Ottanta euro dovevano essere, ottanta euro saranno. Ma le coperture per garantire il bonus in busta paga per il momento sono assicurate soltanto nel 2014.
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Più o meno rispettata anche la composizione dei quasi 7 miliardi necessari per finanziare il decreto. Il provvedimento costerà 6,9 miliardi di euro. 4,2 miliardi arriveranno da operazioni di revisione della spesa, 2,7 da maggiori entrate, in prevalenza una tantum. Per questo capitolo il governo alla fine ha scelto la via dell’innalzamento dell’imposta sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia al 26%, portando il gettito dell’operazione a 1,8 miliardi di euro. Circa la metà arriva però da quanto già stabilito dall’ex governo Letta. Sempre sul fronte delle una tantum, il governo mette in programma 600 milioni di euro di maggiore Iva in arrivo grazie al pagamento dei debiti Pa. E per farlo, prevede di mettere a disposizione 8 miliardi (dei 13 programmati nel Def), relativi al saldo della parte corrente.
Sempre per il 2013 il governo programma 300 milioni di euro di maggiori entrate dalla lotta all’evasione, destinati a crescere fino a 3 miliardi il prossimo anno.
Sul fronte della revisione della spesa, il pacchetto di interventi è molto più articolato. Si va dal taglio di un miliardo per le agevolazioni delle imprese, ai 2,1 miliardi di riduzione per acquisti di beni e servizi, divisi equamente – ha spiegato il premier – tra Enti locali, Regioni e Stato, fino ai 900 milioni che – nel documento diffuso da Palazzo Chigi – figurano alla voce “sobrietà”. Si tratta in concreto di misure che riguardano le auto blu, che saranno al massimo 5 per ogni ministero, e il tetto agli stipendi pubblici a 240 mila euro che si estenderà anche ai magistrati. Corposo anche l’intervento nei confronti della Rai, a cui si chiede un “contributo di 150 milioni”, autorizzandola – se riterrà necessario – a “vendere Rai Way” e “riorganizzare le sedi regionali”. 100 milioni arriverebbero dal taglio delle province, 200 da “tagli ai ministeri”.
Nei tagli ai beni servizi figurano, per quanto riguarda lo Stato, 400 milioni di euro solo per il comparto Difesa, ma non quello della sanità. Risparmiato per il momento dalle sforbiciate. Di cui 150 da una "spostamento" del programma degli F35. Il premier non ha voluto chiarire come si concretizzi questo spostamento, limitandosi a spiegare che si tratterà di una “rimodulazione del programma”.