Quale
Parlamento ha approvato la modifica costituzionale? Un Parlamento
eletto con la legge elettorale detta Porcellum. Per capire perché è
chiamata così basta consultare in rete i risultati delle elezioni
politiche del 2013.
Basta il semplice confronto del risultato dei due partiti maggiori alla Camera dei deputati:
PD voti 8.644.187 seggi 292
5 Stelle voti 8.689.168 seggi 108
Com’è possibile che il M5Stelle che aveva ricevuto 44.981 voti più del PD abbia ottenuto un numero di seggi di poco superiore a un solo terzo dei seggi ottenuti dal PD?
Perché dei due maggiori partiti quello che aveva preso meno voti ha ottenuto quasi tre volte più seggi del partito che aveva preso più voti?
La spiegazione è semplice: effetto del premio di maggioranza istituito dal Porcellum. Nel 2013 il PD si presentò in coalizione con SEL, Centro Democratico e SVP (Sudtiroler Volkspartei). Solo grazie alla coalizione i quattro partiti fruirono del premio di maggioranza: ricevettero in tutto solo il 29,54% dei voti e ottennero il 54% dei seggi. Così una coalizione che non aveva raggiunto nemmeno il 30% dei voti si spartì i 340 seggi del premio: 292 PD, 37 SEL, 6 Centro Democratico e 5 SVP. Occorre poi considerare che la percentuale dei votanti del 2013 fu del 75%; quindi il 30% dei votanti corrispondeva al 25% degli aventi diritto al voto.
Conseguenza del massimo rilievo: il voto eguale, stabilito dall’articolo 48 della Costituzione, è stato così smentito in modo plateale. Il voto di chi ha avuto la fortuna di votare per chi ha vinto conta quasi tre volte di più del voto di chi ha avuto la sfortuna di votare per chi non ha vinto. Il voto è ormai diseguale. È la più insidiosa violazione dei principi costituzionali.
Da allora una minoranza, inferiore a un terzo dei voti registrati, si fregia del titolo di maggioranza. Si comporta come maggioranza, comanda come maggioranza, si scompone e si ricompone come maggioranza. Sì, perché la maggioranza, non espressa dalle urne ma prodotta dal premio nel 2013, non esiste più da tempo. Ne è uscita SEL, che con i 37 seggi avuti dal premio sta ora all’opposizione, mentre sono entrate le truppe di Alfano e Verdini che al momento del voto erano nella minoranza.
La prima falsa maggioranza è stata sostituita in corsa dalla nuova falsa maggioranza. Così una compagine che rappresenta a stento il 25% degli aventi diritto al voto ha imposto la nuova legge elettorale Italicum e la modifica della Costituzione. Particolare ironico: poiché l’Italicum attribuisce il premio a una sola lista e non alla coalizione, se nel 2013 si fosse votato con questa legge e non col Porcellum il M 5 Stelle avrebbe ricevuto il premio di maggioranza e sarebbe andato al governo.
Il premio di maggioranza è una violenta alterazione nel processo di trasformazione dei voti in seggi. Con una legge elettorale formalmente basata sul metodo proporzionale (come il Porcellum e l’Italicum) prima dell’attribuzione del premio ogni lista è in virtuale possesso di un numero di seggi corrispondente ai voti ricevuti. L’attribuzione del premio sottrae seggi agli eletti delle liste perdenti e li attribuisce ai non eletti della lista vincente. Una lista che col 30% dei voti ottiene il 54% dei seggi si appropria del 24% mancante sottraendo seggi agli eletti delle liste perdenti per consegnarli ai suoi non eletti. Il premio di maggioranza è per definizione una rapina di seggi guadagnati col voto e espropriati a vantaggio di chi il voto non l’ha ricevuto.
La “riforma costituzionale” concentra tutto il potere nella Camera e lo attribuisce intero al governo. La legge elettorale Italicum consegna il governo a una minoranza. Non solo a una minoranza: a un solo partito. Ci sarà così il governo del partito unico.
Ora si diffonde, ancora di più dopo il colloquio Renzi-Scalfari, l’idea che per tornare nella normalità basterebbe aggiustare la legge elettorale: attribuire il premio di maggioranza alla coalizione invece che a un solo partito. Niente affatto: il premio resterebbe e con esso la diseguaglianza del voto. Ma soprattutto resterebbe il dominio sul potere legislativo da parte del governo. Addolcire la legge elettorale non elimina affatto l’incostituzionalità della “riforma”.
Ma questa piace al partito che con 292 seggi, in discreta parte rubati, domina il parlamento. Il PD sa benissimo che non avrà mai la maggioranza. Perciò sceglie la scorciatoia: la vittoria della minoranza. La Costituzione protegge le minoranze dagli eccessi del potere ma non fino al punto di concedere a una minoranza l’eccesso del potere.
Continuiamo a raccogliere firme contro la “riforma costituzionale” e contro la legge elettorale Italicum. I cittadini che non trovano in piazza i banchetti vadano a firmare nelle segreterie dei loro comuni e segnalino eventuali boicottaggi delle amministrazioni.
(15 giugno 2016)
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