domenica 24 febbraio 2019

Venezuela. Provocazioni e tensione sulle frontiere, ma la Repubblica Bolivariana resiste

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La guerra dei ponti al confine tra Colombia e Venezuela sembra combattersi più sui mass media e i social che sul campo. La manipolazione mediatica, denunciata da Telesur con la categoria statistica del “falso positivo” (l’errore iniziale che trascina e fa sballare tutto il resto del processo), è già incappata nella prima fake news: quello dei camion di “aiuti umanitari” dell’Usaid incendiati. I media complici con le agenzie Usa affermano che i camion siano stati incendiati dalla polizia venezuelana. La foto qui sotto, mostra chiaramente come i camion siano stati incendiati sul lato colombiano – e non venezuelano – del ponte di Santander.

Le forze di sicurezza venezuelane durante la giornata hanno usato i lacrimogeni per fermare alcuni manifestanti che dalla Colombia tentavano di attraversare il ponte Simon Bolivar nel quadro della operazione che utilizza gli aiuti umanitari stoccati dalla tristemente nota agenzia statunitense Usaid (operazione delegittimata però da Onu e Croce Rossa Internazionale, ndr) per cercare di forzare il confine con il Venezuela.  La polizia è avanzata diverse volte sul ponte compiendo cariche sui manifestanti, per poi ritirarsi tenendoli a distanza..
Il governo colombiano di Ivan Duque ha denunciato la chiusura della frontiera venezuelana alla consegna di “aiuti umanitari”, l’operazione che si propone di permettere agli Stati Uniti ed i suoi governi alleati di entrare senza autorizzazione nei confini dello stato venezuelano.
Il governo venezuelano ha chiuso temporaneamente il passaggio su alcuni ponti: il Simon Bolivar, il Santander e l’Union a causa delle “gravi minacce e dei tentativi illegali da parte del governo della Colombia contro la pace e la sovranità del Venezuela”.
Il governatore dello Stato venezuelano di Tachira (al confine), Freddy Bernal, si è lamentato che il governo del presidente Duque sta cercando di danneggiare la pace in Venezuela per soddisfare gli ordini impartiti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Duke sta cercando di danneggiare la pace del Venezuela e sta attaccando una nazione sorella. Nonostante questo noi siamo ancora qui in silenzio e pacificamente”, ha detto Bernal.
Per quanto riguarda la contromossa messa in campo dal governo venezuelano – la consegna di 20.600 scatole di alimenti forniti dai Comitati Locali di fornitura e produzione (CLAP) e destinati al popolo colombiano – Bernal ha fatto sapere che questi aiuti saranno consegnati al ponte Simon Bolivar per “aiutare ad alleviare la fame vissuta dal popolo della Colombia che risiede nel nord di Santander”. E’ noto infatti che anche la città di Cucuta, dove è collocato il quartier generale dell’”operazione aiuti umanitari al Venezuela”, sia una delle città più povere della Colombia.
Il ministro della Cultura venezuelano Ernesto Villegas ha denunciato l’attacco di gruppi violenti contro un pullman degli artisti (tra cui Amaranta Perez e Lilia Vera) che si sono esibiti al concerto “Para la Guerra Nada” tenutosi al ponte internazionale Tienditas, nello stato di Táchira, come un segno di rifiuto delle pretese interventiste del governo degli Stati Uniti.
Nella mattinata un blindato della guardia nazionale venezuelana con tre poliziotti a bordo ha forzato il confine ed è arrivato in Colombia. I tre poliziotti sono stati ricevuti dai leader dei partiti di destra del Venezuela che li attendevano sul territorio colombiano. Durante la giornata militanti chavisti venezuelani hanno raggiunto il ponte Simón Bolívar gridando slogan a favore della pace e in appoggio al governo del presidente Nicolás Maduro. Anche a Caracas sabato pomeriggio si è svolta una nuova marcia per la pace per respingere le minacce degli Stati Uniti e dei loro governi alleati per strumentalizzare un presunto “aiuto umanitario” come pretesto per l’intervento militare.
La mobilitazione è iniziata davanti al palazzo dalla Compagnia di Telecomunicazioni Statale del Venezuela sulla Avenida del Libertador  ed ha sfilato al Palazzo Miraflores. la sede presidenziale.
Intanto si muove anche il governo di destra del Brasile due camion con targhe venezuelane e guidati da autisti venezuelani, che saranno accompagnati dall’esercito brasiliano fino al confine con il Venezuela, dove verranno presi in carico dai miliziani mobilitati dal golpista Juan Guaidò nel tentativo di farli entrare in territorio venezuelano.
Il presidente Jair Bolsonaro ha confermato ieri notte su Twitter – al termine di una lunga riunione di emergenza dedicata alla crisi in Venezuela – “l’invio di assistenza umanitaria per i venezuelani”.
Intanto arriva un nuovo avvertimento di Trump. “Vergognose violazioni dei diritti umani da parte di Maduro e coloro che stanno eseguendo i suoi ordini non resteranno impunite”.
Al contrario, i leader di Cuba, Miguel Díaz-Canel, e dalla Bolivia, Evo Morales, hanno espresso la loro preoccupazione per le aggressioni imperialiste che il Venezuela affronta di fronte alle minacce di un intervento militare da parte degli Stati Uniti (USA) con il pretesto di “aiuti umanitari”.

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