La travolgente avanzata del candidato di sinistra Bernie Sanders alle primarie democratiche in vista delle presidenziali statunitensi del prossimo novembre rappresenta una speranza per il mondo nel momento difficile e per certi versi disperato che stiamo vivendo. Non è certo casuale che l’innegabile successo di Bernie in vari settori di elettorato dai giovani alle donne, dalla classe operaie alle minoranze etniche, si scontri con la reazione isterica sia del bugiardo seriale coi capelli arancioni che dello stesso establishment democratico.

Deve essere chiaro, a tale proposito, che se Donald Trump ha vinto le ultime elezioni presidenziali, ciò si deve non tanto ai suoi improbabili meriti, quanto al fatto che i democratici avevano proposto una candidata assolutamente impresentabile come Hilary Clinton, espressione del potere della finanza e delle corporation, nonché, come e più di Trump, delle persistenti ansie di dominio sul mondo di un Paese in declino da molti punti di vista.
L’unico candidato democratico in grado di battere Trump, come confermato dai sondaggi, è oggi proprio Bernie, un vecchio militante di origine ebraica, onesto e coerente nel corso dei decenni, fin da quando fu arrestato per aver partecipato alla lotte per i diritti civili dei neri negli anni Sessanta. Il messaggio di Bernie è semplice e chiaro. Più solidarietà in un mondo nel quale siamo sempre più spinti a darci le spalle l’un l’altro e a combattere senza esclusione di colpi la guerra tra poveri per la sopravvivenza. Più uguaglianza a fronte delle crescenti distanze sociali ed economiche indotte dal funzionamento senza remore, limiti e vincoli del sistema capitalistico.