In
relazione all’audizione di lunedì 20 giugno in Commissione Giustizia e
Commissione Affari Sociali riunite, l’unica reale novità rilevata
nell’annoso dibattito sulla legalizzazione della cannabis si è rivelata
la presenza in qualità di auditi delle tre associazioni che meglio
rappresentano le istanze dei consumatori: ASCIA, FreeWeed e Canapa Info
Point.
Abbiamo reciprocamente apprezzato i
contenuti delle relazioni e degli interventi dei portavoce delle
associazioni e ugualmente lo stesso stupore ci ha colpito nel dover
ascoltare ancora tesi e teorie che ci hanno fatto tornare indietro nel
tempo per ritrovarci con gli stessi argomenti trattati indecentemente
per anni dal DPA di Serpelloni, dalle supposizioni della Fini-Giovanardi
e dall’accolita faziosa componente proibizionista capeggiata questa
volta da S.Patrignano e dalla Comunità Exodus di Don Mazzi.
Abbiamo assistito a tutta l’audizione,
rendendoci conto che ormai neanche gli organismi scientifici o
istituzionali possono continuare a dire le menzogne propinateci fino ad
ora, dovendo ammettere che la cannabis è meno dannosa di altre sostanze
legali come l’alcol e il tabacco, che non esiste correlazione tra
psicosi e uso di cannabis, che non è dimostrabile l’effetto del THC nel
caso di incidenti stradali se non in possesso di strumentazioni precise e
via dicendo, ma dovendo dare un colpo al cerchio (in virtù del
cambiamento di tendenza globale) e uno alla botte (in virtù del ruolo
scientifico o istituzionale che ricoprono), abbiamo dovuto ascoltare
delle contraddizioni in termini come: la cannabis autoprodotta può
essere dannosa come potrebbe essere dannosa la coltivazione in proprio
di viti a causa della possibilità che sviluppi metanolo nel vino (?),
che il polline delle coltivazioni autoprodotte potrebbe inseminare le
coltivazioni ad uso industriale e terapeutico e mettere a repentaglio la
qualità di queste (?), che l’assunzione di cannabinoidi inibisce e
interferisce con il nostro sistema endocannabinoide (?), che il
minorenne potrebbe seguire le abitudini “legali” dei genitori (come se
per l’alcol e il tabacco non esistessero le stesse condizioni) e via
dicendo, tutte tesi fuorvianti e non dimostrabili che scoprono
inesorabilmente la penuria di argomentazioni a favore del mantenimento
di un regime proibizionista.
Ma vogliamo soffermarci un po’ di più sull’audizione dei rappresentanti delle Comunità di S.Patrignano e di Exodus.
Senza voler mancare di rispetto, ci è
sembrato di ascoltare dei robots nei quali è stata immessa
un’applicazione che si attiva ogni volta che si parla di cannabis e che
dai tempi della Fini-Giovanardi non ha avuto nessun aggiornamento di
software.
Per l’ennesima volta abbiamo sentito dire
che la cannabis è il trampolino di lancio per le droghe pesanti, che non
esistono differenze tra le varie sostanze psico-attive, che la
legalizzazione porterebbe ad un uso diffuso e incontrollato di cannabis e
così via, ma il top è stato raggiunto quando rispondendo alla domanda
dell’on. Ferraresi: “Quanti sono i soggetti in terapia nella vostra
Comunità per uso esclusivo di cannabis?”, il rappresentante di
S.Patrignano ha risposto: “50 su 1.200 e sono tutti giovani tra i 15 e i
19 anni”!
La prima cosa che salta all’occhio è la
percentuale minima di persone che hanno richiesto un percorso
terapeutico e di riabilitazione per uso di cannabis (0,4%), la seconda è
l’età dei giovani, la maggior parte minorenne e quindi “internati” per
espressa decisione dei genitori, probabilmente molto spaventati dalla
malainformazione di cui S.Patrignano ed Exodus sono maestri.
Confidiamo di aver dato, con le nostre
audizioni, delle informazioni ai membri delle Commissioni Giustizia ed
Affari Sociali, con cui poter controbattere in sede di discussione alla
malcelata voglia di mantenere lo status quo che vede ancora 5.000.000 di
italiani costretti alla clandestinità.
Nei prossimi giorni saremo più precisi nel confutare punto per punto le contraddizioni e le falsità proposte in audizione.
Ass.ni ASCIA – Canapa Info Point
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