decide roma
Lettera aperta alla sindaca Virginia Raggi. Le proposte per un audit pubblico sul debito di Roma Capitale avanzata dalle reti dei movimenti e delle associazioni che sostengono i beni comuni urbani
Venerdì 10 giugno, in un’assemblea pubblica molto partecipata, Decide Roma ha presentato il Primo rapporto sul debito di Roma Capitale, frutto di alcuni mesi di lavoro da parte di decine di attivisti. La consapevolezza che ha guidato il lavoro nasce dal fatto che riteniamo la città, e le donne e gli uomini che la abitano, da troppo tempo in credito di diritti individuali e sociali, di beni e di servizi, per poter accettare ulteriori spoliazioni basate sulla presunta oggettività di vincoli monetari e finanziari, che perseguono unicamente la riproduzione del modello liberista dominante.Molti sono i punti di riflessione emersi da questo primo lavoro:
a) la gestione emergenziale, legata al commissariamento del debito pregresso, ha affermato nei fatti un dispositivo istituzionale che non permette la trasparenza e la conoscenza sui dati, la natura e la legittimità del debito (solo per fare un esempio, dall’audizione del Commissario alla Camera dei Deputati nell’aprile 2016, si evince che per il 43% delle posizioni debitorie – pari a 2 miliardi di euro – addirittura non sono stati individuati i soggetti creditori);
b) lo stretto legame tra la formazione del debito e la politica urbanistica, segnata per decenni dalla speculazione immobiliare, col risultato di una città dispersa su un territorio vastissimo e con costi enormi per l’infrastrutturazione delle reti e dei servizi a carico della collettività;
c) gli alti tassi d’interesse corrisposti a Cassa Depositi e Prestiti e alle banche per i 1686 mutui contratti;
d) la sostanziale insostenibilità della finanza pubblica originata da un deficit strutturale delle entrate di bilancio del Comune di Roma e non – come solitamente si afferma – da un eccesso di spesa; deficit riscontrabile anche in paragone con le altre città italiane, nonostante le aliquote di tassazione più alte a carico dei cittadini;
e) il peso – pari a 1 miliardo – degli oltre 2000 contenziosi giudiziari sugli espropri per pubblica utilità, che alimentano la rendita proprietaria;
f) la forte incidenza degli sprechi nelle opere pubbliche; g) gli alti costi per le politiche di privatizzazione e di esternalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi di welfare, che lungi dal rappresentare una soluzione alle inefficienze del pubblico, ne hanno rappresentato un aggravio.
Sono tutte questioni che dicono molto sullo stato della città e su come, grazie al patto di stabilità interno e al pareggio di bilancio, alla spending review e ai tagli dei trasferimenti da una parte, e alla consegna della città ai grandi interessi finanziari e speculativi dall’altra, sia oggi messa a forte rischio la stessa funzione pubblica e sociale del Comune. Per questo abbiamo colto positivamente le diverse prese di posizione da Lei espresse durante la campagna elettorale e dopo la sua elezione, in favore dell’avvio di un’audit sul debito di Roma. Crediamo possa essere la strada giusta per riavviare un percorso di riappropriazione della ricchezza sociale prodotta dalla città, che per troppi anni è stata espropriata grazie ai vincoli finanziari imposti alla stessa.
Nel merito, intendiamo formulare alcune proposte e obiettivi che dovrebbero caratterizzare il lavoro di audit sul debito del Comune:
a) l’audit deve essere pubblico, e non può dunque risolversi con la costituzione di una commissione istituzionale o con un nucleo di esperti. Il contributo degli esperti sarà necessario, ma lo è altrettanto la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori, che devono essere coinvolti e messi in grado di conoscere e di contribuire alle decisioni in merito. A maggior ragione se il lavoro di audit -come dovrebbe- dovesse estendersi alla gestione di ogni servizio pubblico;
b) l’audit pubblico è di per sé un percorso di trasparenza e deve prefiggersi la fine di ogni separatezza ed esclusività nella conoscenza sui dati e la natura del debito: da qui la necessità di porre con determinazione la fine della gestione commissariale del debito pregresso e l’avvio di una gestione democratica e partecipativa dello stesso.
c) l’audit pubblico deve porsi la finalità di individuare il debito odioso e illegittimo per arrivare ad una sostanziale riduzione dell’onere (interessi e capitale) a carico della colletività e restituire alla comunità territoriale e al Comune la capacità di poter decidere e di mettere in campo scelte che prefigurino un altro modello di città. Per questo l’obiettivo dell’audit pubblico deve essere la radicale rimessa in discussione del debito stesso e del Piano di rientro (“decreto Salva Roma”), mettendo fine alla subordinazione dell’autonomia municipale nei confronti delle direttive governative e restituendo alla città il diritto di scegliere il proprio futuro.
Queste sono le proposte che mettiamo in campo e che vorremmo poter discutere pubblicamente con Lei e con la sua amministrazione. Governare la città di Roma non è certo un compito facile. In questo senso, crediamo che Lei non potrà considerarsi astrattamente la «Sindaca di tutte/i». Perché non siamo tutti uguali.
La città e i suoi beni comuni sono oggi ostaggio dei poteri forti della proprietà fondiaria e immobiliare, delle banche e della finanza, e i cittadini ne subiscono le conseguenze. Sarà inevitabile dover scegliere da che parte stare. Per parte nostra, dobbiamo solo riappropriarci di quello che ci appartiene. A partire dalla democrazia. Perché o decide Roma o non vi sarà alcun futuro per la città.
Tratto da
www.decideroma.com
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