sabato 23 febbraio 2019

Venezuela Nicaragua e Cuba nuovo ‘Asse del male’ per Trump

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L’amministrazione Usa e il nuovo “Asse del male”: Cuba, Nicaragua e Venezuela.
-Torna ‘Capitan America’, e torna la dottrina Monroe. Una «valanga umanitaria» sul Venezuela.
-Guaidó alla battaglia di Cúcuta. Con Guaidó anche il generale «spia»

Lunedì scorso Donald Trump all’Università di Florida: «I giorni del socialismo e del comunismo sono contati, non solo in Venezuela ma anche a Cuba e in Nicaragua». Lo scopriamo solo grazie a Roberto Livi, su il manifesto, ed è ben strana stampa quella italiana. Torna il ‘diavolo Cuba’ e lo stesso super cattivo dell’attualità, il presidente venezuelano Maduro, diventa «una marionetta di Cuba» dice Trump, e i “pretoriani del socialismo bolivariano” sono in realtà «24mila agenti cubani che controllano i servizi segreti e i vertici militari del Venezuela», sostiene il senatore ameri-cubano Marco Rubio.
Il consigliere per la sicurezza nazionale John R. Bolton, parla invece di «Troika dei tiranni» (Raúl Castro con l’attuale presidente Díaz-Canel, Maduro, e Daniel Ortega in Nicaragua), responsabili della «sofferenza» dell’America latina. L’amministrazione Trump non solo riscopre la datata ‘dottrina Monroe’, «l’America (continente) agli americani», ma sembra decisa a resuscitare anche «Impero del male», ‘The Devil Empire’ evocato nel 1983 dall’allora presidente Ronald Reagan, che però aveva di fronte l’Unione sovietica e non il Maduro di Trump.

Una «valanga umanitaria» sul Venezuela

Gli aiuti umanitari denunciati da molti come il ‘cavallo di Troia’ per destabilizzare dall’interno il Venezuela bolivariano e l’autoproclazione di Guaidó come presidente bis, l’avvio ufficiale verso lo scontro finale, con scenari da brivido. Dunque, la guerra degli «aiuti». Interessante cosa racconta, sugli aiuti Roberto Zanini. Cargo C-17 partiti dalla base della Us Air Force di Homestead, in Florida, che atterrano a Cúcuta, in Colombia, e scaricano tonnellate di cibo, medicinali, latte. Accade lo stesso -sempre Zanini- a Pacaraima in Brasile, e a Curaçao nelle Antille olandesi.
Su ogni cassa la scritta UsAid. «Del pueblo de los Estados Unidos de America». ‘Dollari umanitari’ li chiama Zunino, ed è storia antica.
United nation agency for international development, UsAid, la più grande agenzia di aiuti al mondo. 10mila dipendenti, due terzi all’estero, e un budget di 27 miliardi di dollari, e missioni in oltre 100 paesi. UsAid e sigle governative Usa associate, distribuiscono denaro e know, finanziano partiti e singoli politici, pagano segretamente sindacati e giornalisti. Nel 2008 fu Transparency international a dichiarare la compagnia petrolifera venezuelana Pdvsa la peggiore azienda pubblica del mondo, scatenando una crisi che con aggiunta di scioperi devastò il Venezuela petrolio-dipendente. A capo di Trasparency allora, Pedro Carmona, l’uomo che guidò il golpe del 2002 contro Chávez.

Guaidó alla battaglia di Cúcuta

Juan Guaidó, autoproclamato presidente, è a Cúcuta -frontiera con la Colombia- da ieri, e chiede che oggi centinaia di migliaia di volontari attraversino il ponte sul confine per tornare con gli aiuti umanitari americani. Guaidó vuole anche che i militari disobbediscano a Madero lasciando libero passaggio, e promette amnistie per il dopo. Sparando, come alternativa (forse non lui ma qualcun’altro certamente), che qualche reparto militare spari provocando la strage che possa giustificare un intervento con i marines al posto dei pacchi UsAid.
La situazione è oggettivamente di estrema tensione. Sulla strada verso il Brasile si è già cominciato a sparare. Secondo gli uomini di Guaidó i militari avrebbero aperto il fuoco contro civili che cercavano di fermare i soldati, uccidendo un manifestante. Centinaia di uomini in divisa sono stati schierati dalla Colombia e dal Brasile. Valutazione politica di molti analisti internazionali, stiamo assistendo alla prova di forza decisiva, l’inizio delle fine per Maduro, se i militari disobbedissero, o al contrario, il logoramento della credibilità l’autoproclamato Guaidó.

Con Guaidó anche il generale «spia»

Juan Guaidó dunque alla carica, sulle Forze armate bolivariane, bersaglio politico primario, e lancia una nuova promessa di amnistia: «Lancio un appello alla Fanb a compiere un passo come il generale Hugo Carvajal». Il generale citato è l’ex capo del controspionaggio militare, che si è messo al servizio di Guaidó per poi fornire informazioni sullo stato dell’esercito venezuelano (secondo lui non in grado di fronteggiare un intervento esterno). Carvajal, già amico di Chavez, si era allontanato dal suo successore dopo la nomina dell’Assemblea costituente. Fino a due anni fa accusava gli Usa, di essere interessati solo ‘alle nostre risorse energetiche’.
Nelle settimane scorse anche un generale dell’aeronautica si era schierato apertamente a favore del presidente autoproclamato e contro il governo Maduro. Francisco Esteban Yanez, il generale, che in un videomessaggio sui social aveva dichiarato: “Riconosco il deputato Guaidó come presidente incaricato della Repubblica bolivariana del Venezuela”, aggiungendo “il novanta per cento delle forze armate non sta con il dittatore ma con il popolo del Venezuela”. Verifica in corso sperando non costi troppe vite.

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