venerdì 17 giugno 2016

Ttip e Ceta, il richiamo dei vescovi Usa e Ue. Presto in aula a Bruxelles il rapporto di Eleonora Forenza sui diritti umani nelle politiche commerciali.

Ieri in Commissione Commercio Internazionale al Parlamento Europeo è stato approvato il rapporto, di cui è stata relatrice Eleonora Forenza, deputata europea dell'Altra Europa - gruppo GUE/NGL, sull'impatto della politica commerciale UE sui diritti umani e sugli standard sociali e ambientali. 

controlacrisi.org fabio sebastiani
Per la prima volta si fa una valutazione sull'impatto degli accordi economici tra Ue e Paesi Terzi dal 2010 al 2015 in termini di diritti umani e responsabilità sociale d'impresa.
“Siamo riusciti a far approvare in commissione il rilancio del pieno coinvolgimento delle organizzazioni che difendono i diritti dei lavoratori – si legge in un nota a firma di Forenza - la richiesta che la clausola per i diritti umani diventi più cogente, l'obbligatorietà delle valutazioni d'impatto in tema di diritti.
Sicuramente il rapporto rappresenta un primo passo, anche in vista della sua approvazione dall'emiciclo di Bruxelles, prevista per il prossimo mese di luglio. “In una fase cruciale come questa, in cui è sempre più necessario mettere un freno allo strapotere delle multinazionali, soprattutto nell'ambito della battaglia contro accordi come il TTIP e il CETA, che mettono a rischio la democrazia e i diritti dei cittadini europei”.
Va nella stessa direzione il documento firmato congiuntamente dal cardinale Reinhard Marx, presidente della Commissione degli episcopati europei (Comece) e da monsignor Joseph Edward Kurtz, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che invita i negoziatori di Ceta e Ttip ad usare un supplemento di cautela e di osservazione rispetto ai nuovi accordi commerciali.
"Prima di completare, approvare e ratificare la proposta di Trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico (Ttip) e' essenziale compiere una analisi approfondita del rapporto costi benefici a livello sociale e ambientale". Il dubbio dei vescovi e' se davvero il Ttip contribuisca effettivamente "al benessere di tutti i cittadini, soprattutto dei poveri", che porti "a un mondo piu' sicuro e in pace" e non all'aumento "delle tensioni economiche e politiche". Senza cadere nell'eccessiva regolamentazione ne' nella totale liberta', i "patti e i trattati devono sostenere il dinamismo sociale, dando fiducia ai poteri creativi della mente e del cuore e promuovendo una equa partecipazione a tutti i membri dell'unica famiglia umana", scrivono i due presidenti, che citano Papa Francesco e Papa Benedetto, ricordando che "le politiche commerciali devono essere fondate su criteri etici centrati sulle persone" e devono "conformarsi ai principi che difendono la vita umana, proteggono ambiente e salute, promuovono la giustizia e la pace". I vescovi chiedono "che i piu' vulnerabili e i piu' poveri siano messi al primo posto", e che siano il criterio di giudizio per il Ttip.

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