giovedì 31 marzo 2022

La loro “comunità internazionale”

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Nei giorni scorsi, dopo la secca risposta cinese ai tentativi di Washington di convincere Pechino ad attuare sanzioni contro la Russia, si è diffusa in rete una cartina nella quale si mostra un mondo senza Centro e Sud America, senza Africa e senza Asia per rendere visibile l’esiguità di quella che viene chiamata “comunità internazionale”, ossia poco più dell’Anglosfera con un fritto misto di Europa che ospita un 15% appena della popolazione mondiale. In realtà questo mondo è ancora più ridotto e comprende i soli Usa, magari con l’aggiunta della Gran Bretagna come 51° stato, visto che è Washington a stabilire cosa la comunità internazionale debba fare o pensare, quale guerra combattere, quale virus creare, quale strage innescare:  siamo perciò al 5% o poco più della popolazione mondiale.

E’ del tutto chiaro che si tratta di una situazione insostenibile, da tutti i punti di vista non solo da quello demografico, anche perché questo assetto ha di fatto annullato tutti i valori che l’occidente ha espresso e ne ha invece esaltato tutti i disvalori portando così a un rapido annullamento del gap tecnologico. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: nel 1910, ovvero poco più di un secolo fa,  l’anglosfera contava 44 milioni di persone tra Gran Bretagna e Irlanda, 90 milioni in Usa e altri 25 milioni sparsi tra sud Africa, Australia, Canada , Nuova Zelanda e dipendenze varie, dunque un totale di 160 milioni, mentre le colonie indiane che allora comprendevano l’India propriamente detta, il Bangladesh, il Pakistan, la Birmania, il Nepal, lo Sri Lanka  e il Bhutan contavano 325 milioni abitanti. Oggi l’anglosfera conta circa 420 milioni di abitanti tra cui i Wasp cominciano ad essere tendenzialmente minoranza, almeno in alcune aree, mentre le ex colonie indiane contano nell’insieme oltre un  miliardo e 700 milioni di persone e due fra questi i Paesi del sub continente sono potenze nucleari. Come se questo non bastasse producono l’alta tecnologia in campo informatico la quale appare ancora nominalmente “occidentale”. Senza i programmatori indiani Big Tech chiuderebbe i battenti.

La Cina dal canto suo ha di gran lunga la più grande manifattura del mondo e molti prodotti a marchio occidentale provengono da lì sotto mentite spoglie. Pechino ha il 30 per cento del Pil mondiale, ma se si scorporano i servizi che in occidente sono la voce di gran lunga più importante anzi di fatto l’unico vero prodotto, arriviamo al 45% della manifattura planetaria. E senza manifattura, senza industria senza un supporto materiale, le attività immateriali che tanto piacciono in occidente non sarebbero nulla. A proposito di materia la  Russia possiede uno sterminato territorio dove si trova praticamente qualsiasi risorsa sia energetica, sia mineraria necessaria nel mondo reale e anche in quello virtuale che dopotutto ha bisogno di strumenti e di energia. La pretesa di Washington essere la comunità internazionale è un totale abuso, ma anche in qualche modo il segnale di cecità perché tende a mantenere in vita  un assetto, sempre arrogante, ma comunque basato dall’essere una parte preponderante dell’economia planetaria come fu  negli anni del dopoguerra.

Tutto questo credo che sia comprensibile a chiunque e naturalmente mette in allarme per il cambiamento degli assi di potere tradizionali, per la fine di quel primato occidentale che è sempre stato dato per scontato da generazioni e che in qualche modo è stato anche teorizzato quale corollario del capitalismo ( vedi Max Weber). E’ molto difficile uscirne tanto che anche intelligenti analisti parlano, in relazione alla guerra in Ucraina, di un nuovo ordine mondiale pensato per escludere Russia e Cina quando è evidente che semmai è l’occidente ad escludersi. Ma a parte queste difficoltà, ciò che spesso dimentichiamo è che anche il  5% è sostanzialmente un falso perché ormai da decenni quell’esile parte non ha voce in capitolo negli affari del Paese egemone, dove le istituzioni democratiche e le stesse elezioni sono ormai  un’ affare riservato a gruppi che fanno parte degli assetti finanziari ed economici, quelli che vengono chiamati Big Tech, Big Pharma, complesso industrial militare, industria petrolifera, raccolta di risparmio, conglomerati dei media. Questi sono i poteri che gestiscono Washington e dunque ben che vada, la comunità internazionale è formata, ad essere molto generosi, dall’ 1% del 5% . Ora dobbiamo guardare un altro tipo di cartina cui si aggiungono le dimensioni storiche e politiche e capire che noi come cittadini ( compresi quelli americani)  non facciamo parte del mondo che si erge come abusiva comunità internazionale. Facciamo ormai parte del mondo altro e siamo solo comparse nel grande spettacolo delle guerre e delle ingiustizie di una cupola oligarchica, prendiamo parte a cose che ormai non ci appartengono più e lavoriamo per il nemico che sfrutta la nostra confusione. Non siamo comunità e men che meno internazionale, siamo solo massa di manovra.

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