Il 29 marzo 2020 i cittadini saranno chiamati a confermare o a respingere, con un referendum,
la riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari: dagli
attuali 630 deputati e 315 senatori si scenderà a 400 deputati e 200
senatori previsti dalla riforma.
Come si è arrivati all’attuale numero di parlamentari?
“L’Italia ha troppi parlamentari” è uno
dei mantra più ricorrenti, ma nessuno conosce il motivo per cui si è
arrivati all’attuale numero di deputati e senatori. Quel numero deriva
dalla Costituzione del 1948, leggiamo due articoli.
ARTICOLO 56
« La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto, in ragione di un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila.
Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni di età. »
ARTICOLO 57
« Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale.
A ciascuna Regione è attribuito un senatore per duecentomila abitanti o per frazione superiore a centomila.
Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sei. La Valle d’Aosta ha un solo senatore. »
L’attuale numero di deputati e senatori
dunque è stato calcolato mediante un rapporto diretto con il numero di
abitanti. Nel 1948 avevamo circa 46 milioni di abitanti contro gli
attuali 60 milioni.
Al contrario di quanto si possa pensare, oggi il numero di parlamentari andrebbe aumentato non diminuito, se fosse ancora in vigore la Costituzione originale.
Nei primi anni ’60, la legge costituzionale 9 febbraio 1963, n. 2
ha abolito la proporzione fra parlamentari eletti e popolazione. In
tempi più recenti, un ulteriore riforma degli articoli 56 e 57 è
avvenuta con la legge costituzionale 23 gennaio 2001, n. 1.
Perché i costituenti avevano deciso per 1 deputato ogni 80.000 abitanti e un senatore ogni 200.000? La risposta nei verbali dell’assemblea costituente, dove si scontrarono diverse posizioni.
18 settembre 1946
http://legislature.camera.it/_dati/costituente/lavori/II_Sottocommissione/sed016/sed016nc.pdf (pag 1-8)
Il Presidente Terracini
ricorda che la Sottocommissione deve determinare il numero dei
componenti della prima Camera. Secondo il progetto dell’onorevole Conti,
dovrebbe essere eletto un Deputato per ogni 150.000 abitanti. La nuova
Camera dei Deputati, quindi, calcolata la popolazione del Paese in
45.000.000 di abitanti, verrebbe ad essere composta da circa 300 membri.
Ma si è accennato all’opportunità di elevare il numero a 400 o 450.
FUSCHINI: La questione è
senza dubbio assai importante e va esaminata con la dovuta attenzione.
Occorre assolutamente impedire che la volontà popolare possa essere
alterata da un errato rapporto fra il numero dei membri delle due
Camere.
Aggiunge un’altra
considerazione di carattere localistico. Le
popolazioni considerano sempre il Deputato che hanno eletto anche da un
particolare punto di vista, per cui quel Deputato riceve di continuo dai
suoi elettori sollecitazioni che non sempre sono per bassi servigi, come per lo
più si dice, ma spesso sono dettate dalle improrogabili necessità di una data
circoscrizione e costituiscono un comodo mezzo per intrecciare rapporti di
maggior fiducia fra eletto ed elettori.
Ma un Deputato non riuscirà mai a soddisfare le necessità di una massa di 150.000 abitanti.
Sarebbe quindi più opportuno fissare un Deputato per non più di 80.000
abitanti, come è stato finora tradizionale nel nostro Paese, oppure
rinviare la soluzione del problema (e ciò sarebbe il migliore avviso) a
quando dovrà essere discussa la futura legge elettorale.
LA ROCCA: (…) Il popolo italiano è avvezzo (ndr – abituato) ad
avere 500 e più Deputati. Inoltre non è opportuno, in regime
democratico, diminuire questo numero, perché a tutti deve esser dato il
modo di far sentire la loro voce. Restringendo il numero dei
Deputati, si potrebbe far sorgere il sospetto di essere animati dal
proposito di soffocare la volontà delle minoranze.
In ogni modo, non crede che sia
opportuno fissare la proporzione fra numero di abitanti e numero di
Deputati: sarebbe meglio stabilire soltanto che la Camera bassa debba
essere costituita da un numero di membri non minore di 500.
CONTI (Relatore):
Riguardo al numero dei componenti la prima Camera, ritiene che tanto
meglio sarà quanto più esso sarà ridotto: l’affollamento non costituisce
alcun vantaggio. (…)
Il popolo italiano disgraziatamente ha una sola abitudine circa il Parlamento: parlarne male;
e con la nuova Costituzione occorrerà elevare il prestigio del
Parlamento, al che si giunge per una via soltanto: diminuire il numero
dei componenti alla futura Camera.
NOBILE: contrario
all’istituzione di una seconda Camera, dal momento che è stato deciso di
mantenerla, si associa all’onorevole La Rocca, affermando la necessità
di una prevalenza della prima Camera sulla seconda. Non è però d’accordo
con lui nel volere assicurata tale prevalenza attraverso il maggior
numero dei Deputati.
D’altra parte pensa che
non possa fissarsi il numero dei componenti la prima Camera, quando non ancora
è stato stabilito quello dei membri del Senato e dei Parlamenti regionali.
L’una e l’altra questione dovrebbero essere decise contemporaneamente. Sarebbe
opportuno, quindi, aggiornare la discussione sul problema in esame.
Aggiunge che da un
primo calcolo di quello che sarebbe il numero dei parlamentari italiani,
secondo le proposte fatte, è venuto alla conclusione che si avrebbero 400-420
Deputati circa, 300 Senatori e, in ciascuna delle forse 15 Assemblee regionali,
un minimo di cento: cioè, più di 2000 parlamentari.
CONTI (Relatore): avverte che, secondo calcoli approssimativi, si arriverebbe invece a circa seimila parlamentari.
NOBILE: dichiara che
l’interruzione dell’onorevole Conti, dalla quale risulta che se sue
previsioni sono state superate, lo convince ancora di più nella sua
opinione. Per le indennità a un così gran numero di parlamentari e per
le spese di funzionamento dei relativi organi dovrebbero essere impiegate somme ingenti: forse più di due miliardi, che costituirebbero un peso eccessivo per lo Stato, specie nelle attuali condizioni.
EINAUDI: è d’accordo
con l’onorevole Conti sulla opportunità di ridurre il numero dei membri,
sia della prima Camera che della seconda, anche per ragioni, che crede
evidenti, di tecnica legislativa. Difatti, quanto più è grande il numero
dei componenti un’Assemblea, tanto più essa diventa incapace ad attendere all’opera legislativa che le è demandata.
PRESIDENTE TERRACINI: la diminuzione del numero dei componenti (per)
la prima Camera repubblicana sarebbe in Italia interpretata come un
atteggiamento antidemocratico, visto che, in effetti, quando si vuole
diminuire l’importanza di un organo rappresentativo s’incomincia sempre
col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni. Quindi,
se nella Costituzione si stabilisse la elezione di un Deputato per ogni
150 mila abitanti, ogni cittadino considererebbe questo atto di
chirurgia come una manifestazione di sfiducia nell’ordinamento
parlamentare.
Quanto all’osservazione fatta dall’onorevole Nobile circa l’alto costo di un’assemblea parlamentare numerosa, rileva che, se una Nazione spende un miliardo in più per avere buone leggi, non si può dire che la spesa sia eccessiva, specie se le leggi saranno veramente buone ed anche se si consideri l’ammontare complessivo del bilancio in corso.
LA ROCCA: voterà a favore della cifra di 80 mila, perché ritiene che occorra rafforzare l’istituto parlamentare e dargli quella autorità che gli è necessaria per essere l’organo sovrano della Nazione.
27 gennaio 1947
http://legislature.camera.it/_dati/costituente/lavori/II_Sottocommissione/sed016/sed016nc.pdf (pag 1-3)
Il Presidente Ruini avverte che è da prendere in esame l’articolo
relativo alla elezione della Camera dei Deputati. Nel testo del Comitato di
redazione esso è così formulato:
« La Camera dei Deputati è eletta a
suffragio diretto ed universale in ragione di un Deputato per centomila o
frazione superiore a cinquantamila abitanti ».
L’onorevole Fuschini ha proposto invece
una modificazione tendente all’ampliamento del numero dei deputati,
portando la cifra degli abitanti da centomila a ottantamila.
FUSCHINI: rileva che la diminuzione del numero dei membri della Camera dei Deputati si risolve, in ultima istanza, in una diminuzione della sua autorità.
CONTI: dichiara di
essere nettamente contrario all’aumento del numero dei Deputati e
propone anzi che l’aliquota di 100.000 abitanti sia elevata a 150.000.
Le ragioni addotte dall’onorevole Fuschini piaceranno forse moltissimo a
tanti fuori di qui; ma crede che, per quanto riguarda i corpi
legislativi, la Costituzione debba essere fatta con una alta
preoccupazione: quella di costituire dei complessi che non siano
suscettibili di trasformarsi in comizi. Non occorre che i legislatori siano tanti: è necessario che siano buoni.
Non ritiene che il numero significhi rappresentanza esatta, autentica,
genuina della volontà popolare; la volontà popolare la interpretano
uomini onesti, sinceri.
TERRACINI: accetta la
proposta dell’onorevole Fuschini per tutte le argomentazioni che egli ha
svolto, e desidera dire che le argomentazioni contrarie esposte
dall’onorevole Conti in realtà sembra che riflettano certi
sentimenti di ostilità, non preconcetta, ma abilmente suscitata fra le
masse popolari contro gli organi rappresentativi nel corso delle
esperienze che non risalgono soltanto al fascismo, ma assai prima,
quando lo scopo fondamentale delle forze antiprogressive era la
esautorazione degli organi rappresentativi.
Quanto alle spese, ancora oggi non v’è giornale conservatore o reazionario che non tratti questo argomento così debole e facilone.
Anche se i rappresentanti eletti nelle varie Camere dovessero costare
qualche centinaio di milioni di più, si tenga conto che di fronte ad un
bilancio statale che è di centinaia di miliardi, l’inconveniente non sarebbe tale da rinunziare ai vantaggi della rappresentanza.
TARGETTI: è favorevole
alla proposta Fuschini, alla quale augura una fortuna migliore di quella
che ebbe una sua proposta fatta in seno alla seconda Sottocommissione.
(…)
Vuol ricordare ai colleghi qualche dato
statistico circa la consistenza numerica del Parlamento in altre nazioni
europee. La Francia ha 617 Deputati con una popolazione inferiore alla
nostra. Il Belgio, con una popolazione a stima (cioè superiore a quella
dell’ultimo censimento) di circa 9 milioni di abitanti ha 202 Deputati.
La Gran Bretagna ha 615 Deputati. Non comprende ora in base a quale
nuova concezione si dovrebbe da parte nostra fare la riduzione proposta.
Il Presidente Ruini pone ai voti la proposta Fuschini di sostituire alla cifra di 100.000 l’altra di 80.000.
(La Commissione approva).
23 settembre 1947
http://legislature.camera.it/_dati/costituente/lavori/Assemblea/sed229/sed229nc.pdf (pag 13 del PDF – 437 dell’atto)
TOGLIATTI: Onorevoli
colleghi, nonostante i fulmini che ci ha minacciato l’onorevole Conti,
il nostro Gruppo parlamentare voterà per la cifra più bassa. E questo
per due motivi. In primo luogo perché una cifra troppo alta distacca troppo l’eletto dall’elettore; in secondo luogo perché l’eletto, distaccandosi dall’elettore, acquista la figura soltanto di rappresentante di un partito e non più di rappresentante di una massa vivente, che egli in qualche modo deve conoscere e con la quale deve avere rapporti personali e diretti.
A chi serve davvero il taglio dei parlamentari?
Dalle parole dei costituenti vi potete rendere conto di come le argomentazioni, tutt’oggi usate, riguardo i costi della politica
erano già superate negli anni ’40. Tagliare quindi i parlamentari,
significa tagliare la rappresentanza del popolo in parlamento.
Per quanto riguarda le minoranze è dal 1994 che non sono più rappresentate in parlamento, per via delle leggi elettorali dal Mattarellum in poi. Sarà impossibile per un nuovo partito entrare in parlamento se questo taglio andasse in porto!
Inoltre ridurre i parlamentari è sempre stato l’obiettivo di associazioni eversive come la Loggia P2. Nel piano “Rinascita democratica” di Licio Gelli infatti troviamo alla sezione “Ordinamento del Parlamento”:
« Nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco), riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato (…) diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale (…) »
Mettiamo a confronto il taglio che propone il MoVimento 5 Stelle con quello che chiedeva la loggia P2
– M5S (400 deputati, 200 senatori, 5 senatori a vita)
– P2 (450 deputati, 250 senatori, 25 senatori a vita)
Per quanto riguarda i parlamentari elettivi la riduzione che voleva la massoneria era comunque inferiore a quello dei finti rivoluzionari: 245 contro 345. Evidentemente la P2 era più democratica di Giggino, Grillo & Co…
L’Italia e il resto del mondo
Tornando ai nostri giorni, l’Italia è
veramente il paese con più parlamentari al mondo? Ovvio che no, anche
solo guardando in Europa il Regno Unito ha ben 1.431 parlamentari (contro i nostri 950).
Inoltre, sempre in Europa, l’Italia è fra i paesi col più basso numero di parlamentari pro capite, solo 22esima.
Spesso poi viene citato, a sostegno di
vuole il taglio, il numero di parlamentari degli Stati Uniti d’America,
un valora basso sia in assoluto che in rapporto alla popolazione.
La replica è semplice: gli USA non sono una vera democrazia, gli USA sono un’oligarchia finanziaria con la sola facciata di una democrazia che si basa sulla falsa alternanza fra Democratici (sinistra) e Repubblicani (destra).
Insomma il peggior esempio possibile da prendere. In Italia, dalla seconda repubblica in poi, il falso bipolarismo fra centrodestra e centrosinistra (sul modello americano) cosa ha prodotto?
Ha fatto si che, chiunque andasse al
governo, l’Italia seguisse un’unica agenda economica (quella di
Bruxelles) mentre le divisioni fra le due coalizioni si articolavano su
temi secondari e/o cosmetici.
Corruzione e risparmi
“Con meno parlamentari ci sarà meno gente da corrompere”, tuonano i grullini. Appare evidente che così a risparmiare saranno i corruttori, cioè banche, lobby, multinazionali ecc… Però per il grullino il peccatore è solo chi la tangente/mazzetta la riceve.
In compenso – si dice – che il taglio
dei parlamentari farà risparmiare 500 milioni di euro a legislatura: in
questi 5 anni verranno “restituiti” a malapena 10€ a cittadino, nella
migliore delle ipotesi…
Inoltre, il bilancio dello Stato è di centinaia di miliardi di euro: dal 2013 al 2018 le spese sono sempre state superiori agli 800 miliardi di euro!
Dire quindi di voler risparmiare 100 milioni su un bilancio di 800 miliardi, equivale a dire che su uno stipendio o una pensione di 800€ di voler risparmiare… 10 centesimi!
L’antipolitica
Se il vero obiettivo per votare
favorevolmente alla riforma è “mi stanno sulle balle i politici”, perché
limitarsi a un taglio di 345 parlamentari?
Chiudiamo direttamente il parlamento e
facciamo prendere direttamente le decisioni a Bruxelles, Francoforte e
Washington. E ci risparmiamo pure il tempo e la fatica di andare a
votare…
È giusto essere arrabbiati con una
classe politica che negli ultimi 30 anni ha fatto tutto fuorché gli
interessi degli italiani, ma ridurre i parlamentari non è la soluzione.
Il taglio serve solo a rafforzare i grandi partiti, o pensate davvero che la “casta” sia così stupida da “punirsi” da sola?
Coloro, e sono tanti, che in questi anni
hanno ceduto sovranità, fatto gli interessi di potenze e gruppi
stranieri vanno arrestati e processati a codice penale attualmente vigente.
I precedenti referendum
Anche solo guardando gli ultimi 15 anni, ci sono stati ben due tentativi di ridurre il numero dei parlamentari: quello di Berlusconi del 2006 e quello di Renzi nel 2016 (foto sotto), entrambi miseramente falliti.
In conclusione, approvare questa riforma
costituzionale è un insulto all’intelligenza, alla Costituzione
primigenia e a chi ha versato il sangue per garantirci una reale
democrazia (oggi già fortemente azzoppata).
Chi ha già bocciato i precedenti referendum di Berlusconi e Renzi (e sono in tanti) deve essere coerente e respingere anche quello dei grillini. Connettete il cervello il prossimo 29 marzo e non la pancia.
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