sabato 16 febbraio 2019

Il debito frena la crescita? Fake news, ma targata Harvard

http://www.libreidee.org

Ilaria BifariniE’ il nuovo tormentone, l’ultima trovata – in realtà per niente originale – per far fronte all’irrompere dei populismi e sovranismi, tanto temuti dall’attuale e tenace compagine di potere: l’apologia della “competenza”. Per salvare il sistema da temibili e minacciosi sovvertimenti occorre che il potere consultivo e decisionale su ogni ambito della vita individuale e collettiva venga demandato a una cerchia ben selezionata di “competenti”. Ma chi sono questi individui eletti? In teoria, persone la cui elevata conoscenza tecnica in materie specifiche li eleva a massimi esperti, e dunque portatori indiscussi di verità assolute e inconfutabili, sottratte a ogni critica. In pratica, gli stessi che hanno già ricoperto ruoli di prestigio in istituzioni che ci hanno governato finora, con i risultati – più o meno disastrosi – che sono sotto gli occhi di tutti. Il concetto di competenza, tanto in voga tra gli economisti, perde così ogni riferimento alla misurazione dei risultati raggiunti dalle azioni e dagli strumenti messi in atto: l’efficacia delle politiche adottate non ha alcuna rilevanza. Ciò che conta è la legittimità delle azioni e degli attori, l’autorevolezza che gli viene tributata da enti e istituzioni universalmente riconosciuti.

Ken Rogoff e Carmen ReinhartSecondo un meccanismo autoreferenziale e capace di autoriprodurre il proprio pensiero senza interruzione critica, nell’ambito della ricerca scientifica vengono premiati e incentivati coloro che sono in grado di portare prove a sostegno di un modello universalmente riconosciuto. Una sorta di esaltazione della “mediocrità”, dove per mediocre intendiamo quell’individuo che annulla il proprio spirito critico, in virtù di un’adesione e un sostegno preconcetti a un modello già esistente. In un simile contesto, il lavoro di analisi e confutazione di teorie già esistenti e acclamate viene scoraggiato e marginalizzato. Pensiamo al clamoroso errore nel 2010 di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, due docenti della prestigiosa Università di Harvard e con ruoli nel Fmi, che con la loro pubblicazione “Growth in a Time of Debt”, forniscono la prova “scientifica” che qualora il debito pubblico di una nazione raggiunga la soglia del 90% del Pil diventerebbe un ostacolo insuperabile alla crescita.
Il paper diventa la Bibbia dei paladini dell’austerity: quel 90% fornisce una cifra precisa, capace di esercitare quella fascinazione sull’opinione pubblica che la “scienza esatta” è in grado di suscitare. Tre anni dopo accade che dei professori dell’università di Amherst affidano a uno studente il compito di scegliere una ricerca e replicarne il risultato. La scelta del giovane Herndon ricade proprio sull’osannato paper di Reinhart e Rogoff e l’esito della sua analisi è sconvolgente: lo studio è compromesso da gravi problemi metodologici e addirittura da un banale errore nel foglio Excel, alcuni calcoli sono sbagliati e viene omesso di includere tra le nazioni esaminate tre casi rilevanti. Gli stessi economisti di Harvard sono costretti a riconoscere l’errore, sebbene cercando di sminuirne la portata. Ma la credenza che l’aumento del debito pubblico sia dannoso alla crescita non solo non viene scalfita, ma anzi si rafforza e le politiche dell’austerity continuano a seminare sempre più vittime, in Europa come nel resto del mondo.
Intanto Reinhart e Rogoff hanno continuato a essere protetti dalla loro aura sacrale conferitagli dalla “competenza”, sono stati insigniti di importanti premi e riconoscimenti, e a collaborare con organizzazioni che esercitano la governance mondiale. Gli errori sono umani e non si possono certo stigmatizzare due economisti che sicuramente hanno dedicato la loro vita agli studi, ma di ridimensionare il potere assoluto e dispotico della scienza, di riportarla al suo ruolo di strumento funzionale al benessere e allo sviluppo umano.
(Ilaria Bifarini, “La chiamano competenza, invece è mediocrità”, dal blog della Bifarini del 4 febbraio 2019).

Nessun commento:

Posta un commento