Al centro della polemica la rideterminazione del fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento dei rifiuti urbani.
osservatorelaziale.it di Ivan Galea
La Regione Lazio si è impegnata a rimodulare lo “scenario di controllo” al vigente piano regionale di gestione dei rifiuti. Una decisione arrivata dopo gli impegni 'inderogabili' presi con la Commissione Europea per la risoluzione delle diverse criticità nell’ambito della pianificazione in materia rifiuti che avevano visto la Regione coinvolta in procedimenti presso la Corte di Giustizia Europea e presso il Tribunale Amministrativo del Lazio.
La Regione Lazio ha quindi convocato, lo scorso gennaio, delle riunioni con i vari Enti Provincia del Lazio (Frosinone, Latina, Viterbo, Rieti), la Città metropolitana di Roma Capitale (ex Provincia di Roma) e Roma Capitale per l’acquisizione di dati e documenti relativi la produzione dei rifiuti urbani di ogni ambito provinciale, nonché sulle previsioni inerenti la gestione dei rifiuti e ai diversi orizzonti temporali nel breve, medio e lungo periodo con particolare riguardo agli obiettivi di raccolta differenziata. E agli intendimenti, delle varie Amministrazioni, riferiti alla eventuale necessità di ulteriori infrastrutture impiantistiche per la gestione del ciclo dei rifiuti.
Un nuovo scenario di controllo, da parte della Regione Lazio, che redatto un documento denominato 'Determinazione del fabbisogno', propedeutico in particolare alla rideterminazione del fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento dei rifiuti urbani.
Da evidenziare il fatto che per la stesura del documento regionale denominato 'Determinazione del fabbisogno' la Regione Lazio ha preso in considerazione le valutazioni e i dati aggiornati forniti da tutti gli Enti con eccezione degli Enti Provincia di Frosinone e Viterbo che non hanno fornito i dati aggiornati facendo quindi ricorrere la Regione all'utilizzo dei dati resi disponibili dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
La Regione Lazio ha quindi deliberato di approvare e di sottoporre il documento denominato “ Determinazione del fabbisogno” a procedura di Verifica di Assoggettibilità a VAS
Su vari punti del documento regionale non è mancata la critica da parte di diverse associazioni e comitati dei territori interessati che hanno evidenziato quelle che secondo loro rappresentano delle forti criticità.
Di seguito la nota a firma di: Retuvasa (Associazione Rete per la Tutela della Valle del Sacco), Associazione Raggio Verde, Ugi (Associazione Unione Giovani Indipendenti), Comitato Residenti Colleferro, Arci Montefortino, A.ma (Associazione Mamme Colleferro), Meetup Colleferro 5 stelle, Associazione Diritto alla Salute DAS Onlus, Associazione Culturale Anagni Viva, Artenaonline, Associazione Terra Attiva, Comitato Fermiamo Cupinoro, Comitato Malagrotta, Cittadini Liberi della Valle Galeria
"Il documento nasce, per inciso, su sollecitazione dell'Autorità Giudiziaria (annullamento piano rifiuti da parte del TAR) e della Commissione europea e questo comprova quanto sia importante l'attenzione dei cittadini sulle questioni ambientali.
Il documento offre vari spunti di riflessione e nuovi terreni di confronto tra la Regione e le associazioni e i comitati.
Siamo ancora molto lontani dall'inversione di tendenza che i cittadini e le associazioni vorrebbero ed ogni argomento meriterebbe un approfondimento che non potrà che essere effettuato successivamente.
Allarmante è che ad oggi le politiche di prevenzione della formazione dei rifiuti non siano altro che un insieme di buoni propositi e belle parole senza alcuna iniziativa concreta, mentre solo portando avanti politiche concrete di prevenzione e di diversa gestione dei rifiuti, si potrebbe porre fine al ciclo “vizioso” dei rifiuti. Il Ministero dell'Ambiente ha posto un ambizioso programma di prevenzione nella formazione dei rifiuti da attuare entro il 2020 (5% riduzione dei rifiuti urbani per unità di PIL).
Il documento dà atto di ciò, ma contestualmente si deve leggere che “le province, Roma Città Metropolitana e Roma Capitale nelle loro proposte non hanno previsto la riduzione della produzione dei rifiuti”, pur mancando solo tre anni alla scadenza del programma.
Assurda è l'attestazione ufficiale che le frazioni organiche dei rifiuti sono a tutt'oggi destinate alle discariche e ciò a distanza di ben 16 anni dalla direttiva comunitaria 1999/31, che imponeva l'adozione di un programma concreto per la riduzione del conferimento di tali rifiuti in discarica. Gli impianti di compostaggio attualmente operativi nel Lazio possono trattare solo 70.500 t/anno, mentre la Regione Lazio continua ad approvare o a dare pareri favorevoli di compatibilità ambientale su progetti di costruzione di impianti di trattamento meccanico biologico (vedi Cupinoro e Colle Fagiolara), contestualmente attestando di avere una capienza più che sufficiente.
E che dire dei termovalorizzatori indicati come operativi, spesso obsoleti e molto inquinanti come quelli di Colleferro? O ancora della Terza linea di San Vittore?
Sarà contenta la comunità dei cittadini di Malagrotta nel venire a sapere che il gassificatore è inserito nell'impiantistica in dotazione, nonostante i tanti proclami alla popolazione?
In questo contesto viene previsto un pareggio di bilancio tra produzione di CDR e capacità di combustione negli anni 2019 o 2020, con una percentuale che si attesta negli anni a seguire a circa il 60% di utilizzo per lo scenario 1 (con la raccolta differenziata che sale gradatamente dal 45% al 75%) e il 100% per lo scenario 2 (con la raccolta differenziata che sale gradatamente dal 55% al 75%), fino al 2026. Presumibilmente più veritiero lo scenario 2 con i dovuti dubbi legati alla variabilità della raccolta differenziata.
Colleferro e San Vittore coprirebbero più del 70% della combustione di rifiuti.
Previsione per dieci anni che rappresenta un nulla di fatto nella direzione di un cambiamento di passo, anzi denota una evidente mancanza di programmazione avvenuta nel passato con evidenti ripercussioni sul futuro.
Poco incoraggiante è inoltre la percentuale di raccolta differenziata raggiunta a Roma Capitale rispetto al fiume di soldi pubblici versati e il dover leggere che molte Province, ben lontane dal raggiungimento della percentuale del 65% di raccolta differenziata, non ipotizzino nemmeno una crescita della percentuale nei prossimi anni (è il caso della Provincia di Latina).
Assurdo che in una situazione del genere chi ha dovuto lavorare sulla determina non sia riuscito a ricevere dalla Provincia di Frosinone i dati aggiornati della raccolta differenziata, utilizzando i dati Ispra del 2014. Incapacità o noncuranza?
Ancora, la Regione Lazio non vuole ancora uscire dallo smaltimento dei rifiuti in discarica ed infatti conclude, senza mai nominare le discariche, sulla necessità di reperire “volumetrie utili alle esigenze di smaltimento della frazione residua del trattamento dei rifiuti urbani”.
Una di queste è sicuramente la discarica di Colleferro, che attualmente ha una dote di 33.000 tonnellate di residuale per il conferimento, ma se venisse applicato lo spostamento dei tralicci TERNA, raggiungerebbe una disponibilità di oltre 600.000 tonnellate, divenendo il sito più grande a servizio della Regione Lazio poco al di sopra della discarica di Roccasecca in provincia di Frosinone.
In conclusione, il quadro che ne esce è quello di una gestione pubblica dei rifiuti spesso contraddittoria e poco lungimirante, incapace a guardare al futuro ed ancorata agli ultimi posti della gerarchia dei rifiuti.
Eppure la Regione Lazio pare essere quella che tassa di più i propri cittadini.
Sarebbe dunque auspicabile che almeno una piccola parte dei soldi pubblici riscossi dalla Regione venisse investita per guardare un po' più avanti e promuovere ad esempio nuove strategie di prevenzione e gestione dei rifiuti, magari coinvolgendo anche le associazioni e i cittadini, come prevedono le convenzioni internazionali sottoscritte e rimaste spesso lettera morta come i programmi ministeriali per la prevenzione dei rifiuti.
Un approccio più lungimirante nell'amministrazione della cosa pubblica potrebbe anche portare linfa vitale: nuovi investimenti, nuovi posti di lavoro.
Sogniamo?"
Anche il delegato alla Salute, Ambiente e Politiche Sociali della consulta giovanile della città metropolitana di Roma Capitale, Alessandro Verrelli è intervenuto in merito al documento regionale: "Sono contrario a qualsiasi ipotesi di ampliamento della discarica di colle Fagiolara a Colleferro. La Regione Lazio il 26.4.2016 ha approvato la delibera per la determinazione del fabbisogno degli impianti, secondo i dati sulla produzione dei rifiuti raccolti dalle province. Per Colleferro, la Regione prevede di aggiungere ai 33 mila metri cubi altri 600 mila metri cubi di volumetria disponibile a seguito dello spostamento dell’elettrodotto di Terna, che si trova sito all’interno. Il quantitativo aumenterà di 18 volte! Naturalmente il costo degli spostamenti sarà a carico dei contribuenti! L'ennesimo regalo del PD e di Zingaretti al nostro territorio."
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