http://www.controlacrisi.org
Ha ragioni da vendere Vittorio Agnoletto nel criticare le falle della sanità lombarda nella gestione del Coronavirus (clicca qui per leggere l'articolo),
i dispositivi di protezione individuale arrivati con grande ritardo,
medici e personale sanitario sottoposto a turni massacranti, addetti al
trasporto dei pazienti non in sicurezza (sono dipendenti di una delle
tante cooperative appaltatrici), organici ridotti all'osso nei servizi
di protezione, depotenziamento della medicina di base.
Il
problema non riguarda solo la sanità lombarda ma i problemi si acuiscono
dove il pubblico è stato depotenziato a favore del privato, anni di
esternalizzazione dei servizi sanitari e sociali per privilegiare la
politica dei bonus spendibili nelle strutture in convenzione, il
pubblico è stato impoverito, quel pubblico che poi ritroviamo in prima
linea nei momenti di emergenza.
E anche dove la sanità pubblica è
piu' forte registriamo il grave, e incomprensibile, ritardo nel bandire
concorsi per assumere medici, oss e infermieri, tecnici di laboratori e
ricercatori, si ricorre, come in Toscana, agli interinali per affrontare
le emergenze.
La sanità pubblica è in prima linea nella lotta contro
la Sars-CoV-2 (o COVID-19 se riferito alla malattia che può provocare),
quella sanità investita per anni da spending review, blocchi delle
assunzioni, riduzione di organici e con i salari che in un decennio
hanno perduto non meno del 20% del potere di acquisto (come tutto il
pubblico impiego ).
La mancata adozione di alcuni protocolli di
protezione il divario tra medicina curativa e preventiva, i fondi
lesinati alla ricerca , queste fallimentari scelta dei Governi di ogni
colore sono sotto gli occhi di tutti ma non rappresentano ancora motivi
sufficienti per mettere in discussione le scelte di depotenziamento
della sanità pubblica.
Da qui bisogna partire non per costruire
l'ennesimo fronte di alleanza nazionale per combattere l'emergenza, sia
chiaro non serve dividerci e polemizzare ma da qui a rinunciare ad un
ruolo critico e conflittuale corre grande differenza.
E' il caso
degli ammortizzatori sociali ridotti dal Governo Renzi e rimasti tali
negli anni successivi, ora è palese la necessità di rafforzarli
estenendone la platea dei beneficiari. E' il caso delle condizioni di
lavoro negli appalti con lavoratrici e lavoratori senza tutele e salari
da fame.
E' inaccettabile che nei contratti nazionali non
esistano istituti che prevedono la copertura retributiva nei casi di
assenza forzata, è ancora piu' grave il fatto che si stia creando una
disuguaglianza di trattamento tra lavoratori pubblici e privati,
dipendenti di cooperative ed aziende che operano in appalto, da sempre
forza lavoro di serie b con pochi diritti e scarse tutele.
Di questo
il Governo e le Regioni dovrebbero parlare per rivedere il funzionamento
di un sistema che sta facendo acqua palesando limiti e contraddizioni,
alimentando al contempo disuguaglianze sociali e salariali.
Sul
banco degli imputati va messa quella idea per la quale i servizi di
prevenzione siano stati ridotti e depotenziati, la crescente
disattenzione verso le figure piu' fragili che poi sono per lo piu'
anziani e soggetti a gravi patologie.
In Italia siamo in ritardo su
tutto, perfino nella adozione, ove possibile, dello smart working (a
prescindere dalle criticità\negatività di cui questa modalità lavorativa
è portatrice), abbiamo indebolito i ruoli dei medici di base e della
medicina del lavoro, siamo il paese dove ogni giorno, statistiche alla
mano, 4 lavoratori muoiono sul lavoro per non parlare di chi contrae
malattie o si si infortuna riportando danni permanenti.
Sono queste
le vere emergenze da affrontare, emergenze sulle quali lo stesso
sindacato ha rinunciato a costruire la mobilitazione nel paese
rinunciando sine die ad uno sciopero generale che sappia anche rimettere
al centro dell'agenda politica la cancellazione della Riforma Fornero.
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