domenica 15 marzo 2020

Siamo in pieno disastro mediatico.

Le parole hanno un peso specifico alto. Parole e inflessione di voce con le quali si pronunciano, possono veicolarne il significato nei sensi più estremi. Se poi l’argomento è complesso e il quadro da descrivere è estremamente mutevole, si rasenta il disastro mediatico. 


infosannio.wordpress.com (di Maria Rita Gismondo)
È quello che sta accadendo per il fenomeno Coronavirus.
La gente non può avere la competenza per capire tutto e tutto è peggiorato dalla paura. Si proclamano stati di emergenza, mentre i numeri riportano solo due malati importati dalla Cina.

Poi il direttore generale dell’Oms proclama che si tratta di un’infezione meno contagiosa dell’influenza stagionale e i casi diventano centinaia e poi migliaia e poi centinaia di migliaia.

Mentre nel resto d’Europa non si registrano (ancora) malati, noi pubblichiamo il numero dei positivi lasciandoli scambiare per malati e diventiamo gli “untori”.
Prima facciamo tamponi a tappeto e poi solo ai sintomatici (e neppure a tutti). Ma come si fa a riversare sulla gente termini epidemiologici ostici, a volte, persino a chi dovrebbe essere un esperto?
Non parliamo poi del numero che spaventa di più, i morti. Ogni giorno Borrelli ci comunica il bollettino di guerra.
Mi domando: come fa a comunicare il numero dei morti del giorno? Le mie reminiscenze di Medicina legale mi dicono che i deceduti per patologie a impatto sociale vengono sottoposti ad autopsia per accertarne la causa di morte.

Ma facciamo 180 autopsie in un solo giorno e tutte entro le 18, orario della conferenza stampa giornaliera?
O meglio: si fanno le autopsie a tutti i deceduti, prima di dichiararne la causa? Speriamo. Quel che è certo è che in Italia non risultano più morti se non quelli per Coronavirus. Che caos!

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