Caro dott. Eugenio Albamonte,
come sicuramente lei saprà bene, io sono una normale cittadina che, suo malgrado, ha dovuto ob torto collo
fare i conti con la Giustizia Italiana negli ultimi otto anni della
propria vita, e non perché abbia violato la legge penale, ma per il
semplice fatto che il proprio fratello è stato ucciso quando era nelle
mani proprio della Giustizia. Il signor Stefano Cucchi.
Le
aule dei Tribunali Italiani sono diventati ormai la mia seconda casa.
Nutro enorme rispetto nei confronti della magistratura alla quale ho
affidato la vita mia e della mia famiglia. E ciò nonostante sia stata
proprio la magistratura a tradire per prima Stefano, quando si è
presentato
all'udienza di convalida del suo arresto,
il 16 ottobre del 2009, a Roma, per essere giudicato dopo essere stato
vittima di un brutale pestaggio a seguito del suo arresto. Il corpo di
Stefano, la sua voce e le sue parole hanno denunciato le condizioni
fisiche in cui si trovava.
Se ne sono accorti tutti, cancelliera,
avvocati, medici agenti ecc ecc, tranne due suoi colleghi che lo hanno
avuto davanti per quasi un'ora.
Lei è
presidente dell'Anm, un'associazione che vedo molto potente ed
altamente rappresentativa della categoria professionale cui Lei
appartiene.
Ritengo che il magistrato abbia il
sacrosanto diritto di esprimere le proprie opinioni
e per questo non debba essere assolutamente sanzionato. Ma, c'è un ma:
quando si critica in modo così veemente tutta la politica italiana, nei
talk show e nei pubblici dibattiti, quei facili e plebiscitari consensi
che si ottengono dall'opinione pubblica, dettati più che altro da un
profondo senso di frustrazione per la crisi economica e sociale che
morde forte questo paese, non solo ci si dimentica di esserne spesso
corresponsabili mancando totalmente di senso di autocritica, ma si perde
anche la capacità di essere visti come giudici super partes ed estranei
all'agone politico.
Ci si
dimentica della condizione delle carceri del nostro Paese, di come
funzioni la Giustizia per i cittadini normali o, soprattutto, per gli
ultimi, per gli invisibili i cui diritti vengono spesso schiacciati
proprio tra l'esercizio del vostro potere e quello politico.
Potrei parlarle "delle lezioni di vita carceraria" impartite al sig.
Rachid Assarag
a Parma, o del "legittimo e normale uso della violenza " inflittogli
nel carcere di Piacenza come drammaticamente documentato dai video di
sorveglianza acquisiti dalla Procura, ma non voglio entrare nel
particolare: mi limito solo a richiamare alla Sua attenzione le oramai
quotidiane sentenze pronunciate contro il nostro Paese dalla CEDU.
Parliamo
sì del rispetto del diritto di libertà di opinione che deve essere
garantito a tutti, anche a voi. Ma parliamo anche del diritto al
rispetto dei diritti umani che deve essere garantito anche agli ultimi
ed ai cosiddetti invisibili, rispetto al quale, mi permetta,non trovo
nemmeno in voi tanta sensibilità.
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