https://infosannio.wordpress.com
(di
Massimo Fini – massimofini.it) – Le Autorità ci dicono: “Pazientate, è
come essere in guerra”. No: è molto peggio. A Milano, pur martellata
dalle “fortezze volanti” americane e dai bombardieri inglesi, si poteva
uscire di casa non solo, prendendo il tram, per lavoro, ma per
incontrare un conoscente, recarsi al cinema, riunirsi con gli amici o
andare semplicemente a spasso. A fare jogging, termine che allora
neppure conoscevamo, non ci pensavamo nemmeno, eravamo già
sufficientemente asciutti, i più svantaggiati erano quelli che stavano
in città che dovevano servirsi della “tessera annonaria”, in campagna
per il cibo non c’erano problemi.
Ovviamente quando suonava l’allarme e si cominciavano a sentire i
primi colpi della contraerea si scappava nei rifugi, pochi, o nelle
cantine. Certo con gli americani che bombardavano come sempre “a chi
cojo cojo” se una bomba centrava la tua casa eri spacciato. Gli inglesi
erano più professionali, mandavano, a bassa quota per sfuggire ai radar,
un piccolo aereo da ricognizione per individuare nel modo più preciso
possibile i bersagli da colpire. E a volte avevano gesti di un inusitato
fair play.
Non dimenticherò mai quel che accadde in un piccolo paese dove c’era
una caserma. Passò l’aereo da ricognizione e lasciò cadere dei volantini
che dicevano più o meno: fra poco bombardiamo. Tutti gli abitanti
fuggirono nei boschi tranne le sentinelle della caserma, due giovani di
vent’anni. Erano o non erano le sentinelle? Il loro compito era rimanere
lì. Passò il bombardiere, centrò la caserma e i ragazzi morirono.
La gente che noi chiamiamo “comune” sa bene, al momento del dunque,
quali sono i suoi doveri mentre la classe dirigente si squaglia e se la
squaglia.
Poi si poteva “sfollare”. I mariti restavano in città a lavorare, le
famiglie, donne e bambini, si rifugiavano in zone meno esposte, in
genere le Prealpi. Chi poteva, cioè i meglio ammanicati e i ricchi, due
categorie che in genere si sovrappongono, si rifugiava in Svizzera.
C’erano poi delle circostanze inaspettatamente favorevoli. Una sera
di molti anni fa portavo Guglielmo Zucconi, mio direttore al Giorno, a
Modena, sua città natale dove doveva ricevere un Premio. Sull’autostrada
c’era una nebbia fittissima e io sacramentavo. “Vedi – mi disse il
vecchio Zuc – quando noi eravamo ragazzini la nebbia era la felicità”.
“Perché?” chiesi. “Perché con la nebbia non bombardavano e noi potevamo
uscire a giocare sicuri di non beccarci una bomba”. Insomma si sapeva da
dove veniva il pericolo e come cercare di schivarlo.
Il Coronavirus è un nemico invisibile. È ovunque. Può stare nell’aria
o nel fiato del vicino o su una banana che compri al supermercato. Non
conosce confini e frontiere ed è inutile rifugiarsi in Svizzera o a
Montecarlo (e per una volta, come in ’A livella di Totò, ricchi e poveri
sono sullo stesso piano).
Le Autorità prendono di continuo nuove misure, probabilmente giuste.
Ma per il cittadino è come avere una corda al collo che si stringe
progressivamente. L’acquisto e il consumo di ansiolitici è verticale.
Qui va a finire che moriremo più per lo stress che per il Coronavirus.
Rete per l'Autorganizzazione Popolare - http://campagnano-rap.blogspot.it
Pagine
- Home
- L'associazione - lo Statuto
- Chicche di R@P
- Campagnano info, news e proposte
- Video Consigliati
- Autoproduzione
- TRASHWARE
- Discariche & Rifiuti
- Acqua & Arsenico
- Canapa Sativa
- Raspberry pi
- Beni comuni
- post originali
- @lternative
- e-book streaming
- Economia-Finanza
- R@P-SCEC
- il 68 e il 77
- Acqua
- Decrescita Felice
- ICT
- ECDL
- Download
- हृदय योग सारस
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento