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Dal giorno del pesce d’aprile faremo la guerra alla Russia rifiutandoci di pagare le sue forniture in rubli dopo aver congelato le loro riserve in dollari (e in oro)
presso le banche centrali occidentali (gli impediamo di usare le loro
risorse finanziarie depositate presso Bce Federal reserve…). La Russia
venderà ad altri (Cina, India, ecc.). Sui mercati europei arriverà dagli
USA forse un decimo del gas che forniva la Russia sotto forma di gas
liquefatto, assai più caro, da scisti bituminose (un massacro
dell’ambiente). Inflazione a due cifre, fallimenti,
deindustrializzazione, aumento della disoccupazione, miseria crescente
ecc., le conseguenze che ne verranno.
Titola money.it: Zitto zitto, il rublo recupera i tonfi bellici. Magari ci siamo «sanzionati addosso»?
Il guerriero Draghi, banchiere della Goldmann Sachs, in missione
speciale, esponente principale di quel gruppo dei 30 che hanno annuciato
la volontà di provocare la distruzione creatrice a caico del nostro
sistema produttivo e a favore del sistema corporate, ha già annunciato
che tutti noi siamo pronti a razionamenti e all’uso di tessera fascista
(id pay di Colao) per avere la nostra piccola meritata quota di sudditi
ubbidienti, sempre che saremo in grado di tenerci in regola con le
desiderata del democratico governissimo al servizio del popolo e della
patria. Siamo sicuri che il nemico sia davvero la Federazione Russa?
Diceva Orwell
“La guerra contro un paese straniero avviene solo quando le classi benestanti pensano che ne trarranno beneficio” Le odierne classi benestanti sono i multimiliardari che investono nei grandi fondi di investimento e li controllano.
Nel frattempo il dollaro, grazie a questa mossa, accelera il processo di perdita della sua egemonia, quale valuta internazionale imposta a Bretton Woods, da usare obbligatoriamente per gli scambi internazionali di materie prime cosa che le ha sempre permesso di avere una bilancia commerciale sbilanciata sul lato delle importazioni senza subire rischi di svalutazione (questa strategia ha consentito agli USA di finanziare il loro complesso militare industriale, vero sottostante del dollaro).
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