“Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (i volti come si son fatti seri)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente” [1]
Alcuni giorni fa ho ricevuto dei video in cui si vedono militari ucraini infierire su quelli russi appena catturati (alcuni giovanissimi) con una crudeltà ed una violenza inaudita. Alcuni di essi erano feriti, anche gravemente, ma il trattamento che gli veniva riservato era altrettanto feroce. Ho chiesto una verifica delle fonti di questi video ed ho ricevuto dei riferimenti precisi.
Non lo so se i militari che compiono queste atrocità siano, o no, quelli del famigerato battaglione neonazista “Azov”, se siano o meno dei “regolari” o se appartengono ad altri “battaglioni” di quelli che portano, ugualmente, sulla manica della divisa, l’effige del collaboratore nazista Stepan Bandera.
D’altronde, è sviante distinguere tra “regolari” ed “irregolari”, ovvero, tra militari e paramilitari dal momento che sappiamo che questi battaglioni sono organicamente inquadrati all’interno dell’esercito nazionale ucraino.
Tuttavia, so che l’oligarca miliardario ucraino, finanziatore e vero regista della folgorante ascesa politica di Zelensky, Igor Kolomoysky, è stato anche uno dei principali finanziatori del battaglione “Azov” sin dalla sua costituzione nel 2014 come delle altre milizie private quali i battaglioni “Dnipro” e “Aidar” schierate personalmente per proteggere i suoi interessi finanziari.
L’articolo 14 della Convenzione III relativa al trattamento dei prigionieri di guerra, sottoscritta nel 1949, prevede che “i prigionieri di guerra hanno diritto, in ogni circostanza, al rispetto della loro persona e del loro onore”.
L’ orrore che ho visto in quei video è maledettamente simile a quello che si vedeva nei video dell’ISIS che giravano in rete qualche anno fa. Nei video di propaganda dell’ISIS c’erano anche dei bambini che venivano addestrati a combattere e ad uccidere. So che i battaglioni ucraini neonazisti stanno facendo la stessa cosa con i bambini ucraini.
Mi chiedo: ciò che ho visto in quei video orribili è il prodotto dell’addestramento che hanno ricevuto dalla NATO e dagli USA? Sono questi i “valori” che l’occidente vuole tutelare inviando 2,5 miliardi di armi a questa gente?
Circa 20 giorni,fa Mike Repass, ex comandante del Comando delle operazioni speciali degli Stati Uniti in Europa, ha dichiarato alla CNN: “La NATO e gli Stati Uniti hanno fatto un lavoro magnifico nell’addestrare l’esercito ucraino. Quando ho visitato un’unità delle forze speciali ucraine a settembre, ho percepito immediatamente che questi ragazzi erano ben addestrati; sembravano i nostri ragazzi. Avevano gli stessi automatismi, gli stessi processi di pianificazione”.
L’Europa prima di schierarsi e di paragonare ciò che succede in Ucraina alla resistenza al nazifascismo avrebbe dovuto capire che il suo silenzio sul massacro alla camera del lavoro di Odessa del 2014 e sui successivi otto anni di guerra condotta, in prima fila, dai battaglioni neonazisti contro le popolazioni delle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk che hanno causato tra le 14.000 e le 16.000 vittime avrebbe, prima o poi, aperto la strada a tragedie ancora più grandi. E così, l’orrore taciuto del Donbass è oggi diventato l’orrore di tutta l’Ucraina.
E, dopo tutto questo assordante silenzio, nel giro di pochissimo tempo, siamo passati dall’odio verso i musulmani a quello contro i russi, che, ora, ci vengono rappresentati come i nuovi barbari. Ora il nemico è il russo, qualsiasi russo, vivo o morto, anche Fëdor Dostoevskij. Dicono: dopo l’Ucraina toccherà alla Moldavia, poi ai Paesi Baltici e poi i nuovi barbari invaderanno l’Europa intera.
Si, perché l’incessante, martellante, propaganda bellica cui siamo sottoposti dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina si basa sull’eterna semplificazione del mondo che scinde l’interno, che conterrebbe tutto il bene, dall’esterno, in cui alloggerebbe tutto il male.
Quale credibilità può avere l’Occidente quando pretende di tracciare un confine tra sé ed il “male assoluto”? Quando ciò che oggi rinfaccia a Putin è ciò che ha sempre fatto nei confronti del popoli del mondo? Quanti doppi standard?
Sono troppe le crepe nella narrazione che ci vorrebbe tutti arruolati ed in guerra: ci sono dittatori utili di cui “però si ha bisogno” (parole di Draghi) e dittatori cattivi; ci sono profughi meritevoli della nostra solidale compassione e profughi che è meglio che crepino in mare o a ridosso dei nostri confini; ci sono guerre “giuste”, “umanitarie” e ci sono guerre ingiuste e malvage. E anche le vittime della guerra non sono tutte uguali: sui media occidentali quelle che non servono a provocare un’onda emotiva contro il nemico di turno vengono semplicemente ignorate, da sempre.
La verità è che Putin siamo noi e che sono troppe le domande senza risposta che ci impediscono di definire un “noi” ed un “loro”.
L’errore primigenio e fatale dell’Europa è stato quello di confondere i propri confini esterni (quelli tra “bene” e “male”) con quelli della NATO. Non Europa di pace, non Europa mediterranea, ma Unione Europa Atlantica ed Atlantista, complice organica di un’organizzazione politico-criminale che non ha mai smesso di seminare nel mondo distruzione e morte proprio perchè concepita ed organizzata, fin dall’inizio, unicamente per fare la guerra.
La guerra reca sempre con sé un tragico carico di orrore che non è mai ascrivibile esclusivamente ad una delle parti in conflitto. Tuttavia, il discorso pubblico sulla guerra esplosa all’interno dell’Europa è, immancabilmente, schiacciato dal solito archetipo che identifica due principi assoluti, il Bene e il Male, in perpetuo ed insanabile contrasto tra loro.
È il solito paradigma dei guerrafondai adattato ai tempi delle guerre ibride ed è ciò che impedisce qualsiasi ragionamento che non contenga una premessa di schieramento a priori. È ciò che mira a distruggere in partenza qualsiasi possibilità di intraprendere percorsi di pace, di dialogo e di convivenza tra i popoli, pur nelle reciproche differenze, storiche, politiche e culturali.
È l’assurda e folle logica alla quale dobbiamo sottrarci se vogliamo davvero costruire un movimento contro la guerra che fermi la deriva bellicista in atto, prima che sia troppo tardi.
[1] “Aspettando i barbari” Konstantinos Kavafis, 1898.
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