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In Catalogna vincono gli indipendentisti di Junts pel Sí e CUP, Ciutadans si afferma come seconda forza politica nella regione. Mentre Podemos affronta il risultato peggiore dalla sua fondazione
Il voto di ieri in Catalogna rappresenta la prima – seria – battuta d’arresto per il progetto politico di Podemos dalla sua nascita, in occasione delle europee del 2014. Il risultato premia le posizioni indipendentiste, che sommando i voti di Junts pel Sí e la CUP raggiungono i 72 seggi, quattro in più della maggioranza assoluta (qui i risultati completi). Nonostante lo scontro apertosi in queste ore tra le due formazioni politiche per decidere chi sarà il capo dell’esecutivo catalano – e quale sarà il futuro del processo indipendentista – il voto di ieri ha avuto caratteristiche plebiscitarie, con un’affluenza che ha sfiorato l’80 per cento. A conferma, casomai ce ne fosse bisogno, che la questione nazionale in Catalogna è ormai divenuta questione centrale all’interno del dibattito politico. Allo stesso tempo, tuttavia, l’indipendentismo catalano, ottiene la maggioranza dei seggi ma non la maggioranza dei voti, rendendo ancora difficile indovinare il risultato di una eventuale consultazione referendaria.L’altro grande vincitore è Ciutadans, che con il 18 per cento dei voti e 25 seggi è oggi la seconda forza politica della Catalogna. Presentatosi come l’unica alternativa di fronte all’avanzata dell’indipendentismo e delle spinte secessioniste, Ciudadanos ha fatto il salto di qualità in queste elezioni, sostituendo di fatto il PP (che ha ottenuto solo 11 seggi) alla guida del blocco “unionista” all’interno del parlamento regionale. Una buona base di partenza per le elezioni politiche di dicembre, in una fase spagnola segnata dal ritorno della retorica sull’unità nazionale e dal riemergere delle destre.
E Podemos? Il partito di Pablo Iglesias quattro mesi fa trionfava alle elezioni municipali di Barcellona con la coalizione di Barcelona en Comù, ottenendo il 25 per cento dei consensi e il governo della città, stimolando riflessioni nei movimenti urbani di mezza Europa attorno al nodo del “si se puede”. Sebbene non si possa considerare il risultato di maggio come un successo diretto ed esclusivo di Podemos – Barcelona en Comù è stato un lungo processo municipalista, Ada Colau ha un’altra biografia rispetto a Pablo Iglesias, etc. – è chiaro che la differenza con il 10 per cento ottenuto ieri a Barcellona, pesa come un macigno sulla coalizione CatSíqueesPot, con cui Podemos si è presentato alle elezioni. Pesano le modalità di costruzione della candidatura, decisa dall’alto e tramite un processo molto differente da quello virtuoso e vincente di maggio. Iglesias stesso si è speso moltissimo in termini personali – trasferendosi a Barcellona per seguire di persona la campagna elettorale - senza però riuscire ad ottenere i risultati sperati.
Podemos ha cercato di sparigliare le carte con una campagna elettorale basata su temi sociali, in un contesto in cui la questione nazionale catalana si identificava completamente con il tratto populista occupando “el centro de la mesa” e rendendo di fatto inefficace la retorica sulla casta e l’immagine dei “los de abajo” e “los de harriba”. Il risultato è stato definito ieri sera da Pablo Iglesias come “altamente deludente”. Il leader di Podemos si è poi difeso aggiungendo che in uno scenario politico fortemente polarizzato la scelta del partito è stata quella di anteporre “responsabilità e senso dello Stato” all’interesse elettorale. Forse l’errore è stato quello di parlare “di diritti sciali, o della necessità che i catalani possano usufruire dei servizi pubblici fondamentali, di fronte all’austericidio messo in campo negli ultimi anni dal presidente Artur Mas”. “Se questo è stato il nostro errore, continueremo a commetterlo” ha poi aggiunto.
Può darsi che le elezioni catalane resteranno un fenomeno a sé, dato dalla particolarità del panorama politico e dalla peculiare polarizzazione del dibattito elettorale. Probabilmente non è questo il terreno adatto per azzardare previsioni sulle elezioni di dicembre. Ma va detto che lo stesso Iglesias pochi giorni fa aveva dichiarato che “il voto catalano disegnerà l’ordine di partenza verso le prossime elezioni nazionali”. Allo stato attuale, Podemos parte in quarta posizione. Fino a dicembre la strada è lunga e tutta in salita.
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