La Presidenza del Consiglio
custodisce i 740 dei professionisti che lavorano in enti pubblici o in
aziende partecipate dallo Stato. Sette i milionari. Ma c'è anche chi
dichiara al fisco un solo euro.
repubblica.it ALDO FONTANAROSA
ROMA - I ricchi e i poveri, oltre che a Sanremo, ci sono anche tra i manager che lavorano al vertice degli enti pubblici, come di alcune aziende partecipate dallo Stato, come anche degli enti privati che ricevono corposi finanziamenti statali. E alcuni tra questi manager sono davvero in alto nella classifica del benessere personale.
Prendete Francesco Starace, amministatore delegato e direttore generale dell'Enel, che dichiara al fisco 3 milioni 373 mila 719 euro di entrate. Parliamo dei redditi 2018, "anno d'imposta 2017".
Non lontano c'è l'avvocato Claudio Tesauro, socio dello studio legale Bonelli Erede, presidente dell'agenzia pubblica Invitalia, che dichiara 2 milioni e 721 mila euro.
Giovanni Malagò, presidente del Coni, si ferma - diciamo così - a quota
1 milione e 52 mila euro.
Per legge, tutti questi manager di altissimo grado devono depositare la loro dichiarazione dei redditi presso la Presidenza del Consiglio proprio perché hanno lavorato (o tuttora lavorano) in enti pubblici (la loro nomina è "demandata al presidente del Consiglio"), in aziende partecipate dallo Stato per oltre il 20 per cento, in enti anche privati la cui gestione è sostenuta dallo Stato per oltre il 50 per cento.
Le cariche che entrano nel radar della Presidenza del Consiglio sono scritte nella legge 441 del 1982. I criteri lasciano fuori aziende importanti, in testa l'Eni. Le dichiarazioni dei redditi dei manager - per gli stessi criteri - possono ricomprendere i compensi che ricevono dalla casse pubbliche (quando questi compensi sono previsti).
Ma danno un quadro, in realtà, delle entrate che i manager ricavano complessivamente. Dunque anche da beni personali (come l'affitto di un immobile) oppure da attività private compatibili con il loro ruolo pubblico.
[ I Paperoni degli enti pubblici (anno imposta 2017) ]
A proposito di entrate complessive sono discrete anche quelle dell'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, presidente di Leonardo (la ex Finmeccanica), che dichiara 1 milione 20 mila euro.
Una cifra praticamente identica a quella raggranellata da Gioia Ghezzi, ex presidente di Ferrovie dello Stato.
Sotto la soglia del milione di euro, ma sopra quella assai rassicurante degli 800 mila, ecco Maria Patrizia Grieco (presidente dell'Enel) e poi anche l'ex sottosegretario Massimo Tononi, manager di scuola Goldman Sachs, bocconiano, ora presidente della Cassa Depositi e Prestiti.
IL PRECEDENTE: I 740 DEL 2016
Dall'altra parte della luna, ci sono persone che dichiarano niente. Nel senso letterale del termine.
Come quel manager della società consortile "GAL Oglio Po Terre D'acqua" che scrive "1 euro" nel suo 740.
Sempre meglio del manager dell'aeroporto di Genova, che dichiara direttamente zero.
Poi ci sono quelli - all'ente GAL Terre astigiane - che vantano un credito e dunque hanno un reddito negativo per 7 mila 299 euro.
Le dichiarazioni dei redditi dicono molto anche delle passioni dei manager pubblici. Quella per le auto, anche d'epoca, deve essere molto forte nell'attuale presidente di Ferrovie dello Stato Gianluigi Vittorio Castelli, che segnala al fisco, tra le altre:
- un autocarro Jeep immatricolato nel 1949;
- una Jaguar del 1954 e una del 1967;
- una Fiat 500 del 1969;
- una Porsche del 1963;
- una Chevrolet corvette sempre del 1963;
- una Alfa Romeo Montreal del 1972.
Non resiste infine al fascino della Ferrari l'amministratore delegato dell'Eur Spa, Enrico Pazzali, forte di un reddito personale di 566 mila 763 euro. Ne ha immatricolata una, stile Berlinetta, nel 2012.
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