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Ma saranno stati almeno vaccinati, i 20.000 soldati americani che stanno sbarcando in Europa
per poi “passeggiare” nelle terre del coronavirus? Ora fraternizzano
con la popolazione in un paese come la Germania, da cui – si apprende –
si è propagata la prima infezione nel vecchio continente. E’ dunque un
vaccino, forse sperimentale, a proteggere i militari statunitensi
impegnati nell’operazione “Defender Europe”, non rinviata nonostante la
grave allerta sanitaria europea? Se lo domanda Manlio Dinucci, veterano cronista di guerra
in forza al “Manifesto”, in collegamento web con Claudio Messora su
“ByoBlu”. Quello di Messora è il canale d’informazione che più di ogni
altro, in questi giorni, si sta battendo per offrire agli italiani
un’osservazione attendibile della crisi in corso. Sempre su “ByoBlu”, l’economista Nino Galloni
avverte: c’è il rischio concreto che venga ratificato il Mes, erede
diretto del pernicioso e ormai obsoleto Fondo Salva-Stati, creato nel
periodo in cui alla Bce non era ancora stato consentito di sostenere i
debiti pubblici, acquistando titoli di Stato. Vi sembra il caso, proprio
ora, di mettersi a parlare di Mes?
Due operazioni – l’esercitazione Nato e il Mes – che non vengono
rinviate, nonostante l’emergenza coronavirus. Un sospetto: c’è una
oscura correlazione diretta, tra questi eventi in apparenza non connessi
tra loro? E’ tutto estremamente strano, quasi surreale.
Per esempio: è assolutamente inconcepibile, dice Galloni, che – al
momento dell’estensione della zona rossa all’intera Lombardia – da
Palazzo Chigi possa essere partita la fuga di notizie che ha determinato
l’esodo di migliaia di persone verso il Sud. L’emergenza sanitaria?
Mal
raccontata, enfatizzata: il problema si è fatto davvero drammatico per
una minuscola quota di persone (per lo più anziane, deboli, già malate) a
causa della rottamazione del sistema sanitario nazionale. Anni di tagli
forsennati, fino al suicidio firmato da Monti, con 30 miliardi tolti
all’assistenza medica ospedaliera. I numeri del coronavirus restano
limitatissimi, ribadisce Galloni, se parliamo di criticità serie: la
tragedia è che ormai i nostri ospedali, ridotti ai minimi termini,
faticano a gestire nel modo migliore poche centinaia di malati gravi.
Strano che ora, su tutto questo, incomba anche la ratifica del Mes:
perché non rimandarla, vista la situazione di emergenza nazionale?
Galloni parla chiaro: a finire in rianimazione (economica) è l’Italia
intera. Per salvarla, servono tanti miliardi, e subito. Se li garantisse
la Bce, come si spera, si trasformerebbero comunque in debito. Invece,
l’emissione tempestiva e a costo zero di una moneta parallela – non
convertibile, spendibile solo in Italia – sarebbe il toccasana. Perché
nessuno ne parla, nel governo Conte? Peggio: perché intanto non si
chiede di annullare il summit del 16 marzo, cioè la ratifica del Mes? Il
pericolo è mortale, avverte Galloni: accedendo a quel fondo (e l’Italia
oggi ha un disperato bisogno di denaro pronto uso, per fronteggiare
l’emergenza) si va incontro a conseguenze catastrofiche. Non potendo
restituire il prestito a stretto giro, i rischi sono letali. Primo: la
svendita di quel che resta delle strategiche partecipazioni statali, il
20% di quello che furono (e attenzione: garantirono il boom economico).
Secondo: la svendita dei gioielli del patrimonio italiano, cioè i beni
culturali che alimentano l’economia turistica. In altre parole: se firma il Mes, l’Italia sparisce. Muore.
L’altro colpo mortale – dice Gioele Magaldi,
leader del Movimento Roosevelt (di cui lo stesso Galloni è
vicepresidente) – è rappresentato dalla decisione di mettere l’intera
Italia in quarantena. «Una scelta tardiva, comunque inefficace e dunque
inutile, ma sicuramente autodistruttiva». A motivare per decreto la
paralisi del paese, evidentemente, è il panico: lo spettacolo dei
reparti di terapia intensiva, ridotti ai minimi termini e letteralmente
assediati dai pazienti con difficoltà respiratorie. Cosa andava fatto,
invece? «Ovvio: alle prime avvisaglie del problema, bisognava
attrezzarsi in modo adeguato». Con posti letto raddoppiati
o triplicati, e personale disponibile, non ci sarebbe stato nessun
allarme. Invece: l’Italia non ha agito, non ha preteso risorse
immediate. «Conte si è limitato a mendicare elemosine, fuori tempo
massimo». E prima ancora, l’Unione Europea – scandalosamente – non si è affatto preoccupata del problema. In compenso, si ricorda del Mes.
Vediamo di capirci, insiste Magaldi: già prima del coronavirus,
l’Italia delle aziende e delle famiglie era prossima al coma. Un mese di
pre-emergenza l’ha messa in ginocchio. E adesso, il decreto-Conte l’ha
stesa al tappeto. Virtualmemte, l’operazione-coronavirus sembra il
capolavoro di un ipotetico nemico: se qualcuno avesse voluto
distruggerci, non avrebbe potuto far meglio di Conte. A proposito: c’è
qualcosa che è proibito sapere, riguardo all’epidemia? Nessuno ha
certezze, ma moltissime fonti citano strane coincidenze. Bill Gates,
Berkeley, Darpa e Pentagono: il coronavirus sembra più americano che
cinese. Un’arma perfetta per sabotare il gigante asiatico, a cui Trump
ha dichiarato guerra?
Magaldi non ci sta, e invita a leggere oltre l’apparenza: è proprio la
dirigenza cinese a trarre vantaggio dal virus, che le permette di
mascherare la fine della maxi-crescita, largamente attesa (e
attentamente taciuta) ben prima del disastro di Wuhan. Il guaio? Gli
strateghi della globalizzazione neoliberista aprirono alla Cina le porte
del mercato mondiale, senza chiederle contropartite: democrazia, sindacati, tutela dell’ambiente. Niente.
La Cina è stata bravissima ad approfittarne, sbalordendo il mondo. Ma
ha sbaragliato la concorrenza occidentale in modo sleale, con prodotti a
basso costo. Che tutto questo sarebbe accaduto, lo sapevano fin
dall’inizio gli ingegneri (occidentali) del globalismo cinesizzato. Per Usa ed Europa, dolori: crisi,
disoccupazione, tagli, delocalizzazioni. Ed exploit finanziario, a
beneficio dei supremi gestori. Il loro obiettivo? Creare un mostro, la
super-Cina: efficientissima, regina del business, ma senza libertà né democrazia.
Il sogno: trasformare lo stesso Occidente in un clone della nuova Cina.
Poi, con Trump, il gioco si è rotto e sono spuntati i dazi. Infine ecco
il coronavirus, che da Wuhan – via Germania – ora infesta l’Italia,
spaventando il resto del mondo. E se i media
italiani scivolano verso il terrorismo psicologico quotidiano, è perché
la sanità – brutalmente amputata – stenta ad assistere nel modo
migliore le vittime di un morbo che, statisticamente, sembra rivelarsi
assai meno pericoloso di tanti altri, che però non fanno notizia.
Riuscirà il coronavirus laddove tante prediche politiche, in questi
anni, hanno fallito? Gli italiani capiranno che lo Stato non può essere
lasciato senza soldi, cioè senza difese? Sovranità finanziaria vuol dire
anche sicurezza: se invece la moneta manca, si rischia anche la pelle.
Il virus è drammaticamente esplicito, in questo: l’Italia ha un
disperato bisogno di miliardi a costo zero, ma il 16 marzo ad attenderla
c’è il Mes, lo strozzino. Decenni fa, un incubo simile sarebbe stato
impensabile. Eppure, anche se i media
non lo sottolineano: da trent’anni, l’Italia è in avanzo primario.
Cioè: i soldi che i cittadini versano in tasse sono più di quanto lo
Stato spenda in termini di servizi. Una follia, rimasta sottotraccia, e
che adesso – grazie alla crisi-coronavirus
– potrebbe esplodere. Meglio tardi che mai? Sì, ma a condizione che
venga archiviato il Mes: se dovessimo attingere al fondo europeo, per
l’Italia sarebbe davvero la fine. Allora sì, che il coronavirus
diventerebbe una catastrofe: la tomba del Belpaese, l’estinzione del
benessere e della possibilità di risalire la china.
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