Lunfardi, anarchico sobillatore
con un sentimento comune nella capitale: riscatto e autodistruzione.
Romanzo visionario ma non troppo.
"Così aveva finito per rinchiudersi qui, sotto i
quadri barocchi, sotto gli ori mendaci e gli stucchi. La tana del
dinamitardo, il quartier generale di Lunfardi". Tre righe e rivedi
quella maschera: Guy Fawkes nel film 'V per vendetta'. Ma stai leggendo
"Roma", ultimo romanzo di Vittorio Giacopini (il Saggiatore), un gioco
ironico ma non troppo sulla capitale del viver male, ormai postaccio
"latrina del mondo, sommersa dai gorgoglii delle fogne, dalle piogge
acidule di aprile, dalle minzioni degli accattoni alla stazione".
Dalla
'Banda della magliana' fino 'a Mafia capitale'. Giacopini nuota tra
queste miserie e si inventa Lucio Lunfardi, ex giornalista, anarchico e
abominevole sobillatore. A lui è affidata la soluzione finale per Roma:
dopo averle provate tutte, dopo aver sopportato tutto, quando l'acqua
della pazienza è ormai arrivata alla gola, ecco il piano per far morire
Roma. Proprio come Guy Fawkes e la sua congiura delle polveri del 1605,
il piano per ammazzare il re e i signori della Camera dei lord
nell'Inghilterra elisabettiana, diventato un cult in epoca moderna:
esattamente 400 anni dopo con il film di James McTeigue 'V per
vendetta'.
Come
il Fawkes del film, Lunfardi vive nascosto nelle tenebre. "E' sempre
notte intorno a lui", "non potevano sgamarlo, né rintracciarlo". Fa sul
serio, Lunfardi, ma non è Nerone. Roma, ragiona mentre escogita il suo
piano del riscatto di decenni di vita da sconfitto, "non è città da
spegnersi con le fiamme, Roma la vacca". Meglio l'acqua: "Noè senza
l'arca, invocava il diluvio, un Armageddon. C'avrebbe pensato lui:
poteva farlo. E che ci voleva? L'esplosivo adeguato, una strategia e una
combriccola di complici, amici discreti". La risposta è nel Tevere:
"Minare i muraglioni, minare i ponti: attendere l'occasione, avere un
piano...".
Visionario,
appassionato di Thelonious Monk, perfettamente calato nella realtà di
oggi, a quasi dieci anni dalla crisi del 2008 e con mille domande su
dove va Roma, dove va il mondo, Lunfardi è l'ultima stazione della
reazione umana ad uno sfacelo millenario. Come sempre, Giacopini osa:
oltre la morale e le convenzioni, il conformismo e il perbenismo. Dritto
al cuore di un problema che come società non sappiamo più risolvere.
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