mercoledì 25 marzo 2020

Coronavirus Lazio, altri due morti nelle case di riposo a Roma e Nerola. "In tre strutture 87 positivi". I sindacati: "Sono tutte lazzaretti".

Un decesso nella Giovanni XXIII di Mostacciano e un altro nella "Maria Immacolata" di Nerola, quest'ultima fatta sgomberare perchè fuori norma e con 56 anziani e 16 operatori risultati infetti.




Coronavirus Lazio, altri due morti nelle case di riposo a Roma e Nerola. "In tre strutture 87 positivi". I sindacati: "Sono tutte lazzaretti"Stanotte il coronavirus si è portato via una seconda vittima alla casa di riposo per anziani Giovanni XXIII, in via Carlo Galeffi, a Mostacciano. Dopo una donna di 90 anni, è toccato ad un signore di 82, affetto da patologie pregresse. Nella struttura sono risultati positivi 13 anziani e 5 operatori. In queste ore, si sta predisponendo il trasferimento in ospedale di 3 ospiti in condizioni particolarmente critiche. Per inosservanza delle norme di sicurezza la casa di riposo è stata commissariata. Nella gestione sanitaria della struttura è subentrata la Asl Roma 2, mentre della somministrazione del vitto adesso si occupa il Comune di Roma.

Quella delle case di riposo è un vero buco nero nella lotta al contenimento al Covid-19. Contagiati dai parenti che vanno in visita e dal personale sanitario suo malgrado, gli anziani sono facile preda dell'infezione. L'assessore regionale alla Salute Alessio D'Amato ieri ha parlato di tre cluster: "La casa di riposo Giovanni XXIII di Roma, il secondo la Rsa di Nerola in provincia di Roma e il terzo l'Ini Citta' Bianca di Veroli in provincia di Frosinone che insieme rappresentano 87 casi di positivita'". Isolata anche la Rsa Madonna del Rosario a Civitavecchia. Quattro casi positivi alla Rsa di Cassino.

Sgomberata la casa di riposo di Nerola

Anche nella casa di riposo di Nerola "Maria Immacolata" c'è stato un secondo decesso e la struttura è stata fatta evacuare. La decisione dopo il sopralluogo della direzione generale della Asl Roma 5 assieme all'infettivologia del Ao Sant'Andrea e all'Ares 118 presso la casa di riposo di Nerola. Si è deciso di trasferire tutti i pazienti, quelli che necessitano di assistenza sanitaria andranno in strutture ospedaliere, gli altri in strutture in grado di gestire pazienti Covid-19 e sarà compito della Asl assieme al sindaco avvisare tutti i famigliari". Così l'assessore alla Sanità e l'Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D'Amato, in una nota.

"E' stata inoltre montata dalla protezione civile una tenso-struttura per le procedure necessarie per effettuare i tamponi ai contatti stretti. Nella struttura sono risultati positivi 56 anziani e 16 operatori.
Dalle prime verifiche svolte dalla Regione Lazio, la casa di cura risulterebbe non a norma: avrebbe infatti preso in carico pazienti non autosufficienti che non possono stare per legge all’interno di case di riposo. Secondo quanto emergerà dall'indagine epidemiologica, verranno adottate le opportune misure. Del caso sono costantemente aggiornati il prefetto di Roma e il sindaco di Nerola. 

Sindacati: strutture che stanno diventando lazzaretti

"Le residenze per anziani e case di riposo stanno diventando dei veri e propri lazzaretti", lanciano l'allarme Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil del Lazio, che individuano le situazioni più a rischio nella casa di riposo Giovanni XXIII, la Rsa di Nerola in provincia di Roma, l'Ini Citta' Bianca di Veroli in provincia di Frosinone, la Rsa di Guidonia. "Ospiti, lavoratori e responsabili delle Rsa stanno affrontando all'interno di queste strutture gli effetti devastanti del coronavirus. Responsabili sanitari e organizzativi, operatori sanitari, socio sanitari e assistenziali devono poter operare in totale sicurezza a tutela della salute propria e degli ospiti anziani", spiegano. E chiedono di individuare i contagiati, gli asintomatici e i negativi, garantendo la possibilità di effettuare tamponi per tutti, di isolare e distanziare il piu' possibile le persone anche all'interno delle strutture, di assicurare alle persone con disabilità i cui genitori siano ricoverati o siano venuti meno a causa del coronavirus una immediata presa in carico.

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