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E alla fine, sono stati costretti ad ammetterlo. In Rete sta girando da due giorni un terrificante video (che evitiamo di pubblicare qui), che mostra le torture a cui sono sottoposti soldati russi prigionieri ad opera di militari ucraini. Ai soldati, a terra ed ammanettati, vengono inflitti botte ed insulti e alla fine gli si spara alle gambe lasciandoli lì a sanguinare sul piancito. Se non soccorsi subito, con ferite del genere si è destinati alla morte per dissanguamento.
Il video sta appunto girando in Rete da giorni e destando orrore: infierire così su dei prigionieri, ferirli, e per giunta riprenderli con le telecamere, va contro la Convenzione di Ginevra ed ogni regola di comportamento in guerra. E’, in parole povere, un crimine. Un crimine che in particolare desta raccapriccio perché i governi e i media mondiali hanno finora descritto l’esercito ucraino come dei santi votati al sacrificio che rappresentano la parte dei “buoni”, mentre i russi efferati si divertirebbero a stuprare anziane e a bombardare bambini. Inclusi i propri, cioè quelli del Donbass, perché si sa il diavolo quando vuole divertirsi non bada alle appartenenze.
Ma ora la narrazione globale finisce contro un muro ad alta velocità, perché quando tutti vedono simili immagini dell’orrore difficilmente ci si può mettere una pezza: ok, i nazisti dell’Azov vanno bene per difendersi, è gente raffinata che legge Kant (come faceva Eichmann, peraltro), ma vai a spiegare alla casalinga di Voghera che sparare a gente ammanettata è roba da eroi che vanno per giunta sostenuti inviando altre armi.
E così, alla fine anche i giornaloni si sono dovuti piegare alla potenza della diffusione in Rete. La Stampa oggi pubblica il video e titola Ucraina, il video choc dei soldati russi colpiti alle gambe. Poi, forse in seguito a polemiche, aggiunge al titolo la parola “prigionieri” perché sia chiaro quanto accade. Naturalmente si cerca di metterci una pezza, scrivendo poi: soldati in divisa ucraina (per dare ad intendere che potrebbero non essere veri soldati ucraini) sparano su militari russi ammanettati. Un filmato ancora senza riscontri (si insinua che il filmato non sia “certificato” dalle fonti che piacciono a loro, anche se l’ha pubblicato Bild).
Repubblica invece titola direttamente Ucraina, il video shock dei soldati colpiti alle gambe, e non si vede dove sia la notizia: in guerra è normale che dei soldati siano colpiti. Nessun riferimento al contesto, a chi siano le vittime ed i carnefici, ma nel testo ci si profonde in dettagli su altre efferatezze ad opera dei russi.
Open invece ci fa capire la piega che prenderà la questione, riportando direttamente che Kiev lo considera un false flag. Si sa: i false flag li fanno sempre gli altri, mentre quando li fai tu è solo complottismo e propaganda russa.
DEBORA BILLI
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