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Vietato fumare, se sei alla guida dell’auto. Motivo: potresti
distrarti, dovendo staccare una mano dal volante. A premere per la
crociata destinata a colpire gli automobilisti fumatori è il Movimento 5
Stelle, lo stesso che – attraverso Giulia Grillo, ministro della sanità
– ha di fatto confermato l’obbligo vaccinale introdotto da Beatrice
Lorenzin in assenza di emergenze sanitarie e senza alcuna disposizione
precauzionale per i neonati. Secondo il saggista e filologo Igor
Sibaldi, già il primo storico divieto – l’interdizione al fumo nei
locali pubblici – servì anche e soprattutto a testare la reattività politica
della popolazione, di fronte a una ingiunzione così perentoria. Nel
2003, si temette che potesse drammaticamente crollare il giro d’affari
di bar e ristoranti, divenuti improvvisamente “off limits” per i
fumatori più accaniti. Annullare il disagio per i non-fumatori, facendo
installare opportuni aspiratori per ripulire l’aria? Alternativa saggia,
ma neppure presa in considerazione: si preferì colpire i fumatori in
modo indiscriminato, generando negli amanti della sigaretta lo stesso
senso di colpa che affligge i bevitori, criminalizzati dalle recenti
normative che limitano in modo drastico il consumo di alcolici per chi
poi si mette al volante. Vaccini, fumo, alcol: oltre all’aspetto della
salute e della sicurezza, salta agli occhi l’evidente volontà di mettere
in crisi moltissimi cittadini, rendendoli insicuri e intimoriti di fronte all’autorità.
Nessun governo, oggi, riesce a incidere se non in minima parte sulle
scelte di fondo, da cui dipende il benessere o il malessere della
società nel suo complesso. I paesi dell’Unione Europa sono costretti a rinunciare allo strumento strategico del deficit e quindi a esercitare un’anomala pressione fisciale, che accorcia il respiro dell’economia.
Clamoroso il caso italiano: i Comuni non hanno più neppure i soldi per
riparare le buche nelle strade. Ma, anziché dar voce a una protesta politica,
si rassegnano a munirsi di autovelox per fare disperatamente cassa.
Risultato: multe esorbitanti, a carico di automobilisti costretti a
viaggiare su strade-colaborodo. Rispetto agli anni Novanta, per chi
guida, l’Italia è diventata un paese irriconoscibile: si viaggia
dribblando le buche per non scassare l’auto e si rischiano sanzioni
salatissime se si “corre” ai 70 all’allora. C’è il ritiro della patente
assicurato se a pranzo s’è bevuto qualche bicchiere di vino. E ora –
ulteriore accanimento – chi ha sempre fumato guidando dovrà
semplicemente smettere di farlo, o sarà punito esattamente come i pirati
della strada, quelli che si distraggono davvero (loro sì) con
l’orecchio incollato allo smartphone e magari le dita impegnate a
inviare messaggi.
Si dirà che il fumo fa male, così come l’abuso di alcol. Ma punire
con lo stesso provvedimento una pratica criminale (l’uso del telefono
mentre si guida) e un’abitudine che non ha mai compromesso la sicurezza
stradale (il fumo) autorizza più di un sospetto. In Europa,
la crociata contro il tabacco sta spingendo un paese-pilota come la
Svezia a proibire il fumo anche negli spazi pubblici all’aperto,
equiparando il fumatore a un pericoloso drogato. Non a caso, la Svezia –
un tempo all’avanguardia nella tutela dei diritti – è lo Stato che oggi incentiva la sconcertante pratica dell’introduzione del microchip sottopelle. L’Europa
è in pezzi, l’ordoliberismo finanziario ha gambizzato un potenziale
gigante economico, ma la “colpa” sembra sia dei cattivi cittadini:
fumatori, bevitori, automobilisti, mamme che pretendono chiarimenti
sull’improvviso obbligo vaccinale, non motivato da reali implicazioni
sanitarie. Distopia orwelliana? Post-democrazia ipocrita e grottesca? L’economia soffre e il futuro svanisce – ma la “colpa” è nostra, si vorrebbe far credere, se nel vuoto cosmico della politica
si colpisce chi ha bevuto una birra o fumato una sigaretta. E chi preme
più di ogni altro, in Italia, per limitare la libertà dei cittadini?
Indovinato: il Movimento 5 Stelle.
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martedì 19 febbraio 2019
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