venerdì 17 giugno 2016

Le multe della Ue per sgravi e rifiuti? Ci costano 410 mila euro al giorno.

Per le condanne in via definitiva l'Italia ha già speso 120 milioni. Ma le sanzioni europee prevedono anche una penale quotidiana. Dalla gestione della spazzatura in Campania agli aiuti di Stato illegittimi, ne stiamo pagando quattro. E presto potrebbe aggiungersene un'altra da 160 mila euro.

Le multe della Ue per sgravi e rifiuti? Ci costano 410 mila euro al giorno L'Espresso di Paolo Fantauzzi
Quattrocentodiecimila euro al giorno compresi i sabati, le domeniche e i festivi: spicciolo più, spicciolo meno, è la cifra che l'Italia paga quotidianamente alla Ue sotto forma di penali per la sua inerzia e la violazione delle regole comunitarie. Non ci sono solo i fondi non spesi e un contributo al bilancio dell'Unione che è assai maggiore dei soldi che tornano a Roma (4 miliardi e mezzo di differenza nel 2014): a far pendere verso il rosso il saldo con l'Europa concorrono anche le multe comminate da Bruxelles. Inadempienze che costano salato alle casse pubbliche, con penali che lievitano giorno dopo giorno, apparentemente senza destare grandi preoccupazioni.

SALATI RIFIUTI

Il caso più recente è emblematico: l'incapacità di smaltire i rifiuti in Campania, tali da mettere a rischio la salute umana e l’ambiente. Condannata una prima volta nel 2010 dalla Corte di giustizia del Lussemburgo, per cinque anni l'Italia non ha fatto quasi nulla per risolvere il problema. E così l'estate scorsa è stata condannata in via definitiva : 20 milioni di sanzione forfettaria una tantum più 120 mila euro al giorno di penale. In meno di un anno, in pratica, Roma ha versato alla Ue circa 60 milioni. Senza contare i 150 milioni che furono stanziati nel 2008 dal governo Berlusconi per superare la fase più critica dell'emergenza e quelli che serviranno per risolvere il problema. Considerando che il salasso continuerà finché non sarà completata la capacità di trattamento nella regione e che nella migliore delle ipotesi ci vorranno 15 anni per smaltire i sei milioni di tonnellate di ecoballe accumulate finora, il rischio è che solo di penali l'Italia possa dover sborsare fino a mezzo miliardo nel corso del tempo.


Caso simile, le discariche abusive, anch'esse oggetto di contestazione da parte dell'Europa, con la motivazione che l'Italia non ha fatto nulla per contrastare l'abbandono “selvaggio” dei rifiuti: l'Unione europea ne aveva censite 218 in tutto il Paese, sanzionate una prima volta nel 2011. Anche in questo caso, davanti all'inerzia, a fine 2014 l'Italia è stata condannata al pagamento di 40 milioni di multa. Più una penale di 234 mila euro al giorno, scesa nei mesi scorsi a 183 mila per effetto dei progressi compiuti nel frattempo. Una somma, quest'ultima, che anche in tal caso dovrà essere pagata finché i siti non saranno tutti bonificati e messi a norma. Intanto il conto è già salatissimo: supera abbondantemente i 100 milioni.


AIUTO SCORRETTO
C'è poi il capitolo degli aiuti di Stato non dovuti e che l'Italia dovrebbe recuperare (il condizionale è d'obbligo, visto come procedono le cose). Vedi gli sgravi fiscali a favore dell'occupazione concessi alle imprese di Venezia e Chioggia negli anni '90: ne beneficiarono 1.645 imprese, che poterono evitare di pagare tasse per 73 miliardi di lire. Agevolazioni incompatibili col mercato comune, secondo la Commissione europea, che dal 1999 chiede a Roma - inascoltata - di farsi ridare quei soldi. L'unico che ci ha provato è stato il governo Monti, che ha imposto la restituzione del denaro coi relativi interessi. Senza grande successo: nel 2014, a distanza di 15 anni dal primo “invito” di Bruxelles, restavano da recuperare ancora 38 milioni di euro. Convertitoree alla mano, in pratica all'erario non era rientrato quasi nulla. E così lo scorso settembre è arrivata una nuova condanna, che ha già superato la somma che lo Stato dovrebbe riavere indietro. Finora infatti l'Italia ha pagato quasi 50 milioni: 30 milioni di multa più una penale da 65.753 euro al giorno.

Gli sgravi contributivi concesi sono all'origine anche di un'altra condanna definitiva: l'annosa vicenda dei contratti di formazione e lavoro per l'assunzione dei giovani, lanciata nel 1995 dal governo Dini ed estesa in seguito da Romano Prodi. Quasi 1500 imprese ne approfittarono, ottenendo le agevolazioni pur non avendo i requisiti, con un danno per la finanza pubblica di oltre mezzo miliardo di euro. Una storia che fra il 2011 e il 2015 è già costata alle casse dell'Inps 60 milioni fra sanzione forfettaria e penali, pari a circa 40 mila euro al giorno.

E non è tutto, perché a breve potrebbe arrivare un'altra condanna definitiva: il mancato recupero degli aiuti concessi alle strutture alberghiere dalla Regione Sardegna in base a una legge del 1998 . Un caso che mostra quanto possa pesare l'inerzia della pubblica amministrazione. Nel 2012 all'Italia è stato chiesto di farsi restituire dai beneficiari i 15 milioni erogati illegittimamente. Roma però è stata capace di farsene ridare dagli imprenditori appena un paio. Così, come “punizione” per l'inefficienza dimostrata, la Commissione europea ha chiesto al Tribunale Ue di usare il pugno di ferro: 20 milioni di multa più una penale giornaliera da 160 mila euro. Molto più della somma in ballo.

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