giovedì 21 febbraio 2019

Studenti in piazza il 22 febbraio, verso l’assemblea del 16 marzo.

La Campagna Bastalternanza è nata un anno e mezzo fa dall’esigenza di coordinare, a livello nazionale, tutte quelle realtà studentesche che portano avanti una battaglia sacrosanta e che coglie una contraddizione importante, il nodo scoperto delle ultime riforme targate Ue sul mondo della formazione: l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro, intesa come punta d’iceberg della destrutturazione totale dell’istruzione pubblica a favore della creazione di manodopera servile e duttile, plasmata ad hoc sulle esigenze di un capitalismo in totale ristrutturazione.


Bastalternanza è così riuscita a cogliere il nodo centrale da cui costruire una reale opposizione alle riforme neoliberiste che hanno distrutto la Scuola, riuscendo a mettere in piedi una piazza unitaria il 30 Novembre: una piazza riempita dalla rabbia di studenti e lavoratori contro un progetto politico che ha visto complici il centrodestra, il centrosinistra, i sindacati confederali così come l’infame governo giallo-verde.
La scuola da più di vent’anni è attaccata su più fronti ed è nostro dovere lottare per un’istruzione pubblica e libera dai privati, per una formazione a misura di studente e non del profitto, per più fondi alla scuola e contro la regionalizzazione che distrugge le aree del Sud, legalizzando il divario tra scuole di serie A e scuole di serie B.

È per questo che lanciamo l’assemblea nazionale del 16 marzo a Firenze dalla quale nascerà un nuovo Coordinamento Nazionale aperto a tutte le realtà studentesche conflittuali e che lottano per un cambio di rotta radicale rispetto al sistema neoliberista odierno. Ci siamo uniti per opporci alla Buona Scuola e per lottare contro l’alternanza scuola-lavoro, ma questo non basta: vogliamo il diritto allo studio per tutti, una scuola di qualità per tutti, vogliamo abbattere questo modello classista di scuola, vogliamo riprenderci tutto!
L’ultimo tentativo del “governo del cambiamento” di svuotare di contenuto l’istruzione pubblica a favore dei privati e delle imprese è la riforma della maturità, che insegna l’apprendimento nozionistico ed elimina l’elaborazione personale degli studenti e delle studentesse. Vi invitiamo a scendere in tutta Italia il 22febbraio contro questo governo, perfettamente conforme ai precedenti, contro l’autonomia regionale e la repressione nei confronti di chi alza la testa per i diritti di tutti.
Di seguito, i motivi per cui noi studenti scendiamo in piazza questo Venerdì 22 Febbraio:
1) LA NUOVA MATURITA’? LA ABOLIREMO CON LA LOTTA!
La nuova riforma della maturità arriva a cinque mesi dall’esame, un ritardo notevole che dovranno pagare studenti e professori. Nulla di nuovo: anche per questo governo la nostra formazione non è una priorità! L’esame tende a divenire ultra semplicistico, basato su nozioni e sull’acquisizione di competenze. Conoscenze e pensiero critico fanno paura a chi vuole tenerci nell’ignoranza per sfruttarci meglio! Dicono che vogliono formarci al lavoro, ci formano al precariato: tutto ciò rientra nel piano voluto dall’Unione Europea, attuato dai governi di centrodestra, di centrosinistra e anche dall’infame governo giallo-verde, leone nella propaganda ma arreso nella realtà.
A conferma di ciò, le prove Invalsi diventano obbligatorie per accedere all’esame e al posto della tesina entra in scena un’utilissima (si fa per dire) esposizione della nostra esperienza di alternanza acuola-lavoro.
2) IL NOSTRO DISSENSO NON PUO’ ESSERE ACCETTATO. LA RISPOSTA? REPRESSIONE!
Anche riguardo alla repressione, nulla di nuovo. Da parte del ministro dell’interno Matteo Salvini continua l’opera di repressione iniziata dal suo degno predecessore del Pd Marco Minniti. Basti ricordare il caso delle 74 denunce agli studenti (alcuni minorenni) del liceo Virgilio di Roma, colpevoli di aver occupato la propria scuola per far valere i propri diritti. Le misure repressive non si fermano a questo: inasprimento disumano delle pene per chi mette in pratica forme di disobbedienza civile, pensiamo al blocco stradale che diventa un reato punibile con ben 6 anni di carcere. Nelle scuole il decreto Scuole Sicure impone telecamere, cani antidroga e forze dell’ordine: quali migliori dissuasori per chi vuole alzare la testa e opporsi?
3) EDILIZIA SCOLASTICA: LA PAURA CHE CI CADANO I TETTI IN TESTA
I dati sul l’edilizia scolastica hanno dello spaventoso. Sono più le scuole con problemi legati all’edilizia che quelle senza. Secondo i dati del Miur di settembre 2018, il 59,5 % degli edifici scolastici non ha il certificato di prevenzione incendi, il 53,8 % non ha quello di agibilità/abitabilità. Il 22,4 % delle scuole non ha un piano di emergenza e il 25,5 % non ha rimosso le barriere architettoniche. A questi dati numerici vanno aggiunti tutti i problemi legati ad esempio al non funzionamento dei termosifoni nella maggior parte dei licei, del non funzionamento dei servizi di base, della mancanza di tetti e finestre salde che non crollino e che non si rompano.
E il governo pensa a dare i soldi alla polizia per la repressione e alle aziende private per l’Alternanza Scuola Lavoro. Tutto ok, no?
4) ABOLIZIONE DELLA BUONA SCUOLA: DOVE SONO FINITE LE VOSTRE PROMESSE?
Vogliamo l’abolizione immediata della Buona Scuola, senza se e senza ma, come promesso in campagna elettorale da chi si ergeva a difensore del “popolo”. Passata sotto il precedente governo, la riforma aumenta e finanzia la presenza dei privati nel mondo della scuola pubblica: alternanza scuola-lavoro e presidi-manager sono l’emblema di una scuola che si vuole piegata agli interessi del mercato, la nostra formazione non conta più nulla! I presidi organizzano sfarzosi Open Day dove cercano di attrarre sempre più studenti (o sarebbe meglio “clienti”?), stringono patti con le grandi aziende per avere i percorsi di alternanza più spendibili, fanno a gara fra di loro per chi potrà avere gli studenti più meritevoli, così da scalare le classifiche e divenire una scuola ambita. La differenza fra scuole di centro e scuole di periferia diventa abissale. In questo senso, anche l’autonomia scolastica, ideata nella riforma Berlinguer e accentuata da Renzi, tende ad instaurare un carattere di competizione sfrenata fra i vari licei in cui a vincere sono i più ricchi e a perdere i più poveri. Siamo davvero sicuri che questa sia la scuola pubblica che vogliamo?
5) REGIONALIZZAZIONE DEL SISTEMA SCOLASTICO: TRA NORD E SUD VINCE CHI HA PIU’ SOLDI
La regionalizzazione è forse il punto più attuale. Voluto fortemente dalla Lega e dalle classi dirigenti e ricche di questo paese, prevede un piano volto a differenziare il livello dei fondi fra regioni del Nord (più precisamente Veneto, Emilia Romagna e Lombardia). Un piano per cui quelle tre regioni, versando più tasse ed essendo la base produttiva del paese, riceveranno sempre più fondi a discapito di altre regioni, storicamente abbandonate e marginalizzate. I nostri industriali in questo modo avranno un contatto diretto con la grande base produttiva dell’Unione Europea, avrà una periferia a livello nazionale da sfruttare, le regioni del Nord avranno migliori sistemi di istruzione e sanità (e non solo) e a pagare saranno le regioni del Sud, che avranno sempre meno fondi. Lo stesso Ministro dell’Istruzione Bussetti si prepara a questa prospettiva: pochi giorni fa, in un’intervista, ha dichiarato che per recuperare il gap con in Nord il Sud non ha bisogno di fondi, ma deve solo lavorare e “impegnarsi forte”. Non glielo permetteremo, rompiamo il colonialismo interno. Bussetti vieni a vedere come viviamo e stai zitto!
Dalle piazze di tutta Italia del 22 febbraio all’assemblea nazionale del 16 Marzo il nostro slogan sarà ORGANIZZA LA RABBIA: gli studenti non si fermeranno facilmente, organizziamoci!

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