venerdì 20 ottobre 2017

Migrare non è reato (e altre cose che non passano in tv).

Profilo bloggerDomani saremo in piazza a Roma per dire che migrare non è reato. Se lo fosse, un italiano su dieci sarebbe condannato.


Giornalista e autrice satirica
Migrare non è reato (e altre cose che non passano in tv)Manifestiamo contro chi criminalizza i migranti perché i migranti siamo noi. Je suis migrant: non è retorica, è statistica. Quasi un italiano su dieci è un immigrato all’estero. L’8,2 per cento.
Siamo noi gli immigrati ai quali neghiamo l’accesso. Noi che incarichiamo i trafficanti libici di trattenere i profughi nei campi di prigionia, noi che perseguitiamo le ong che salvano chi annega, noi che “i migranti economici”, quelli che fuggono dalla miseria e non dalla guerra, li rimandiamo a casa.
Quei migranti economici siamo noi, con la differenza che il nostro passaporto ci consente di viaggiare in aereo e non su un barcone. Perché non ce ne restiamo al paese nostro? Si chiederanno le nazioni che abbiamo invaso. Perché non ce ne restiamo a casa nostra come fanno gli africani, eh? Sapete che appena l’1,5 per cento degli africani emigra in un altro continente? Che solo una piccola parte di loro arriva in Italia? No, perché i Tg – e i politici del tipo che vengono intervistati dai tg – non lo dicono mai.
Non spiegano, per disinnescare l’allarme-invasione-con-i-barconi, che gli africani sono la minoranza degli stranieri presenti in italia (il 20 per cento, contro il 30 per cento di migranti provenienti dalla sola Romania). Preferiscono dichiarare l’inesistente “emergenza-immigrazione” – i numeri sono così contenuti che c’è semmai, un’emergenza-politici incapaci di gestire il fenomeno migratorio – e rilanciano le affermazioni allarmistiche che non trovano riscontro nei dati reali. «L’Italia è piena, stop, full!», dice Salvini, e invece l’Italia si svuota: gli stranieri che arrivano sono meno degli italiani che se ne vanno. «Stop agli immigrati, a Roma sono troppi, la pressione è ingestibile», gli fa eco Virginia Raggi, e invece sono il 13 per cento della popolazione, meno che a Parigi, Berlino o Londra, dove gli stranieri sono il 41 per cento e 250mila sono italiani: Londra è la quinta “città italiana” dopo Roma, Milano, Napoli e Torino. «Non possiamo accoglierli tutti, aiutiamoli a casa loro!», si unisce al coro Matteo Renzi, e invece ne dovremmo accogliere di più, ribatte il presidente dell’Inps sciorinando i dati: «Servono più migranti regolari: versano 8 miliardi di contributi e ne ricevono soltanto 3 in pensioni». A conti fatti, gli immigrati pagano la pensione a 620mila italiani.
Se questi sono i dati, perché politici e talk-show denunciano l’invasione di massa quando è in corso un’evasione di massa? Perché parlano di “emergenza-immigrazione” e non di “emergenza-emigrazione”? Perché dipingono gli italiani che se ne vanno come “Cervelli in fuga” anche quando vanno a fare i lavapiatti e gli stranieri che arrivano come “disperati” e come una piaga sociale anche quando – dice la Bce – fanno crescere il Pil?
La domanda da porsi quando la gran parte dell’informazione e della politica travisa i dati e occulta i fatti è sempre una: chi ci guadagna? “Follow the money”, disse Gola Profonda, l’informatore che fece esplodere lo scandalo-Watergate, costato le dimissioni del presidente repubblicano Richard Nixon. Seguiamo i soldi, passati in questi anni di crisi nelle mani di pochi, sottratti ai salari e consegnati alle rendite, tolti ai lavoratori e regalati alle imprese e alle banche. Che c’entra questo con gli immigrati? Follow the money.

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