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I paesi occidentali ed i loro più stretti alleati hanno imposto nuove sanzioni a Mosca dopo che le truppe russe hanno invaso l’Ucraina il 24 febbraio con quella che Mosca chiama una campagna militare speciale atta a smilitarizzare un paese che aspira ad entrare alla NATO. Sebbene l’UE abbia seguito con entusiasmo l’esempio di Washington e si sia impegnata in una guerra economica di sanzioni contro la Russia, il contraccolpo comincia a farsi sentire, con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis che ha detto alla CNN il 25 marzo, riferendosi all’aumento dei costi energetici, che “l’Europa deve stare molto attenta a non far sì che le [sanzioni] danneggino più sé che la Russia”.
Un sentimento simile è stato condiviso dall’economista tedesco Aika Hamer, il quale ha affermato che l’UE potrebbe subire il contraccolpo delle sanzioni anti-russe e ha anche avvertito che se l’economia tedesca crolla, l’intera Europa andrà in frantumi.
“Se l’economia tedesca crolla a causa di queste misure, l’intera Europa andrà in pezzi”, ha affermato. “Potremmo dover affrontare il fatto che il gasolio o la benzina costeranno 4-5 euro o addirittura 6 euro al litro. Potremmo anche dover affrontare il fatto che la maggior parte degli europei non sarà più in grado di permettersi di guidare. E senza queste cose, il grande Occidente non è altro che un ricordo, un’illusione“. Hamer ha anche osservato che i perdenti in questa situazione “saranno la classe media e le persone più povere in Germania, Europa e Stati Uniti“.
L’avvertimento di Hamer arriva quando i prezzi del carburante hanno ormai già raggiunto livelli senza precedenti e hanno anche battuto diversi record negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in diversi paesi dell’UE. Gli automobilisti tedeschi hanno ricevuto un duro colpo alla pompa di benzina, arrivando a prezzi astronomici come ad esempio € 2,14 per un litro di benzina, fino addirittura a rendere per la prima volta nella storia il diesel più caro della benzina con un costo di € 2,25 al litro per il diesel.
Si ricordi inoltre che il 23 marzo il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che il pagamento del gas da parte dei cosiddetti paesi ostili sarà d’ora in poi effettuato in rubli alla luce dell’esclusione della Russia dallo SWIFT, e di fatto dal dollaro USA.
Il pagamento in rubli è stato quindi l’ovvio risultato delle misure in quanto non avrebbe avuto senso fornire energia all’UE e agli Stati Uniti ricevendo poi pagamenti nella propria valuta, che Mosca a sua volta non poteva utilizzare o che rischiava di trovate poi improvvisamente congelata.
Da parte sua, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che l’UE non consentirà il pagamento del gas russo in rubli in quanto, a suo avviso, è “una decisione unilaterale e una chiara violazione del contratto. Non permetteremo che le nostre sanzioni vengano aggirate. Il tempo in cui l’energia poteva essere usata per ricattarci è finito“. Allo stesso tempo, ha annunciato una nuova partnership tra l’UE e gli Stati Uniti, che prevede la fornitura di più gas naturale liquefatto (GNL) americano in sostituzione del gas russo.
Tuttavia, è stato ingenuo da parte degli europei credere davvero che la Russia avrebbe tollerato una situazione del genere in cui i russi sono stati esclusi completamente dai meccanismi finanziari occidentali per poi dover continuare a ricevere pagamenti in dollari ed euro. In questo modo, l’obiettivo principale di volere i rubli per l’energia è quello di sostenere la valuta nazionale contro tale pressione.
Sebbene la Von der Leyen parli coraggiosamente di sostituire il GNL russo con i 15 miliardi di metri cubi di GNL che Washington aveva promesso, non fa nulla per impedire ai paesi europei di acquistare altri 150 miliardi di metri cubi di gas naturale russo che viene invece consegnato tramite gasdotto.
“L’Europa ha una capacità di importazione limitata e non ha alcuna infrastruttura aggiuntiva che sarà disponibile”, ha detto a VOA Charlie Riedl, il direttore esecutivo del Center for Liquefied Natural Gas, in merito ad un maggiore utilizzo di GNL in Europa.
“L’infrastruttura attualmente operativa sta praticamente funzionando a pieno regime in questo momento e mi aspetto che funzionerà a pieno regime per il resto dell’anno“.
Ha aggiunto che nel 2022 la quantità di gas trattenuta in stoccaggio dai paesi europei era ben al di sotto delle medie recenti, rendendo il continente particolarmente vulnerabile a potenziali interruzioni dell’approvvigionamento.
In effetti, con l’abbandono della fornitura di energia russa, saranno la classe media occidentale e i più poveri a essere maggiormente colpiti dal drastico aumento dei costi. Allo stesso tempo, le quantità di stoccaggio del gas per tutto il 2022 saranno ad alto rischio, il che significa che se si verifica un’interruzione della fornitura o se si verifica un altro evento globale imprevisto simile a una pandemia o all’entità del conflitto in Ucraina, potrebbe verificarsi quello che abbiamo previsto, ovvero che l’UE abbia consentito alle sanzioni di danneggiare gli europei più della stessa Russia.
L’aumento dei costi energetici e alimentari suggerisce che i cittadini europei della classe media sono assolutamente già i primi ad essere colpiti.
di PAUL Antonopoulos, traduzione Martina Giuntoli
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