Intervento di Mario
Agostinelli
Per la settima settimana consecutiva scolari e
studenti belgi scioperano per il clima. Questa settimana sono affiancati
da Greta Thunberg, la quindicenne svedese dalle lunghe trecce che ha
iniziato il movimento nel suo stesso paese. Greta ha incontrato i suoi
colleghi a Bruxelles e ha tenuto un discorso in presenza del presidente
della commissione UE Juncker. Parafrasando il discorso dei burocrati
dell’Europa ha detto: “Stiamo battendo a tappeto le scuole proprio
perché noi i nostri compiti li abbiamo fatti!” Greta ha invitato i
politici ad ascoltare con urgenza gli esperti del clima ed insistito sul
fatto che i ragazzi non stavano solo combattendo per il proprio futuro
“ma per quello di ogni corpo”.
C’è una enorme distanza tra
l’“esposizione” del proprio corpo, del “vivente”, come ostenta Greta, la
stessa incompatibilità dello studiare senza occuparsi dell’emergenza
del futuro alle porte e l’irrilevanza con cui i invece i governi si
occupano della cura della terra, tutti presi da un’improbabile uscita
dalla crisi, inseguita con le stesse ricette che l’hanno prodotta.
Sembra che il buon Junker abbia consigliato gli studenti di risparmiare
acqua quando fanno il bagno… Si pensi, ad esempio, allo stridore tra la
vivacità di quei ragazzi e la pesantezza ottusa del dibattito in corso
per abbandonare la combustione del carbone nelle centrali elettriche in
giro per il pianeta.
Una ricerca recente della Commissione globale
sull'economia e il clima (clicca qui)
evidenzia come per ottenere riduzioni di emissioni climalteranti
occorrerebbe agire subito con interventi specifici su cinque settori:
energia; città; cibo e uso del suolo; acqua; industria. Limitiamoci in
questo post alla produzione di energia.
Dato che i combustibili fossili
rappresentano, con un costo ed un impegno economico enorme, ancora l'80%
del consumo energetico globale e il 75% delle emissioni di gas serra,
non solo causano grande vulnerabilità economica per i prezzi volatili
del carburante o le costose importazioni di carbone, petrolio e gas, ma
provocano vulnerabilità umana, con un bilancio, secondo l'Organizzazione
Mondiale della Sanità, di 4,2 milioni di persone morte all'anno, La
soluzione sta in una sostituzione con fonti rinnovabili e efficienza nel
lasso di una transizione il più rapida possibile. Ma…come abbandonare
il carbone? Le sovvenzioni e altri sostegni alla produzione e al consumo
di combustibili fossili nel 2015 ammontavano ancora a 373 miliardi di $
all'anno. La riduzione delle sovvenzioni combinata con la fissazione
del prezzo di vendita per tonnellata di CO2 emessa (una vera carbon tax
all’origine, estesa in modo uniforme) genererebbe 2800 miliardi di $ di
entrate o risparmi governativi all’anno.
Secondo gli analisti, in Ue il
prezzo per tonnellata è più che quadruplicato negli ultimi 16 mesi - da
4 euro nel maggio 2017 agli attuali a 18 euro - e dovrebbe raggiungere i
25 euro a tonnellata entro la fine del 2018. A un listino di 40 euro a
tonnellata, l'Ue potrebbe risparmiare all'ambiente 400 milioni di
tonnellate di CO2 e chiudere rapidamente col carbone
Un grande peso nei
consumi proviene dal settore edilizio e vengono alla luce soluzioni
interessanti legate al ruolo del pubblico.
In India, una società
sostenuta dal governo, Energy Efficiency Services Limited, (v.
http://www.pfcindia.com/Home/VS/9 ) raggruppa gli appalti per accrescere
i mercati dell'illuminazione e degli apparecchi ad alta efficienza con
un risparmio di 35 miliardi di chilowattora.
Negli Stati Uniti e in
Germania, le aziende municipalizzate forniscono finanziamenti a basso
costo con risultati impressionanti, anche sotto il profilo
dell’occupazione: si calcolano tre volte il numero di posti di lavoro
con lo stesso investimento in combustibili fossili.
(Le imprese di
energia rinnovabile impiegano 10,3 milioni di persone in tutto il mondo)
Ma la guerra in corso sul mantenimento del carbone è tutt’altro che
vinta.
La Germania ritarda la chiusura fino al 2038. mentre la Cina ha
ritardato o interrotto il lavoro su 151 centrali a carbone, ed ha creato
un fondo di $ 15 miliardi per la riqualificazione, la riallocazione e
il pensionamento anticipato di circa 5-6 milioni di persone che
verrebbero altrimenti licenziate.
In Italia l’ENEL ha un comportamento
contradditorio: dopo avere avviato progetti per passare dal carbone, con
la chiusura di 23 centrali, a soluzioni compensative, si è aperto un
conflitto interno sui tempi.
Mentre il Ministero dell’ambiente prevede
il 2025 come dead line, per Brindisi, Civitavecchia e Fiumesanto non
sono ancora chiare le misure sostitutive da adottare e viene addossato
il ritardo alle incertezze dei programmi governativi.
In una sua
analisi, la Banca Mondiale (v. BMI/Fitch: Infrastructure: Asia Nuclear,
CPEC & Italy Coal) ritiene improbabile la fermata prima del 2028, a
causa del ritardo nella crescita delle rinnovabili nel Paese, nella
capacità di stoccaggio nel Centro-Sud e in Sicilia e nelle
infrastrutture di trasmissione per Adriatico e Sardegna.
Occorrerebbero
127 miliardi di € per mantenere i tempi, ma basteranno le trecce di
Greta ed un risveglio dei giovani italiani a far spostare finanziamenti
sul futuro del clima, anziché perforare le Alpi torinesi e portare
gasdotti sulle rive pugliesi dell’Adriatico?
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