giovedì 3 settembre 2015

Migranti, Orban avverte Berlino: “Tutti diretti in Germania, problema è tedesco”. Renzi: “Salvare chi rischia la vita”.

Il premier ungherese ha incontrato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: "Senza controllo severo sulle frontiere esterne, è inutile parlare di redistribuzione dei profughi". Migliaia di migranti sono tornati ad affollare la stazione di Budapest dopo che la polizia ha tolto il blocco e in centinaia hanno dato l’assalto ad un treno diretto alla frontiera ovest.

“Detto tra noi, il problema non è europeo, è un problema tedesco. Mentre, dopo il caos dei giorni scorsi, in Ungheria sono entrati altri 2.061 migranti e profughi in marcia lungo la ‘rotta balcanica’ e diretti verso gli Stati dell’Europa centrosettentrionale, Viktor Orban avverte Berlino. Il premier ungherese ha incontrato a Bruxelles il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Quindi, parlando con i giornalisti, ha spiegato: “Tutti vogliono andare in Germania. Nessuno vuole restare in Ungheria, Slovacchia o Estonia. Vogliono andare tutti in Germania”, ha detto Orban, assicurando che in ogni caso tutti i migranti attualmente alla stazione di Budapest “saranno registrati”. Intanto sono migliaia i migranti che continuano ad affollare la stazione ferroviaria di Budapest, nella speranza di salire su un treno diretto verso l’Europa centrale.

Orban: “Controllo sulle frontiere esterne o la redistribuzione dei profughi è inutile”
L’esigenza primaria, ha spiegato Orban nella conferenza stampa con Schulz, è il controllo delle frontiere esterne. “Il trattato di Schengen è minacciato. Noi ungheresi beneficiamo della libertà di circolazione e vogliamo difenderla. E per questo difendiamo le frontiere esterne. Senza controllo severo sui confini, è inutile parlare di redistribuzione dei profughi. Se il controllo sui confini è efficace i migranti sono registrati, ma altrimenti dobbiamo fare qualcosa”, ha detto ancora Orban, facendo riferimento ai profughi bloccati da giorni nella stazione ferroviaria di Budapest, dove è stato loro impedito di entrare nelle stazioni per salire sui treni diretti a ovest.
“Controllare le frontiere esterne è compito degli Stati membri – ha proseguito Orban – nell’ultimo vertice europeo avevamo deciso che i Paesi di Schengen dovessero rafforzare i controlli alle frontiere esterne e sono venuto a Bruxelles a dire che l’Ungheria ha fatto tutto il possibile per applicare le regole, installando delle barriere fisiche e aumentando i controlli”. Per questo, ha concluso, “non bisogna criticare l’Ungheria per quello che il Paese è obbligato a fare per rispettare le regole europee”.
Per questo Budapest si è già mossa. “In Parlamento abbiamo appena approvato un nuovo pacchetto di regole ed abbiamo una barriera e potrà cambiare la situazione a partire dal 15 settembre – ha spiegato ancora Orban – ora c’è una settimana per la preparazione, informeremo tutti i richiedenti asilo, i trafficanti e i Paesi vicini su quale sia il regolamento legale in Ungheria, quali saranno le nuove pratiche, come si viene in Ungheria e come non si può venire in Ungheria. Dopo quella settimana utilizzeremo questo nuovo sistema di regole”.
Il premier ungherese si è quindi rivolto ai migranti presenti in Turchia, definendola “un Paese sicuro. Lo dico ai migranti in arrivo: per favore, non venite, rimanete in Turchia. Non possiamo garantire che da noi riuscirete a realizzare i sogni che avete per voi stessi e per i vostri figli”, ha aggiunto.
“I leader europei hanno dimostrato chiaramente di non essere in grado, di non avere la capacità di gestire la situazione – ha affondato ancora il coltello Orban, che il 1° settembre aveva incolpato Angela Merkel di aver causato l’assalto alla stazione per aver aperto all’accoglienza dei siriani provenienti dalla rotta dell’est Europa – è noto che tocca ai singoli Paesi controllare le frontiere esterne. E questo sta facendo l’Ungheria”.
Tusk: “Redistribuire 100mila profughi”
“E’ necessaria una redistribuzione di almeno 100 mila profughi fra i Paesi europei”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, a margine di un incontro con Viktor Orban. Per Tusk redistribuire 100 mila richiedenti asilo “tra 500 milioni di abitanti non è un problema, ma lo diventa se li concentriamo tutti in una parte sola”. Il presidente del Consiglio Ue ha anche invitato tutti i Paesi europei a “mostrare solidarietà verso gli Stati che accolgono un gran numero di rifugiati”.
Renzi: “Non c’è alternativa a salvare chi rischia di morire”
Anche Matteo Renzi ha affrontato oggi la questione dei flussi migratori. “Pensiamo che non ci sia alternativa a salvare tutti quanti coloro che rischiano di morire. Non si discute neanche”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante una conferenza stampa a Firenze al termine dell’incontro con il primo ministro di Malta, Joseph Muscat. Quella dell’immigrazione “non è solo un’emergenza, continuerà a lungo. Serviranno settimane e mesi e richiede un approccio globale europeo”. ha detto ancora il segretario del Pd. L’ennesimo richiamo alla solidarietà arriva dalle foto di Aylan, il bimbo siriano annegato diventato simbolo del dramma immigrazione: “Stringono il cuore e strapazzano l’anima – ha detto Renzi – c’è un padre che sta cercando di tornare a casa per seppellire la sua famiglia. Di fronte a queste immagini l’Europa non può perdere la faccia”.
Budapest, ancora caos alla stazione
Intanto migliaia di migranti sono tornati ad affollare la stazione ferroviaria di Budapest dopo che la polizia ha tolto il blocco e in centinaia hanno dato l’assalto ad un treno fermo ad un binario e diretto alla frontiera ovest, a Sopron, città vicina alla frontiera austriaca. Il treno è partito alle 11.18, molti profughi sperano che una volta arrivati nella località austriaca potranno attraversare la frontiera e raggiungere poi la Germania. “L’importante è uscire da Budapest. Andremo a piedi o in qualche altro modo in Austria”, ha detto Efe Gaser, uno dei giovani che è riuscito a salire sul treno. Gli altoparlanti continuano comunque a diffondere annunci che non partiranno treni diretti in Europa occidentale.

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