La lotta per gli ulivi del Salento non si arresta, non si ferma neanche dopo la deludente visita del Commissario Europeo Andriukaitis del luglio scorso, durante la quale il Governo ha portato avanti la linea della necessità dei tagli e della richiesta d’indennizzi.
micromega ANTONIA BATTAGLIAPer ricordarlo in modo succinto, parliamo dell’”epidemia” di Xylella fastidiosa nel Salento, batterio che causerebbe il disseccamento rapido degli ulivi (CoDiRo) e ne decreterebbe la morte.
Sono stati diversi i colpi di scena che in questi mesi hanno caratterizzato la questione: da una certa titubanza dell’EFSA (organo comunitario preposto alla sicurezza alimentare) riguardo il reale ruolo giocato dalle concause, alle indagini in corso da parte della Magistratura leccese su eventuali profili penali, alla mancanza di dati ancora certi circa l’effettiva presenza del batterio sulle piante, sia quelle già tagliate che quelle destinate ad esserlo secondo l’ultima decisione comunitaria di maggio 2015.
Peacelink ha scritto qualche giorno fa alle istituzioni europee per sottolineare l’importanza che possono rivestire i risultati della ricerca sperimentale, sugli ulivi del Salento affetti da CoDiRo, condotta dal Dottor Marco Scortichini, Direttore del Centro di Ricerche per la Frutticoltura di Caserta.
Peacelink ha chiesto alla Commissione di studiare i dati relativi a questa sperimentazione e ha invitato l’Europa a modificare la strategia di eradicazione che che sta alla base dell’ultima decisione comunitaria.
Il Dr. Scortichini ha affermato di aver sottoposto gli ulivi ad una « endoterapia », per verificare se le piante potessero accogliere il farmaco, un biostimolante con brevetto intellettuale internazionale. Dopo tale verifica, si è proceduto quindi a una nebulizzazione del prodotto, che non avrebbe effetti tossici sulle piante e che è stato già utilizzato in Italia con efficacia su noccioli, kiwi e ulivi con altra patologia.
Bene, dopo un’estate torrida, gli alberi di ulivo trattati con il metodo in oggetto hanno reagito positivamente, e non hanno presentato ulteriori sintomi di disseccamento, che invece colpiscono tuttora le piante non trattate.
Perché la Commissione europea tarda ad accettare l’evidenza che non solo la Xylella non sarebbe scientificamente accertata su tutte le piante affette da disseccamento ma soprattutto che una cura esiste, a quanto pare, e che essa potrebbe essere condotta su larga scala?
Perché non concentrare tutti gli sforzi sulla ricerca?
Gli alberi che sono stati trattati dal Dr. Scortichini nei tre comuni del leccese sono ben centodieci: sono guariti tutti!
Perché quindi tagliare e rifiutare di prendere in considerazione la cura?
Non farebbe parte degli obblighi delle autorità europee l’acquisizione con effetto immediato dei risultati della ricerca e l’invio di propri esperti a studiarne dettagli e fasi di svolgimento? Come la Commissione sa, la strategia di eradicazione è fallita, crediamo pertanto che sia arrivato il momento che si abbandoni l’incertezza con la quale si è gestita la questione e che si adotti una strategia innovativa, accompagnando e supportando le autorità regionali che già sono al lavoro sulla questione sperimentazione.
Antonia Battaglia
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