Secondo il rapporto, che ha preso in esame anche luoghi dell'hinterland napoletano come Afragola e il tristemente noto Caivano, esistono interi quartieri "dove l'incesto è la normalità". 200 i casi appurati, ma il sommerso potrebbe nascondere il lato peggiore.
Presidente Albano, pensa che una ricerca come questa possa consolidare l'idea che gli abusi sessuali sui bambini siano una caratteristica delle aree popolari più povere anche culturalmente?
L'abuso sui minori è un fenomeno trasversale e non confinato alle famiglie povere. L'indagine stessa del Garante della Campania è limitata a 41 Comuni che costituiscono solo il 12% del totale dei Comuni della Campania e tra questi sembrano compresi quelli dove il degrado sociale ed economico è pesante. Ecco perché invito a fare chiarezza sui dati e sulle tecniche di rilevazione: l'iniziativa campana è preziosa e apprezzabile, ma andrebbe coordinata con altre indagini nazionali per uniformare la metodologia, il tipo di questionario, i destinatari delle domande. In questo campo l'organismo di riferimento istituzionale è l'Osservatorio sulla pedofilia e la pornografia minorile, che raccoglie i dati a livello nazionale.
Dunque una indagine limitata ma importante?
Limitata geograficamente, questo è certo. E allo stesso tempo importante perché se da un lato fa purtroppo luce sulle atrocità commesse sulla pelle dei bambini, dall'altro potrebbe indicare una maggiore consapevolezza e volontà di denuncia da parte delle vittime. I fatti di cronaca e la sensibilizzazione sulla questione fanno in modo che finalmente il problema della pedofilia e degli abusi sessuali sui minori sia un argomento anche mediatico e questo non può che contribuire a far emergere il fenomeno che spesso rimane sommerso in quanto avviene nel cosiddetto circolo di fiducia del bambino, in famiglia o nella cerchia delle amicizie.
Perché il rapporto campano si limita all'incesto e non sembra trattare la pedofilia?
Questa è una scelta del Garante della Campania e posso solo registrare il fatto che l'incesto implica consanguineità - genitori che abusano dei figli - mentre sappiamo che in numerosi casi è lo zio, il cugino o il compagno della madre a commettere questo reato e dunque tecnicamente non è incesto.
Cosa può fare il Garante per prevenire questi abusi?
Non esiste una ricetta facile e la soluzione è una attività di rete che coinvolga tutto il territorio nazionale. Come Garante ho instaurato immediatamente un contatto con l'Osservatorio sulla pedofilia e la pornografia minorile, l'obiettivo è formare delle sentinelle che possano intercettare precocemente gli abusi e orientare immediatamente le vittime. Parlo degli insegnanti, dei professori, dei maestri. E anche dei pediatri: a questo proposito trovo davvero utile il progetto del Telefono Azzurro che comincerà a formare i pediatri di base su come riconoscere gli abusi. Ricordo che tutte queste figure di tutela per il bambino sono obbligate a segnalare ai servizi sociali quando riconoscono un bambino abusato sessualmente.
Pensa che i corsi all'affettività, tanto ostacolati da alcuni genitori, siano efficaci?
Senza dubbio. Quanti più elementi riusciamo a dare ai bambini, meglio riusciranno a riconoscere l'abuso quando si manifesta. Chiunque abbia figli piccoli è consapevole che si confidano più facilmente nella cerchia amicale o scolastica e dunque è fondamentale che esistano operatori formati e impegnati a educare all'affettività e all'espressione delle emozioni.
Ora una parola sulla stepchild adoption. Accoglie favorevolmente la sentenza della Cassazione che ha stabilito che una bambina potrà avere due mamme?
Quella sentenza è avvenuta in base alla legge sulle adozioni del 1983
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