domenica 13 aprile 2014

Libro. "Mala dies. L'inferno degli ospedali psichiatrici giudiziari e delle istituzioni totali in Italia" di Angelo Lallo (Infinito edizioni, 2014)

Manicomi criminali, una vergogna senza fine.



Gli OPG, Ospedali Psichiatrici Giudiziari, dovevano essere chiusi entro il 31 marzo 2014. Un decreto di pochi giorni fa ha allungato l'agonia per i mille reclusi ad aprile 2015. Ma già tutti sanno che i tempi non verranno rispettati. Per Ignazio Marino: "L’Italia ha ancora molta strada da fare sul tema dei diritti civili".

micromega di Giacomo Russo Spena

Per l’Europa sono “luoghi inumani e degradanti”. Ma in Italia tra una proroga e l’altra, i manicomi criminali restano. Come la vergogna per il nostro Paese. La proroga ad aprile 2015 è stata stabilita, tramite decreto, pochi giorni fa. Eppure tra gli addetti ai lavori c’è già la convinzione che i tempi non verranno rispettati, la situazione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) tutt’altro che prossima alla soluzione. Alcune regioni, come il Veneto, non hanno consegnato i progetti esecutivi, altre sono sotto commissariamento (Lazio e Campania), altre devono ancora istituire le gare di appalto per la gestione delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), le strutture che dovrebbero sostituire gli Opg. Una farsa all’italiana, si dà una scadenza sapendo da subito che non verrà rispettata. "C'è forte preoccupazione" sostiene Dario Stefano Dell'Aquila, autore di un libro inchiesta sugli Opg e componente dell'associazione Antigone.

La legge risale al 15 febbraio 2012. Oltre a prevedere la chiusura dei sei centri nel Paese - Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Napoli, Montelupo Fiorentino (Firenze), Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere (Mantova) – ha stanziato 180 milioni per la costruzione delle nuove strutture e 38 milioni nel 2012 e 55 milioni dal 2013 per l'assistenza alternativa all'Opg. In questo lasso di tempo poco è stato fatto. Soprattutto dalle Regioni. I centri dovevano chiudere entro il 31 marzo 2013, poi una proroga al 2014 ed ora un decreto legge che parla di aprile 2015. E si era ventilata l’ipotesi, forse più realistica, del 2017. Solo una serie di appelli al governo e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sensibile al tema e che ha definito gli Opg "indegni per un Paese civile", hanno fatto sì che la proroga ufficiale sia solo di un anno. Nel decreto di proroga anche due elementi positivi: l’ipotesi tra sei mesi di “commissariamento” per le regioni inadempienti e il dovere del giudice (anche di sorveglianza) di verificare se in luogo del ricovero in un Opg può essere adottata nei confronti dell’infermo di mente una diversa misura di sicurezza.

Ad oggi sono 1050 le persone recluse, a cui da anni il nostro Paese non riesce a dare loro una dignitosa soluzione. Tutto era partito nel 2011 da una commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, composta da venti senatori e capeggiata dal medico Pd Ignazio Marino, ora sindaco di Roma. Le ispezioni hanno mostrato la disumanità degli Opg. La commissione aveva osservato strutture vecchie, inadeguate ed in condizioni igieniche precarie. Con la vivibilità interna al collasso: lenzuola impregnate di urine e feci, reclusi impossibilitati a fare la doccia. Poi lo scandalo della "contenzione fisica": internati con mani e piedi legati al letto con una cinghia di cuoio. Al centro una fessura per i bisogni. Così per ore, a volte per giorni.

Ancora oggi Marino si dice turbato per quelle visite all’interno degli Opg: “Non potrò mai dimenticare l’11 giugno 2010 quando sono entrato a Barcellona Pozzo di Gotto e abbiamo ispezionato i letti di contenzione dove vi era legato un uomo completamente nudo. Decidemmo che dovevamo rivolgerci a Napolitano e lui incoraggiò la Commissione a continuare il proprio lavoro e ad utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione stabili dall’art 82 della Costituzione, pure il potere di chiudere e mettere sotto sequestro alcune parti di strutture”.

Quel lavoro aprì un dibattito nell’opinione pubblica, ignara quasi dell’esistenza dei manicomi criminali. Eppure la politica, le Regioni e i governi non sono riusciti a mettere in piedi una reale alternativa e a rispettare i tempi per il “superamento degli Opg”. “La responsabilità principale è nel non sentire sulla propria pelle una ferita così dolorosa come quella costituita dall’esistenza di questi luoghi. Il video girato dalla commissione del 2010, così come l’ultimo docufilm Lo stato della follia di Francesco Cordio, dovrebbe essere visto e rivisto attraverso la tv di Stato. “Quelle immagini determinano un senso di orrore e angoscia e quindi una crescita della responsabilità di coloro che possono prendere delle decisioni e che in questi due anni non le hanno prese” aggiunge il sindaco di Roma il quale si dice convinto che “nella maggior parte della classe dirigente non ci sia una conoscenza approfondita dell’orrore di queste strutture”.

Altra questione irrisolta: mentre in carcere la pena è certa e ha un termine, la detenzione negli Opg è prorogabile. Sta alla magistratura di sorveglianza giudicare, in base alle perizie dei medici, la riabilitazione dell'internato e la detenzione può arrivare agli “ergastoli bianchi”. Una storia su tutte. Emblematica. Era il 1992 quando un uomo rapinò 7mila lire mettendosi in tasca la mano facendo finta che fosse una pistola. Per i suoi compari di sventura qualche giorno in carcere, per lui – diagnosticati problemi psichici e considerato incapace di intendere e di volere – l’incubo degli Opg. Oggi, ventidue anni dopo, è ancora rinchiuso in quello di Barcellona Pozzo di Gotto. “E’ inaccettabile – sentenzia ancora Marino – Il malato di mente genera timore e paura e lo si vuole allontanare dal nostro immaginario, confinarlo. L’Italia ha ancora molta strada da fare sul tema dei diritti civili”.

Ne è consapevole lo stesso presidente del Senato, Pietro Grasso. Per lui bisogna cambiare approccio sulla malattia mentale: “Incentivare misure alternative alla detenzione, introducendo i reclusi in percorsi di reinserimento socio-sanitario. I malati non possono pagare per le manchevolezze delle istituzioni”. Ma le Rems, che ora dovrebbero costruire le Regioni e se mai vedranno la luce, sono veramente una valida alternativa? Su questo gli psichiatri sono divisi. Per Stop Opg – una rete di associazioni – rischiano di diventare dei mini-Opg regionali avendo la stessa struttura manicomiale, mentre toccherebbe stanziare fondi subito per potenziare i servizi di salute mentale, ciò varrebbe non solo per gli internati ma per tutti i cittadini. Infine tre proposte concrete per il reale superamento degli ospedali giudiziari psichiatrici, luoghi considerati “insensati” oltre che disumani: la richiesta di una Autorità col compito di verificare e accompagnare il lavoro di ASL e Regioni; la modifica della legge per quanto riguarda la durata della misura di sicurezza detentiva; modifiche sostanziali al Codice Rocco.

“Oltre a vigilare sulle Rems dobbiamo ancora capire bene come funzioneranno le sezioni psichiatriche nelle carceri ordinarie”, spiega Dall’Aquila toccando un altro punto della legge, poco dibattuto finora. “Sono articolazioni ambigue e non vorrei diventassero luoghi bui del nostro Paese. Il rischio c’è”. Soprattutto conoscendo l’Italia.

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