Le parole hanno un peso specifico alto.
Parole e inflessione di voce con le quali si pronunciano, possono
veicolarne il significato nei sensi più estremi. Se poi l’argomento è
complesso e il quadro da descrivere è estremamente mutevole, si rasenta
il disastro mediatico.
infosannio.wordpress.com (di Maria Rita Gismondo)
È quello che sta accadendo per il fenomeno
Coronavirus.
La gente non può avere la competenza per capire tutto e
tutto è peggiorato dalla paura. Si proclamano stati di emergenza, mentre
i numeri riportano solo due malati importati dalla Cina.
Poi il
direttore generale dell’Oms proclama che si tratta di un’infezione meno
contagiosa dell’influenza stagionale e i casi diventano centinaia e poi
migliaia e poi centinaia di migliaia.
Mentre nel resto d’Europa non si
registrano (ancora) malati, noi pubblichiamo il numero dei positivi
lasciandoli scambiare per malati e diventiamo gli “untori”.
Prima
facciamo tamponi a tappeto e poi solo ai sintomatici (e neppure a
tutti). Ma come si fa a riversare sulla gente termini epidemiologici
ostici, a volte, persino a chi dovrebbe essere un esperto?
Non parliamo
poi del numero che spaventa di più, i morti. Ogni giorno Borrelli ci
comunica il bollettino di guerra.
Mi domando: come fa a comunicare il
numero dei morti del giorno? Le mie reminiscenze di Medicina legale mi
dicono che i deceduti per patologie a impatto sociale vengono sottoposti
ad autopsia per accertarne la causa di morte.
Ma facciamo 180 autopsie
in un solo giorno e tutte entro le 18, orario della conferenza stampa
giornaliera?
O meglio: si fanno le autopsie a tutti i deceduti, prima di
dichiararne la causa? Speriamo. Quel che è certo è che in Italia non
risultano più morti se non quelli per Coronavirus. Che caos!
Nessun commento:
Posta un commento