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Gli ordini del giorno (O.d.G.) relativi al decreto Ucraina continuano a destabilizzare la tenuta della maggioranza. Ieri 29 marzo è stato presentato alle Commissioni Esteri e Difesa del Senato l’O.d.G. speculare al documento approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso 16 marzo. Ad avanzare il provvedimento è stato Fratelli d’Italia, con prima firmataria la senatrice Isabella Rauti. L’obiettivo è impegnare il governo a dare seguito alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi circa la «necessità di aumentare le spese per la Difesa, puntando al raggiungimento dell’obiettivo del 2% del PIL». L’ordine del giorno è stato approvato dalle Commissioni del Senato, riunite in seduta congiunta, senza ricorrere al voto dell’Aula, come invece richiesto dal Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali, contrari all’aumento delle spese militari. Tuttavia, il regolamento del Senato disciplina tale circostanza, affermando che soltanto il proponente, in questo caso FdI, può chiedere di porre in votazione l’ordine del giorno. Ciò non è avvenuto e pertanto Roberta Pinetti, Presidente della Commissione Difesa, non ha potuto accogliere la richiesta avanzata da M5S e LeU.
«Siccome per Fratelli d’Italia l’obiettivo politico era stato raggiunto, a conferma del fatto che non era un dispettuccio per mettere in crisi la maggioranza ma la riaffermazione di un principio, abbiamo ritenuto di non chiedere la messa ai voti, richiesta che paradossalmente invece è venuta da alcuni esponenti della maggioranza» ha dichiarato Isabella Rauti al termine della seduta delle due Commissioni. Nelle stesse ore è arrivata la risposta del M5S: “È inaccettabile che il Governo abbia deciso di accogliere l’ordine del giorno di FdI sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil entro il 2024 malgrado la forte contrarietà della principale forza di maggioranza“. A dichiararlo in una nota sono stati la vicepresidente del M5S Paola Taverna e i senatori Vito Crimi, Gianluca Ferrara, Ettore Licheri, Andrea Cioffi e Gianluca Castaldi, mentre era in corso l’incontro sul tema tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, conclusosi con un nulla di fatto che ha evidenziato come le attuali rotte di M5S e Palazzo Chigi siano in collisione. La linea attuale del Governo è chiara: senza il rispetto dell’impegno con la NATO sugli investimenti militari viene meno il patto di maggioranza. Allo stesso tempo, il partito fondato da Grillo continua a ribadire che l’accordo con l’Alleanza non va messo in discussione (anche perché non rinnegato da Conte nelle sue esperienze da premier) ma deve tener conto delle sopravvenienze avvenute, in riferimento ai due anni di pandemia, al caro energia e alla recessione, di fronte alle quali «non si capisce per quale motivo le priorità debbano essere le spese militari».
Al termine dell’incontro con Giuseppe Conte, Mario Draghi si è poi recato al Quirinale per aggiornare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella circa gli sviluppi della questione, a dimostrazione di come l’aumento delle spese militari rappresenti un tema cruciale per la tenuta del Governo. Nel frattempo, il Senato sarà chiamato nella giornata di domani a votare sulla conversione in legge del decreto n.14 del 25 febbraio 2022, comunemente denominato decreto Ucraina, integrato con l’ordine del giorno avanzato da Fratelli d’Italia. Sulla conversione, il governo sta valutando di porre l’ennesima questione di fiducia, così come anticipato da Luca Ciriani, esponente di FdI, che nelle scorse ore ha affermato: «Chi voleva il voto dell’O.d.G., adesso si deve chiedere se voterà il decreto o meno in Aula». Dato lo spettro di una spaccatura in maggioranza, «è inevitabile che il governo ponga la questione di fiducia», ha aggiunto poi Ciriani, accennando a una «bella baraonda avvenuta durante i lavori delle due Commissioni».
[Di Salvatore Toscano]
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