La vicenda dello stadio di Pallotta, che da molte stagioni ci ha messo di fronte a colpi di scena e continui cambi di programma, non è ancora finita. Ricostruiamo le tappe che ci hanno portato fino a qui.
Sono iniziati i nuovi episodi della serie di grande successo #uno stadio fatto bene,
che dal 2014, anno dopo anno, ha tenuto inchiodati davanti allo schermo
milioni di spettatori. Non poteva essere altrimenti vista la storia
avvincente, ricca di colpi di scena e intrisa di mistero. I personaggi, e
gli attori che li interpretano, sono degni della sofisticata
sceneggiatura. Perfette le location romane e quelle scelte al di là
dell’oceano.
Tutto ruota intorno a un’operazione immobiliare che deve salvare un imprenditore dal fallimento e le banche creditrici da un bagno di sangue. L’occasione la fornisce un miliardario americano che ha acquistato la squadra di calcio della Capitale per portare a casa un investimento ad alta redditività. Sembrano non esserci ostacoli all’operazione che vede il sindaco e il suo assessore all’urbanistica da subito disponibili, anzi entusiasti, tanto da volare negli USA per concludere l’accordo prima che il Consiglio comunale sia chiamato a votare per riconoscere all’opera un interesse pubblico. Condizione questa indispensabile per ottenere la variante al piano regolatore. Già, perché l’area imposta dal costruttore e dalla banca, non è destinata dal piano ad ospitare i 900 mila metri cubi che servono per garantire un cospicuo ritorno finanziario. Gli spettatori della prima ora non avranno certo dimenticata la scena esilarante che si svolge nel campo di basket sul terrazzo alto sulla 14th di Manhattan, dove la riunione di lavoro si conclude con sindaco e assessore saltellanti che si cimentano in tentativi di canestro.
La prima stagione finisce con il progetto presentato al Comune il quale lo trasmette alla Regione con la segnalazione delle carenze progettuali rilevate dagli uffici comunali e la richiesta di completare e perfezionare gli elaborati.
La seconda stagione vede nuovi personaggi alla ribalta. Il sindaco è stato sostituito da una consigliera dell’opposizione, che ha vinto le elezioni dopo aver duramente contrastato il progetto dello stadio. Al suo fianco c’è un nuovo assessore da sempre contrario alla localizzazione scelta per l’impianto e all’enorme cubatura che gli si vuole costruire intorno. Ciò nonostante l’operazione va avanti, la delibera della precedente amministrazione non viene ritirata e il Comune trasmette gli elaborati del progetto definitivo alla Regione, accompagnati da una nota in cui si evidenziano ancora carenze e controindicazioni.
Mentre i cittadini e le associazioni continuano una strenua opposizione, si susseguono anche le indiscrezioni giornalistiche e le dichiarazioni ufficiali sulla richiesta, da parte del Comune, di modificare lo stesso progetto, restringendolo allo stadio e ai suoi annessi, o tagliando cubature dalle torri di uffici e dagli spazi commerciali previste a compensazione delle opere e infrastrutture pubbliche. Indimenticabile la puntata che vede un cameo del mister della squadra e del capitano recitare gli slogan “Famolo ‘sto stadio” e “vogliamo il Colosseo moderno”.
Colpo di scena. L’assessore all’urbanistica è costretto alle dimissioni e entra in scena dal nulla un nuovo misterioso personaggio, un avvocato al quale, non si capisce perché, viene affidato il ruolo di mediatore fra le parti. Un comico cala sulla Capitale, rilasciando una girandola di dichiarazioni piuttosto contrastanti, fino a ipotizzare che l’impianto venga spostato in un’altra zona di Roma.
La terza attesissima stagione si apre con la sindaca che dichiara che si farà #uno stadio fatto bene. Al suo fianco siede un nuovo assessore all’urbanistica. Lo stadio si farà in quell’area è deciso. Sarà uno stadio “ecologico” con meno cubature. Si parla di grande vittoria ecologista, di rispetto della legalità e di opportunità per la città. Che questa scelta si porti appresso un drastico taglio delle opere pubbliche sembra non interessare all’amministrazione, tanto che non le impedisce di confermare la dichiarazione di pubblico interesse. Iniziano i rimpalli fra Regione e Comune, iter burocratici complessi e oscuri, conferenze di servizio che lavorano intorno al progetto che, oltre lo stadio dell’uomo di affari americano, conterrà tante cose che poco entrano con il calcio. Alla fine arriva il parere positivo, con mille prescrizioni e raccomandazioni da inserire nel progetto esecutivo. Il nodo resta quello dell’accessibilità alla zona dopo che il ponte di Traiano è stato eliminato, come condizione per ridurre le cubature. Gli sceneggiatori però sono abili e decidono di chiudere la stagione con l’ennesimo colpo di scena: l’arresto di nove persone, fra cui il costruttore, l’avvocato venuto da lontano, alcuni politici della Regione e del Comune, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Che fine farà ora lo stadio?
Gli appassionati della serie hanno atteso impazienti l’inizio della nuova stagione, chiedendosi cos’altro sarebbe potuto succedere. La sindaca è sempre lei, il suo docile assessore l’accompagna e lo slogan con cui si è aperta la prima puntata è ancora: lo #stadio fatto bene si farà. Lo ha ripetuto la sindaca intervenendo durante il Consiglio straordinario in Campidoglio. È stato l’assessore a illustrare il progetto e a sostenere che l’interesse pubblico è rimasto lo stesso, anzi è addirittura aumentato rispetto al vecchio progetto. Tutte le procedure sono state regolari, si vada avanti! L’esistenza di “interesse pubblico” è irrinunciabile, perché si possa approvare la variante urbanistica al piano regolatore che consenta la costruzione di tutta questa cubatura “ecologica”. Intanto il costruttore inquisito è stato sostituito ai vertici dell’azienda e le quote della sua società sono state rilevate dal tycoon americano. Il Politecnico di Torino, incaricato di fare l’analisi e la valutazione degli aspetti di trasporto del nuovo stadio, descrive uno scenario “catastrofico” e subordina il giudizio positivo a una serie di interventi da realizzare prima della messa in esercizio dello stadio. Alla sindaca basta questo per affermare #lo stadio si fa e annunciare la posa della prima pietra entro l’anno, mentre arriva la notizia del rinvio a giudizio per 14 indagati.
Ora aspettiamo con il fiato sospeso, perché tutto può ancora succedere. In Consiglio comunale ci sarà una maggioranza compatta per approvare la variante al piano regolatore? Il processo che si aprirà a breve per i 14 rinviati a giudizio con la risonanza che avrà con gli interrogatori, le intercettazioni, le dichiarazioni influenzerà la tenuta della maggioranza? Ci sarà poi da adeguare il progetto alle prescrizioni della conferenza dei servizi e fare la verifica della compatibilità ambientale. Quando sarà firmata la convenzione fra il proponente e l’amministrazione tutto sarà inviato alla Regione. Autorizzerà la costruzione? Partiranno le gare, la bonifica dell’area, gli scavi archeologici e infine la “posa della prima pietra”? Il piano della mobilità a cui si fa continuamente riferimento sarà approvato e finanziato? Si riuscirà a garantire l’accesso all’impianto con il trasporto pubblico almeno al 50% degli spettatori, attraverso interventi strutturali sulla Roma-Lido e sulla ferrovia FL1?
C’è chi intanto strenuamente continua a battersi contro la localizzazione dell’impianto e farà di tutto per impedire che si arrivi a realizzarlo. Sono cittadini, associazioni, comitati che non hanno mai smesso di seguire l’iter del progetto, accumulando faldoni di documenti e segnalando ogni volta le incongruenze che riscontravano. Immersi in un assordante silenzio.
Aspettiamo le puntate che verranno perché questa serie è stata in grado di sorprenderci sempre e sicuramente ha in serbo per noi altre novità.
Tutto ruota intorno a un’operazione immobiliare che deve salvare un imprenditore dal fallimento e le banche creditrici da un bagno di sangue. L’occasione la fornisce un miliardario americano che ha acquistato la squadra di calcio della Capitale per portare a casa un investimento ad alta redditività. Sembrano non esserci ostacoli all’operazione che vede il sindaco e il suo assessore all’urbanistica da subito disponibili, anzi entusiasti, tanto da volare negli USA per concludere l’accordo prima che il Consiglio comunale sia chiamato a votare per riconoscere all’opera un interesse pubblico. Condizione questa indispensabile per ottenere la variante al piano regolatore. Già, perché l’area imposta dal costruttore e dalla banca, non è destinata dal piano ad ospitare i 900 mila metri cubi che servono per garantire un cospicuo ritorno finanziario. Gli spettatori della prima ora non avranno certo dimenticata la scena esilarante che si svolge nel campo di basket sul terrazzo alto sulla 14th di Manhattan, dove la riunione di lavoro si conclude con sindaco e assessore saltellanti che si cimentano in tentativi di canestro.
La prima stagione finisce con il progetto presentato al Comune il quale lo trasmette alla Regione con la segnalazione delle carenze progettuali rilevate dagli uffici comunali e la richiesta di completare e perfezionare gli elaborati.
La seconda stagione vede nuovi personaggi alla ribalta. Il sindaco è stato sostituito da una consigliera dell’opposizione, che ha vinto le elezioni dopo aver duramente contrastato il progetto dello stadio. Al suo fianco c’è un nuovo assessore da sempre contrario alla localizzazione scelta per l’impianto e all’enorme cubatura che gli si vuole costruire intorno. Ciò nonostante l’operazione va avanti, la delibera della precedente amministrazione non viene ritirata e il Comune trasmette gli elaborati del progetto definitivo alla Regione, accompagnati da una nota in cui si evidenziano ancora carenze e controindicazioni.
Mentre i cittadini e le associazioni continuano una strenua opposizione, si susseguono anche le indiscrezioni giornalistiche e le dichiarazioni ufficiali sulla richiesta, da parte del Comune, di modificare lo stesso progetto, restringendolo allo stadio e ai suoi annessi, o tagliando cubature dalle torri di uffici e dagli spazi commerciali previste a compensazione delle opere e infrastrutture pubbliche. Indimenticabile la puntata che vede un cameo del mister della squadra e del capitano recitare gli slogan “Famolo ‘sto stadio” e “vogliamo il Colosseo moderno”.
Colpo di scena. L’assessore all’urbanistica è costretto alle dimissioni e entra in scena dal nulla un nuovo misterioso personaggio, un avvocato al quale, non si capisce perché, viene affidato il ruolo di mediatore fra le parti. Un comico cala sulla Capitale, rilasciando una girandola di dichiarazioni piuttosto contrastanti, fino a ipotizzare che l’impianto venga spostato in un’altra zona di Roma.
La terza attesissima stagione si apre con la sindaca che dichiara che si farà #uno stadio fatto bene. Al suo fianco siede un nuovo assessore all’urbanistica. Lo stadio si farà in quell’area è deciso. Sarà uno stadio “ecologico” con meno cubature. Si parla di grande vittoria ecologista, di rispetto della legalità e di opportunità per la città. Che questa scelta si porti appresso un drastico taglio delle opere pubbliche sembra non interessare all’amministrazione, tanto che non le impedisce di confermare la dichiarazione di pubblico interesse. Iniziano i rimpalli fra Regione e Comune, iter burocratici complessi e oscuri, conferenze di servizio che lavorano intorno al progetto che, oltre lo stadio dell’uomo di affari americano, conterrà tante cose che poco entrano con il calcio. Alla fine arriva il parere positivo, con mille prescrizioni e raccomandazioni da inserire nel progetto esecutivo. Il nodo resta quello dell’accessibilità alla zona dopo che il ponte di Traiano è stato eliminato, come condizione per ridurre le cubature. Gli sceneggiatori però sono abili e decidono di chiudere la stagione con l’ennesimo colpo di scena: l’arresto di nove persone, fra cui il costruttore, l’avvocato venuto da lontano, alcuni politici della Regione e del Comune, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Che fine farà ora lo stadio?
Gli appassionati della serie hanno atteso impazienti l’inizio della nuova stagione, chiedendosi cos’altro sarebbe potuto succedere. La sindaca è sempre lei, il suo docile assessore l’accompagna e lo slogan con cui si è aperta la prima puntata è ancora: lo #stadio fatto bene si farà. Lo ha ripetuto la sindaca intervenendo durante il Consiglio straordinario in Campidoglio. È stato l’assessore a illustrare il progetto e a sostenere che l’interesse pubblico è rimasto lo stesso, anzi è addirittura aumentato rispetto al vecchio progetto. Tutte le procedure sono state regolari, si vada avanti! L’esistenza di “interesse pubblico” è irrinunciabile, perché si possa approvare la variante urbanistica al piano regolatore che consenta la costruzione di tutta questa cubatura “ecologica”. Intanto il costruttore inquisito è stato sostituito ai vertici dell’azienda e le quote della sua società sono state rilevate dal tycoon americano. Il Politecnico di Torino, incaricato di fare l’analisi e la valutazione degli aspetti di trasporto del nuovo stadio, descrive uno scenario “catastrofico” e subordina il giudizio positivo a una serie di interventi da realizzare prima della messa in esercizio dello stadio. Alla sindaca basta questo per affermare #lo stadio si fa e annunciare la posa della prima pietra entro l’anno, mentre arriva la notizia del rinvio a giudizio per 14 indagati.
Ora aspettiamo con il fiato sospeso, perché tutto può ancora succedere. In Consiglio comunale ci sarà una maggioranza compatta per approvare la variante al piano regolatore? Il processo che si aprirà a breve per i 14 rinviati a giudizio con la risonanza che avrà con gli interrogatori, le intercettazioni, le dichiarazioni influenzerà la tenuta della maggioranza? Ci sarà poi da adeguare il progetto alle prescrizioni della conferenza dei servizi e fare la verifica della compatibilità ambientale. Quando sarà firmata la convenzione fra il proponente e l’amministrazione tutto sarà inviato alla Regione. Autorizzerà la costruzione? Partiranno le gare, la bonifica dell’area, gli scavi archeologici e infine la “posa della prima pietra”? Il piano della mobilità a cui si fa continuamente riferimento sarà approvato e finanziato? Si riuscirà a garantire l’accesso all’impianto con il trasporto pubblico almeno al 50% degli spettatori, attraverso interventi strutturali sulla Roma-Lido e sulla ferrovia FL1?
C’è chi intanto strenuamente continua a battersi contro la localizzazione dell’impianto e farà di tutto per impedire che si arrivi a realizzarlo. Sono cittadini, associazioni, comitati che non hanno mai smesso di seguire l’iter del progetto, accumulando faldoni di documenti e segnalando ogni volta le incongruenze che riscontravano. Immersi in un assordante silenzio.
Aspettiamo le puntate che verranno perché questa serie è stata in grado di sorprenderci sempre e sicuramente ha in serbo per noi altre novità.
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