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Ogni anno, in Italia,
i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di
quelli morti ad oggi con Covid-19. Perché non intasiamo le rianimazioni
ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia,
aggiornati alle ore 18:00 del 10 marzo 2020: 8.514 casi con 631
deceduti (Iss-Epicentro). Faccio notare che questo campione è
estremamente selezionato, perché i test sono stati fatti in prevalenza
su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua,
ritiene che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori.
Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte
inferiore. Sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di
persone si rivolsero telefonicamente al medico o al pediatra di
famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono
visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno
di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1
su 100) morirono in un reparto di rianimazione, e in tutto furono 764 i
“casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia
intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o
in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi
confermata di influenza.
Se i media
due anni fa avessero scatenato il putiferio attuale, non meno di 75.000
malati con influenza avrebbero intasato le rianimazioni, al ritmo di
750 nuovi ingressi ogni giorno (finora in rianimazione ne abbiamo
ricoverati 650 in tutto). Questidati confermano che siamo di fronte a una epidemia di panico e che gli untori per eccellenza sono i media. Ci dicono che in Italia
abbiamo il più alto tasso di letalità? I dati più affidabili vengono
dalla Corea del Sud, che registra tassi di letalità attorno al 6 per
mille (1/12 dei nostri).
Questo si spiega perché la Corea ha fatto test a
tappeto fin dall’inizio (già più di 200.000) e conferma quanto abbiamo
detto sopra, cioè che le nostre statistiche usano un denominatore
(persone infettate) assai ridotto e selezionato: il che ingigantisce
falsamente il rapporto morti/infettati, cioè il tasso di letalità. Tra i
tanti messaggi che arrivano nei social, spiccano gli appelli dei medici
di rianimazione, veramente preoccupanti. Il nostro sistema sanitario
pubblico collocava l’Italia
ai primi posti nel mondo, con un invidiabile rapporto qualità/costi, ma
a partire dal 1992 (legge-delega per la privatizzazione del Ssn) è
stato smantellato per favorire le speculazioni private, che non hanno
alcun interesse a investire nei settori più costosi, come grandi
chirurgie e rianimazioni. Questo fatto non sarà mai ribadito e
condannato abbastanza.
Però le testimonianze e gli appelli accorati da parte di medici e
infermieri dei reparti di terapia intensiva, ora sotto pressione per i
malati gravi con Covid-19, mentre sono condivisibili sul piano umano,
sono fuorvianti per la comprensione di questa “epidemia”. Sarebbe come
usare la testimonianza del marinaio di una scialuppa di salvataggio del
Titanic per ricostruire la storia di quel naufragio… ma qui abbiamo solo
qualche scialuppa: non c’è né il Titanic né l’iceberg. Non c’è
epidemia, non c’è pandemia. E abbiamo due precedenti famigerati, proprio
con due varianti di coronavirus che fecero tanto scalpore per poirivelarsi
veri e propri “fuochi di paglia”: la Sars del 2002 (8.000 casi in
tutto) e la Mers del 2012 (800 casi). Notate che la Sars ebbe una
letalità del 9% e la Mers addirittura del 38%.
Stanno arrivando voci di vaccini “quasi” pronti da parte di Israele o degli Usa
che potrebbero salvare molte vite aggredite da questo virus. Tanto
rumore per un vaccino? Nell’influenza comune del 2017-18 il ceppo
prevalente era A/H1N1pdm09 (più noto come H1N1 o “suina”), ed era
incluso nel vaccino antinfluenzale somministrato a circa la metà degli
ultrasessantacinquenni italiani – non solo quell’anno, ma anche negli
anni precedenti. Quel ceppo ebbe origine nel 2009 negli Usa,
come variante dell’influenza suina. Nel 2010 il nostro ministero della
salute si impegnò a pagare 184 milioni di euro alla Novartis per 24
milioni di dosi di vaccino contro la “H1N1 suina”, ma anche quella
annunciata “pandemia” in realtà fu una vera e propria bufala mediatica:
di fatto furono vaccinati meno di un milione di italiani, e 9 milioni di
dosi di quel vaccino rimasero nei frigoriferi delle Asl. Parlare di
Israele (Netanyahu promise il vaccino a una settimana dalle recentissime
elezioni) o di Usa
(pure loro in campagna elettorale, coi cittadini che, se disoccupati e
non coperti da assicurazione, devono pagare una somma notevole per farsi
fare un tampone, e per giunta col più alto tasso di risultati falsi
positivi nel mondo) data la situazione conosciuta, sarebbe come sparare
sulla Croce Rossa.
Cosa penso delle misure per ridurre il contagio prese dal governo italiano? Il grande Ennio Flajano diceva che in Italia
“la situazione è grave ma non seria”. Per tutti i dati che abbiamo qui
esaminato, dovremmo concludere che questa volta la situazione è “seria,
ma non grave”. Dico “seria” nel senso che le misure adottate riflettono
l’ansia di dimostrarsi “seri e responsabili”, ma mi domando: verso chi?
Verso la Ue?
Verso la Nato? Perché non verso i cittadini italiani? Il primo
requisito della serietà è la coerenza, e ogni cittadino lo sa se ha
ricevuto messaggi coerenti dalle autorità e dagli “esperti” in questi 40
giorni. Walter Ricciardi, imbarcato nel pieno della tempesta, ha fatto
miracoli sia nel fronte interno che su quello internazionale.
E quando infuria la tempesta, quando le vele sono già lacerate e la
barca è piena d’acqua, puoi solo spalare acqua e stare zitto. In scienza
e coscienza, io credo di spalare acqua, di rattoppare almeno qualche
vela, e di stare (quasi) zitto.
Ho detto quasi zitto: solidale coi colleghi (anche
sottopagati) che fanno turni stressanti negli ospedali devastati da
trent’anni di “filibustering” neoliberista, ma anche urlante a
squarciagola contro “colleghi” veri o sedicenti tali che, in anonimato,
seminano il terrore parlando di “nipotini che uccidono i nonni”, o di
“incoscienti che escono a fare una passeggiata”, o che spacciano il
prodotto Xy come panacea curativa (e soprattutto preventiva, così non
scappa neanche un potenziale cliente fra i 60 milioni) contro la “peste
del 2020” che avrebbe una “contagiosità pazzesca” e una mortalità
(sarebbe troppo pretendere da loro il termine corretto letalità)
“spaventosa”. Ripeto: chi sta in prima linea negli ospedali oggi è
davvero sotto stress, va rispettato e sostenuto, e le misure ragionevoli
per ridurre le probabilità di contagio vanno adottate; ma un grande
quotidiano della mia regione, il Veneto, oggi riferisce che abbiamo 498
letti di terapia intensiva, di cui 67 occupati da pazienti con tampone
positivo per Covid-19.
(Leopoldo Salmaso, dichiarazioni rilasciate a Patrizia Cecconi per l’intervista “Il tasso di letalità del coronavirus in Italia è almeno 10 volte inferiore ai dati ufficiali”, pubblicata da “L’Antidiplomatico” l’11 maezo 2020. Epidemiologo
e virologo, specialista in malattie infettive, il dottor Salmaso vanta
una lunga esperienza internazionale in paesi come la Tanzania, dove
conduce progetti sanitari secondo i protocolli prescritti dall’Oms).
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