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Riceviamo e pubblichiamo
L’Occidente non ha compreso la metafisica di Cirillo I
Nel 2021 avevo provato a mettere in guardia il lettore sugli eventi che avremmo vissuto ponendo al centro lo spirito nazionale russo e prevedendo nel 2022 l’anno della rinascita del nazionalismo grande-russo, anno della tigre russa siberiana (2022: L’ANNO DELLA TIGRE di O.G. (sollevazione.it) IL PUTINISMO E LO SPIRITO NAZIONALE RUSSO di O.G. (sollevazione.it). Non mi ero mai soffermato sul Patriarca Cirillo I nel 2021, né sulla strategia dell’Ortodossia russa in quanto con la politica ambigua del Patriarcato di Mosca sul Covid non potevo capire quale fosse l’intenzione finalistica cirilliana.
Continuavo dunque a delineare l’ideologia dell’Autocoscienza nazionale di Ivan Ilyn e Solzenicyn come il riferimento teorico più prossimo della Russia odierna. Dal 2022, invece, con l’avvio dell’Operazione militare Z ho iniziato ad inquadrare meglio la figura di Cirillo I, che a mio parere, è divenuto il simbolo vivente dell’idea nazionale russa, colui che potrebbe lasciar un’impronta indelebile nella storia nazionale e popolare. Ho avuto addirittura l’impressione che egli voglia scalare le vette della santità, sulla linea di San Sergio (1314-1392) e San Serafino (1759-1833) e che punti al sacrificio finale per la Salvezza escatologica del suo popolo. Le operazioni rituali da lui compiute in questo inizio di 2022 rimandano chiaramente ad una visione metafisica ed escatologica che ha implicazioni storiche e geopolitiche dirimenti. Il Patriarca ha trasceso, senza rinnegarlo ma superandolo definitivamente, il concetto egoico di “Mosca Terza Roma” formulato da Vasilij III (1505-1533) per affermare, invece, sul piano storicistico e geopolitico, l’essenza rituale globale della Santa Russia. Ovvero Cirillo I ha spazzato via qualunque elezione messianistica – imperialistica o ecclesiale – del popolo russo: i russi non sarebbero così gli ebrei della modernità che produrranno il Messia cristiano finale come implicava la visione di Mosca Terza Roma. Il Patriarca ha annunciato al mondo la Barbarie Escatologica Occidentale – e come dargli torto se solo si pensa che a New York l’aborto è legale sino a nove mesi dalla nascita del bambino? Quanti milioni e milioni di bambini innocenti ha sterminato così il ricco e democratico Occidente? – e radicalizzato la visione, che era implicita nel putinismo ma non in modo così radicale appunto, che la Russia è Santa perché oggi è la massima forza nazionale che attuerebbe il concetto di Cerkovnost’, una particolare dimensione spirituale che pone al centro l’amore cristiano comunitario e nazionale spingendo alla tensione del massimo sacrificio, sino alla fase rituale martoriale, i suoi membri organici. Cerkovnost’ è tensione assoluta sino anche alla morte e per amore assoluto del Cristo e della Pace armonica tra popoli e individui e anche della Patria se servisse. Il polo massimamente lontano dalla tensione unificatrice è quindi l’egoismo astratto anazionale o antinazionale, che la storia letta con la visione ortodossa sta già spazzando via senza pietà alcuna. Il discorso fatto da Vladimir Putin alla nazione il 18 marzo, in cui il presidente russo ha sostenuto che nulla è spiritualmente più alto dell’Amore nazionale, ovvero dell’amico che dà la vita, il sangue e il proprio corpo all’ Altro, all’Amico nel senso spirituale del significato, è stato a mio avviso chiaramente ispirato da Cirillo I. Ho parlato nel precedente articolo ( LA CHIESA ORTODOSSA RUSSA E L’OPERAZIONE Z di O. G. (sollevazione.it)), usando evidentemente categorie religiose e politiche europee, di un incipiente processo in divenire nella prassi cirilliana, ovvero quello di autocosciente sacralizzazione del nazionalismo grande-russo. I due grandi nemici del pensiero cirilliano sono dunque da un lato il nazionalismo etnico e suprematista che annienterebbe la pratica dell’Amore nazionale cristiano e comunitario, dall’altro il globalismo materialista e nichilista gender occidentale. Di conseguenza Cirillo ha ritualmente posto l’amore nazionale russo come forza metafisica e sacrale di ferma contrapposizione al globalismo imperialista anglosassone; non è un caso che sia in Asia che in Africa stanno crescendo notevolmente le conversioni all’ortodossia russa, molte mosse geopolitiche compiute da Vladimir Putin negli ultimi anni tramite la Wagner al di là del Vecchio continente, andrebbero perciò lette come azioni di “geopolitica sacrale” o “geopolitica religiosa”. Se gli analisti occidentali conoscessero, almeno un po’, l’ortodossia russa eviterebbero di schiacciare la odierna cultura politica russa con le categorie fuori tempo massimo del monarchismo, del fascismo o del comunismo degli anni ’40. L’ortodossia russa si è sempre posta in contrasto con il principio monarchico della chiesa, in quanto non conciliabile con il concetto di sobornost’, ossia di comunità nazionale spirituale organicistica, per quanto nel passato sia dovuta scendere a compromessi con lo zar nero o rosso di turno. Quest’epoca metafisica, nella storia dell’Autocoscienza nazionale russa, è conclusa. Ce lo ha detto esplicitamente Cirillo I nel marzo 2022, allorquando ha in più casi, anche nell’ultima predica, posto a modello più alto della “Nuova e Santa Russia” Dimitri Ivanovic, detto Donskoj, santo russo che miracolosamente sconfisse i tartari a Kulikovo sul Don nel 1380. Nella visione metafisica cirillista l’umiliazione antinazionale sul popolo russo dei potenti dell’Orda d’Oro era simbolicamente rappresentata dall’obbligo che i coloniali avevano di gettarsi a terra dinanzi a un superiore, battendo la testa sino al dolore e baciando lembi del suo ambito. Oggi l’umiliazione antinazionale verso la nuova Orda d’Oro globalista anglosassone, secondo il pensiero del Patriarca, si esprimerebbe tramite l’orgoglio delle parate contro la famiglia eterosessuale, con il culto esasperato ed unilaterale dell’aborto, con la pratica di ogni peccato metafisico elevato a valore sociale, con la elezione religiosa universale della sola nazione anglosassone-americana, con il proprio eccezionalismo, contro tutti gli altri popoli della terra. Per quanto l’Occidente si ponga esteriormente in termini umanitari e apparentemente indolori, la sostanza della ideologia occidentale è assolutamente perversa e la sua falsa bontà, il suo falso pacifismo nasconderebbero in realtà un odio verso la vita umana e verso il creato che nessuna ideologia ha mai raggiunto con tale virulenza. In questo senso il pensiero di Cirillo si incontra in modo significativo con il pensiero di Papa Francesco. La visione espressa da Cirillo I ha significato soprattutto un implicito attacco al nuovo patriarcato di Kiev. Infatti il 3 febbraio 2019 il capo della Chiesa Autocefala Ortodossa ucraina, il metropolita Epifanij (Dumenko), veniva intronizzato a Kiev. Dopo la consegna del Tomos di autocefalia il 5 gennaio nella cattedrale di san Giorgio al Fanar, il patriarcato di Costantinopoli ultimava le procedure per renderlo definitivamente valido ed il 9 gennaio tutti i membri del Sinodo patriarcale di Costantinopoli sottoscrivevano il testo. Ma a cosa punta realmente la Chiesa Autocefala di Kiev?Il nazionalismo “scismatico” di Kiev come suprematismo russofobo?
Già nei decenni precedenti, l’allora autoproclamatosi “patriarca” ukraino Filaret – ex agente del KGB sovietico – si era concretamente posto liturgicamente in termini scismatici dal Patriarcato di Mosca. Così quando Kiev ottenne finalmente nel 2019 il “tomo dell’autocefalia” l’ex presidente Porosenko potè presentare tale evento come la vittoria più importante del nazionalismo grande-ukraino su Mosca nella lunga guerra ibrida tra le due fazioni. L’affermazione di una identità nazional-religiosa ukraina come nettamente distinta da quella russa fu allora celebrata da tutte le componenti del nazionalismo grande-ukraino, dai neopagani neonazisti dell’Azov e dalla Centuria ai banderiti ortodossi uniati-cattolici, come la vittoria più importante e decisiva contro Mosca. Tale evento rivelò però trattarsi di una falsa vittoria per il nazionalismo galiziano stanziato a Kiev, o meglio di una vittoria tattica nel contesto di una sconfitta strategica. Il Patriarcato di Mosca, rompendo ufficialmente con Costantinopoli, non solo non ebbe eccessivi contraccolpi dalla vicenda ukraina, rafforzando i propri tradizionali legami con le Chiese ortodosse tradizionalmente vicine a Mosca, ma a differenza di quanto prevedevano i seguaci di Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli, e quelli di Epifanij, ebbe da allora modo di declinare in senso identitario la missione nazionalitaria del Patriarcato di Mosca con la missione dell’Ortodossia universale. La decisione più drammatica e dirimente ha riguardato, a fine dicembre 2019, quando si tenne l’ultima sessione annuale del Sinodo dei vescovi della Chiesa russa e del Supremo Consiglio Ecclesiastico, un organismo che non era convocato dal 1920, proprio i continenti asiatico e africano. Nasceva in quel contesto una rete “tradizionalista” e antiglobalista internazionale tra gli ortodossi delle varie chiese universali, con cui contrapporsi a quella che Cirillo I definiva l’ideologia “scismatica” e “razzista suprematista antirussa”, promossa a suo parere dal Neo-Patriarcato, sostenuta e finanziata dal mondo anglosassone. Di conseguenza, nella visione escatologica di Cirillo I il globalismo ideocratico occidentale potrà avanzare nel mondo solamente con il nazionalismo esclusivistico etnico e razzista, ben oltre la favola neokantiana del Great Reset. Nazionalismo etnico e “scismastico”, specifica Cirillo I, che vorrebbe dire in concreto razzismo antirusso ma che potrà significare ipoteticamente, ai confini dell’Iran, della Cina, dell’India, “islamonazionalismo” antisciita, anticinese o anti-indù. Sempre nazionalismi etnici o artificiali sostenuti dall’Occidente. Vi sono state sino al dicembre 2018 non a caso quattro principali Chiese cristiane a Kiev: la Chiesa Greco-Cattolica Ukraina diffusa in particolare nelle regioni occidentali; la Chiesa Ortodossa Autocefala Ukraina, la Chiesa Ortodossa Ukraina del Patriarcato di Mosca (Primate Onufrij), fortemente perseguitata dal 2014 a oggi, la Chiesa Ortodossa Ukraina del Patriarcato di Kiev. Dal gennaio 2019, non a caso, il “nazionalismo religioso” ukraino si è integralmente unificato, con l’imprimatur di Constantinopoli, nella Chiesa Ortodossa Autocefala Ukraina (Православна церква України, Pravoslavna cerkva Ukraïny). Se ciò, come ho tentato di precisare, da un lato ha significato un tentativo, artificiale o meno saranno i fatti a dircelo, di sacralizzazione del nazionalismo etnico galiziano ed occidentale antirusso, dall’altro ha però finito indirettamente per rafforzare su scala mondiale la missione nazionale del Patriarcato russo. Il conflitto del secolo, che in un precedente articolo, un anno fa circa, avevo definito il conflitto dei nazionalismi popolari d’Oriente contro l’oppressione imperialista mondiale dell’elitismo antidemocratico Angloamericano, sarà lungo e l’Operazione militare Z è solo la prima fase del nuovo mondo multipolare, ma la ideologia decisionistica cirilliana ha già consacrato il viaggio in mare aperto, su rotte oceaniche e ardite, del Patriottismo grande-russo. L’Occidente sarebbe escatologicamente la nuova Orda d’Oro e il nazionalismo scismatico ukraino, con il supporto di Bartolomeo, solo uno strumento dell’Orda d’Oro. E’ facilmente intuibile che lo stesso mondo cattolico sarà investito da tale valanga metafisica e già il posizionamento multipolare di Francesco dovrebbe farci capire molte cose al riguardo.
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