Venerdi prossimo, 22 febbraio, tutto il comparto della logistica sarà
investito da uno sciopero generale nazionale convocato da Usb in quello
che da tempo si va rivelando come un settore strategico per il
capitale.
Sciopero generale del 22 febbraio nella logistica, con
manifestazione a Roma e incontro al Ministero dello Sviluppo Economico...
La circolazione delle merci nell’epoca dominata dal just in time, ha assunto un’enorme importanza in una divisione del lavoro – e del valore – che ha distribuito la produzione lungo filiere distribuite a livello internazionale.
Fare arrivare rapidamente le merci sul mercato, sulla base della domanda del mercato, è diventata la sfida allucinata e allucinante sulla base della quale le imprese della logistica stressano i lavoratori e le lavoratrici del comparto. Per assicurarsi che i lavoratori siano adeguatamente stressati (i padroni dicono produttivi ma la realtà è ben diversa, ndr), le grandi multinazionali e le società della logistica hanno imposto una brutale deregulation delle condizioni dei lavoratori, affidando i servizi ad appalti sempre più spesso da cooperative fasulle che finiscono altrettanto spesso in indagini su attività criminali e/o illegali dal punto di vista fiscale, contributivo e lavorativo. Una zona grigia in cui prosperano anche comportamenti e gruppi malavitosi. Un vero e proprio verminaio che si regge sull’intermediazione di manodopera – in pratica il caporalato – approfittando del fatto che la maggioranza dei lavoratori sono immigrati, spesso ricattabili.
Rompere questo modello e mettere fine al caporalato nella logistica, è stata la scelta con cui l’Usb – diversamente da altri sindacati concertativi o di base che lo assecondano e arrivano addirittura a teorizzarlo – è entrata in campo e si è rapidamente diffusa nel comparto.
Lo sciopero generale del 22 febbraio nella logistica, con manifestazione a Roma e incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, nasce per rispondere alla repressione giudiziaria e aziendale che si è abbattuta alla Tnt e alla Gls contro i facchini che hanno scelto la strada dell’organizzazione sindacale e non quella della subalternità al caporalato. Ma lo sciopero nasce anche per mettere il governo di fronte alle proprie responsabilità davanti al verminaio di appalti e cooperative fasulle su cui si regge fino ad oggi la condizione contrattuale dei lavoratori nella logistica.
Questo verminaio va stanato, senza fare sconti a nessuno. Ma è importante comprendere anche quale sia la posta in gioco sul piano strategico. Se ne sono resi ben conto la destra di governo e le imprese, approvando un articolo nel Decreto Sicurezza di Salvini (di cui però si lamentano stranamente pochi “democratici indignati” ndr) che penalizza con il carcere e pene pesanti proprio una forma di lotta decisiva come il blocco stradale. La logistica, dunque la circolazione delle merci, è diventata vitale per i profitti padronali ma anche per questo è un punto di forza contrattuale per i lavoratori.
Segnaliamo a tale proposito una ricerca condotta da Rita Martufi del Cestes sul comparto della logistica. E’ estremamente utile per capire qual è la situazione in questo settore e come si inserisce nella catena del valore.
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