nord e a Sud del Paese. Questo, crediamo sia dirimente per una forza politica con l’ambizione di pesare a livello nazionale. Pensiamo che sia necessario riprendere l’elaborazione di Samir Amin sullo “sviluppo ineguale” ed in generale adeguare il livello di analisi all’attuale rapporto centro/periferia partendo da quelle elaborazioni in campo marxista che hanno analizzato le interrelazioni tra le formazioni sociali del capitalismo periferico rispetto al centro, analizzando il fatto che lo sviluppo di aree avanzate anche all’interno dello stesso territorio portano alla sua meridionalizzazione. Questa dinamica non riguarda più il rapporto di dipendenza tra madre-patria e colonia ma ha investito le macro-aree dei poli imperialisti di cui l’Unione Europea è un esempio lampante, e che ha ricadute precise sui suoi paesi periferici come l’Italia. Nei fatti, assistiamo al ritorno prepotente della questione meridionale, fatta di disoccupazione di massa, desertificazione industriale e crisi dei servizi essenziali. Dall’altra parte invece, in particolare l’area della Pianura Padana, sembra aver trovato la giusta combinazione per agganciare la ripresa economica generale e per posizionarsi dal punto di vista produttivo con il nord politico dell’UE. C’è una bella differenza tra la chiusura totale dei rubinetti come si sta verificando al sud e lo stillicidio lasciato aperto al Nord, dove per altro reggono ancora i bilanci familiari e l’industria con forte vocazione all’export che in questi anni ha continuato a crescere. Questo significa che Potere al Popolo deve per forza di cose sviluppare una visione generale che sappia tenere insieme questa complessità e modulare il suo intervento a seconda delle peculiarità territoriali.”
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