mercoledì 30 marzo 2022

GERMANIA, DICHIARATO PREALLARME PIANO D’EMERGENZA DEL GAS. MINISTRO HABECK AI CITTADINI: “RIDURRE IL CONSUMO”

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La Germania ha dichiarato lo stato di preallarme del piano d’emergenza per l’approvvigionamento di gas. Lo ha comunicato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck in una conferenza stampa che si è tenuta nella mattinata di mercoledì 30 marzo 2022. La Germania deve essere preparata “nel caso di un’escalation da parte della Russia”, ha dichiarato il ministro dei Verdi. In accordo con il Governo federale, Habeck ha avvisato la Commissione europea che “l’esecutivo ha emanato il primo livello di un piano d’emergenza del gas”. La Germania “non accetterà alcuna interruzione dei contratti”, ha aggiunto il ministro dell’Economia.

Cos’è il piano d’emergenza del gas naturale?

Il piano d’emergenza del gas naturale affonda le sue radici in una direttiva dell’Unione europea che risale al 2017. Si tratta di una serie di contromisure atte ad assicurare gli approvvigionamenti di gas. Il piano consiste in tre livelli di emergenza: un livello di preallarme, uno di allarme e, infine, uno di emergenza. Lo stato di preallarme può essere dichiarato nel momento in cui ci sono indizi concreti che indicherebbero una drastica riduzione dei flussi di gas nel proprio territorio. “Al momento non ci sono carenze”, ha spiegato Habeck. Il numero due dei Grünen ha però ribadito che la situazione va monitorata con attenzione, anche perché gli sviluppi del conflitto in Ucraina potrebbero causare non pochi problemi nel breve periodo.

Istituito un comitato straordinario ad hoc

E per monitorare la situazione d’emergenza non poteva certo mancare l’istituzione di un Comitato governativo adibito ad hoc per gestire la situazione, con poteri decisionali straordinari. “Il Comitato analizza e valuta gli approvvigionamenti, in modo che, se necessario, possano essere prese ulteriori misure per aumentare la sicurezza delle riserve. Il governo federale farà di tutto per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti in Germania”, ha detto Habeck. Il Comitato farà capo al ministero dell’Economia e, in caso di un passaggio dell’emergenza ai livelli successivi, potrà intervenire decidendo persino di staccare il gas a determinati soggetti. Verrebbero quindi agevolati cittadini e strutture pubbliche come ospedali e sedi di Polizia e Vigili del Fuoco. Tuttavia, a pagare pegno sarebbero le industrie, che rischiano così di dover fermare l’attività produttiva.

La guerra economica

Di recente, la Russia ha ordinato ai “paesi ostili” di pagare il gas naturale in rubli. L’intento di Putin è quello di risollevare la valuta russa, colpita dalle sanzioni occidentali. Nella giornata di lunedì 28 marzo 2022, gli stati del G7 hanno annunciato di non essere intenzionati a pagare in rubli. “Rappresenta un’infrazione del contratto”. Non è chiaro se quelle della Russia siano solo minacce, oppure se ci sia realmente l’intento di staccare il gas nel caso in cui i pagamenti non avverranno con la valuta russa. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskow ha spiegato che il provvedimento non partirà da subito. L’organizzazione di pagamenti e consegne sono processi che richiedono tempo, ha detto Peskow.

La Germania pronta a sprofondare per Washington?

Nel frattempo, in Germania, e non solo, il prezzo dell’energia schizza alle stelle, e di conseguenza anche l’inflazione. Secondo una prima stima di Der Spiegel, il tasso d’inflazione a marzo sarebbe arrivato al 7,3%. Si tratta del dato più alto degli ultimi quarant’anni. L’aumento dei prezzi non colpisce soltanto il caro bollette, ma anche il prezzo delle materie prime, e quindi degli alimentari.

“Da ora in poi i consumatori di gas, dall’industria fino agli ambienti domestici, sono tenuti a ridurre il consumo il più possibile”, ha concluso Habeck la conferenza stampa. Si preannuncia un futuro per l’Ue che vedrà i cittadini al freddo e senza cibo, mentre aumentano in modo esponenziale gli investimenti multimiliardari di soldi pubblici nell’industria bellica. E tutto questo per alimentare una guerra ideologica che i cittadini non vogliono.

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