domenica 1 marzo 2020

"Sanità, è la privatizzazione bellezza. Adesso non veniteci a dire che non avevate previsto la catastrofe". Il Domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti

http://www.controlacrisi.org

Ha ragioni da vendere Vittorio Agnoletto nel criticare le falle della sanità lombarda nella gestione del Coronavirus (clicca qui per leggere l'articolo), i dispositivi di protezione individuale arrivati con grande ritardo, medici e personale sanitario sottoposto a turni massacranti, addetti al trasporto dei pazienti non in sicurezza (sono dipendenti di una delle tante cooperative appaltatrici), organici ridotti all'osso nei servizi di protezione, depotenziamento della medicina di base.

Il problema non riguarda solo la sanità lombarda ma i problemi si acuiscono dove il pubblico è stato depotenziato a favore del privato, anni di esternalizzazione dei servizi sanitari e sociali per privilegiare la politica dei bonus spendibili nelle strutture in convenzione, il pubblico è stato impoverito, quel pubblico che poi ritroviamo in prima linea nei momenti di emergenza.
E anche dove la sanità pubblica è piu' forte registriamo il grave, e incomprensibile, ritardo nel bandire concorsi per assumere medici, oss e infermieri, tecnici di laboratori e ricercatori, si ricorre, come in Toscana, agli interinali per affrontare le emergenze.
La sanità pubblica è in prima linea nella lotta contro la Sars-CoV-2 (o COVID-19 se riferito alla malattia che può provocare), quella sanità investita per anni da spending review, blocchi delle assunzioni, riduzione di organici e con i salari che in un decennio hanno perduto non meno del 20% del potere di acquisto (come tutto il pubblico impiego ).
La mancata adozione di alcuni protocolli di protezione il divario tra medicina curativa e preventiva, i fondi lesinati alla ricerca , queste fallimentari scelta dei Governi di ogni colore sono sotto gli occhi di tutti ma non rappresentano ancora motivi sufficienti per mettere in discussione le scelte di depotenziamento della sanità pubblica.


Da qui bisogna partire non per costruire l'ennesimo fronte di alleanza nazionale per combattere l'emergenza, sia chiaro non serve dividerci e polemizzare ma da qui a rinunciare ad un ruolo critico e conflittuale corre grande differenza.
E' il caso degli ammortizzatori sociali ridotti dal Governo Renzi e rimasti tali negli anni successivi, ora è palese la necessità di rafforzarli estenendone la platea dei beneficiari. E' il caso delle condizioni di lavoro negli appalti con lavoratrici e lavoratori senza tutele e salari da fame.

E' inaccettabile che nei contratti nazionali non esistano istituti che prevedono la copertura retributiva nei casi di assenza forzata, è ancora piu' grave il fatto che si stia creando una disuguaglianza di trattamento tra lavoratori pubblici e privati, dipendenti di cooperative ed aziende che operano in appalto, da sempre forza lavoro di serie b con pochi diritti e scarse tutele.
Di questo il Governo e le Regioni dovrebbero parlare per rivedere il funzionamento di un sistema che sta facendo acqua palesando limiti e contraddizioni, alimentando al contempo disuguaglianze sociali e salariali.

Sul banco degli imputati va messa quella idea per la quale i servizi di prevenzione siano stati ridotti e depotenziati, la crescente disattenzione verso le figure piu' fragili che poi sono per lo piu' anziani e soggetti a gravi patologie.
In Italia siamo in ritardo su tutto, perfino nella adozione, ove possibile, dello smart working (a prescindere dalle criticità\negatività di cui questa modalità lavorativa è portatrice), abbiamo indebolito i ruoli dei medici di base e della medicina del lavoro, siamo il paese dove ogni giorno, statistiche alla mano, 4 lavoratori muoiono sul lavoro per non parlare di chi contrae malattie o si si infortuna riportando danni permanenti.
Sono queste le vere emergenze da affrontare, emergenze sulle quali lo stesso sindacato ha rinunciato a costruire la mobilitazione nel paese rinunciando sine die ad uno sciopero generale che sappia anche rimettere al centro dell'agenda politica la cancellazione della Riforma Fornero.

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