Cosa significa oggi, in una città come Roma, lottare per il diritto alla città ?
La città di Roma è un vero e proprio laboratorio, da molti punti di vista. Un laboratorio di ridefinizione delle forme della governance
urbana, nella quale i poteri amministrativi si sono progressivamente
autonomizzati dalla sfera politica, fino al punto da presentarci oggi un
singolare quanto pericoloso dualismo di poteri, che vede due figure –
il sindaco e il prefetto – contendersi il governo della città. Una città
dove la valorizzazione economica ha da tempo superato i confini della
legalità, assumendo la veste del capitale-mafia e nella quale le forme
della rappresentanza sono irrimediabilmente sottoposte al ciclo della
corruzione politica. Una città, ancora, dove la magistratura, chiamata
ad intervenire per “normalizzare” questa situazione, si rivela
funzionale alla privatizzazione selvaggia delle residue sfere del
pubblico. Una città, dunque, sull’orlo del fallimento, ma che è il luogo
dove vogliamo continuare a vivere, dove ostinatamente vogliamo lottare
per un’esistenza migliore.
Per questa ragione
intendiamo approfondire il percorso della Rete per il Diritto alla
Città, provando a fare un passo in avanti, anzi un salto di qualità.
Andare oltre la difesa resistenziale degli spazi sociali e dotarsi di
una temporalità autonoma non dettata esclusivamente dai tempi
dell’avversario senza farci trovare, al tempo stesso, impreparati quando
subiremo un attacco. In quartieri sempre più impoveriti dalla crisi e
dove il rischio di una guerra orizzontale è sempre dietro l’angolo,
occorre avanzare nella dicotomia legalità/legittimità interrogando in
primo luogo noi stessi, chiedendoci in che modo ridefinire i termini
stessi della legittimità della nostra azione politica. Chiederci cioè,
con un certo realismo, in che modo sia possibile ricostruire dei
rapporti di forza a nostro favore.
Occorre immaginare
nuove reti mutualistiche che integrino a livello metropolitano quella
preziosa attività di servizio che ciascuno spazio già offre: scuole e
palestre popolari, sportelli e scuole per i migranti, filiere alimentari
alternative, cucine popolari, sportelli di autorganizzazione del lavoro
autonomo e precario, sportelli anti-distacchi. In questo senso, la
battaglia contro la delibera della Giunta Marino che sottopone alla
procedura del bando pubblico gli spazi sociali e molte altre realtà che
fanno uso comune del pubblico, non può limitarsi alla resistenza.
Dobbiamo fare di questa battaglia un’occasione per costruire nuove
alleanze sociali, e per cartografare la città, facendo emergere tutte
quelle esperienze che condividono con noi, nella pratica, un uso
realmente comune di ciò che è comune.
Vogliamo avviare,
quindi, un confronto sulla ricerca di nuove pratiche, nuovi linguaggi,
assumendo la vera sfida che oggi abbiamo di fronte, quella di creare nei
territori reti solidali a partire dalle reali esperienze di
trasformazione che già li attraversano, nella prospettiva
dell'autogestione e del mutualismo. In questa ricerca guardiamo con
interesse ad esperienze di autogoverno presenti in Europa, da Barcellona
ad Istanbul, con le quali ci proponiamo di costruire al più presto un
momento di incontro pubblico a Roma."
E’ necessario
interrogarci sulla costruzione di contropoteri sociali, in grado di
creare degli argini alla violenta trasformazione che la città sta
subendo.
Infine vorremmo
interrogarci su come sostenere e attraversare le battaglie che nel
settore pubblico, ed in particolare nei servizi pubblici, si daranno,
dai trasporti alla gestione dei rifiuti. Non per la difesa
dell’esistente, ma per la sua trasformazione.
Invitiamo dunque a discutere e confrontarsi con noi giovedi 1 ottobre al Rialto Via di S.Ambrogio 4
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