Domani saremo in piazza a Roma per dire che migrare non è reato. Se lo fosse, un italiano su dieci sarebbe condannato.
Francesca Fornario Giornalista e autrice satirica
Manifestiamo contro chi criminalizza i migranti perché i migranti siamo noi. Je suis migrant: non è retorica, è statistica. Quasi un italiano su dieci è un immigrato all’estero. L’8,2 per cento.
Siamo noi gli immigrati ai quali neghiamo l’accesso. Noi che incarichiamo i trafficanti libici di trattenere i profughi nei campi di prigionia, noi che perseguitiamo le ong che salvano chi annega, noi che “i migranti economici”, quelli che fuggono dalla miseria e non dalla guerra, li rimandiamo a casa.
Quei migranti economici siamo noi, con la differenza che il nostro passaporto ci consente di viaggiare in aereo e non su un barcone. Perché non ce ne restiamo al paese nostro?
Si chiederanno le nazioni che abbiamo invaso. Perché non ce ne restiamo
a casa nostra come fanno gli africani, eh? Sapete che appena l’1,5 per cento degli africani emigra in un altro continente? Che solo una piccola parte
di loro arriva in Italia? No, perché i Tg – e i politici del tipo che
vengono intervistati dai tg – non lo dicono mai.
Non spiegano, per
disinnescare l’allarme-invasione-con-i-
Se questi sono i dati, perché politici e talk-show denunciano l’invasione di massa quando è in corso un’evasione di massa?
Perché parlano di “emergenza-immigrazione” e non di
“emergenza-emigrazione”? Perché dipingono gli italiani che se ne vanno
come “Cervelli in fuga” anche quando vanno a fare i lavapiatti e gli stranieri che arrivano come “disperati” e come una piaga sociale anche quando – dice la Bce – fanno crescere il Pil?
La domanda da porsi quando la gran parte dell’informazione e
della politica travisa i dati e occulta i fatti è sempre una: chi ci
guadagna? “Follow the money”, disse Gola Profonda,
l’informatore che fece esplodere lo scandalo-Watergate, costato le
dimissioni del presidente repubblicano Richard Nixon. Seguiamo i soldi, passati in questi anni di crisi nelle mani di pochi, sottratti ai salari e consegnati alle rendite, tolti ai lavoratori e regalati alle imprese e alle banche. Che c’entra questo con gli immigrati? Follow the money.
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